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La missione normale di padre Daniele Badiali, martire in Perù

Vescovo Toso e Papa Francesco | Il vescovo Mario Toso saluta Papa Francesco al termine dell'udienza generale del 18 ottobre 2017, e gli consegna il libro con la storia di Padre Badiali | Vatican Media / Diocesi Faenza - Modigliana Vescovo Toso e Papa Francesco | Il vescovo Mario Toso saluta Papa Francesco al termine dell'udienza generale del 18 ottobre 2017, e gli consegna il libro con la storia di Padre Badiali | Vatican Media / Diocesi Faenza - Modigliana

Era una “missione normale”, quella di padre Daniele Badiali, un sacerdote della diocesi di Faenza missionario fidei donum in Perù, ucciso nel 1997 a soli 37 anni, probabilmente solo perché aveva riconosciuto uno dei suoi rapitori. Ma la Chiesa di Perù è anche fatta di “missioni normali” come quella di padre Daniele.

Papa Francesco conosce la sua storia perché il vescovo Mario Toso di Faenza gliela ha presentata al termine di una udienza generale, insieme ad un libricino edito dalla diocesi e dall’Operazione Mato Grosso, intitolato “La tua mano mi darai”, e al libro "Vado Io" di Girolamo Fazzini, edito dall'Editrice Missionaria Italiana. 

La causa di beatificazione è stata avviata nel 2010, dalla diocesi di Faenza-Modigliana. Quella che si racconta è la storia di una vocazione attuale, di un giovane che vive anche l’esperienza del silenzio di Dio, ma che non si fa mai lo scrupolo di non essere di aiuto.

 “Vado io”: sono queste le due parole che raccontano la storia di padre Daniele. È tra il libro di Fazzini e quello della diocesi che ricostruiamo la storia di questo missionario normale. 

A quindici anni, padre Daniele conosce l’Operazione Mato Grosso, un movimento educativo missionario, formalmente aconfessionale, ma in realtà molto caratterizzato da missionari. E decide di partire, seguendo Giorgio Nonni, faentino come lui, che diventerà poi sacerdote, e conoscendo lì il fondatore dell’Operazione, il salesiano Ugo De Censi.

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Dopo una prima esperienza missionaria, torna in Italia, per studiare al seminario di Bologna, e, nel 1991, viene inviato sulle Ande peruviane, come missionario fidei donum. È instancabile nel suo ministero, sempre vicino ai poveri, con la sua chitarra con cui compone anche diverse canzoni. Sente il desiderio di trovare un nuovo modo di evangelizzare, e la necessità di essere di esempio.

Eppure, la missione di padre Daniele è una missione di un giovane normale, con la barba incolta, in mezzo ai poveri che lo sconvolgono. “La gente – si legge nei suoi diari – bussa continuamente alla porta per chiedere viveri e medicine, per chiedere, per chiedere, per chiedere… non so cosa fare… scapperei di fronte a tutto questo”.

Ed è anche in questa confessione, nella crisi di fede che lo tocca quando vede i poveri e che gli strappano “quel Dio che mi ero costruito studiando teologia”, che padre Daniele si mostra un missionario normale, con i suoi dubbi, ma anche con una fede che resta sullo sfondo, e che lo fa resistere.

Era partito per la prima volta per il Perù nel 1984, a 22 anni, ed era vissuto  a Chacas dove era parroco padre De Censi. Quando nel 1991 verrà ordinato sacerdote, viene inviato come sacerdote fidei donum nella vastissima parrocchia di San Luis, a 3500 metri di altezza, sulle Ande. Sei anni da parroco, durante i quali cammina tantissimo, raggiunge i suoi 60 villaggi, celebra Messa, amministra battesimi.

Succede che il 16 marzo 1997, dopo aver celebrato le Messe a San Luis, va verso Yauya, per la Messa della sera. Sulla via del ritorno, la jeep su cui viaggiava viene bloccata da grosse pietre sul cammino, e un uomo mascherato ed armato e chiede un ostaggio, da scambiare poi con denaro.

Una ragazza scende, ma padre Daniele la ferma e dice: “Tu rimani. Vado io”.

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Doveva essere un rapimento a scopo di riscatto, ma riconosce uno dei rapitori. Decidono di ucciderlo, gli sparano un colpo di pistola alla testa. L’assassino ha riferito che le ultime parole di padre Daniele furono: “Gesù, Gesù, Mamma, Maria, Maria, Gesù”.

Il suo corpo viene ritrovato da una pastorella la mattina del 18 marzo. Due funerali: uno sulle sue amate Ande, e il 24 marzo nella cattedrale di Faenza, piena di persone per dargli l’ultimo saluto.

Il 18 ottobre 2014 si è conclusa la fase diocesana della causa di beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio Padre Daniele Badiali. Potrebbe essere il beato del Sinodo dei Giovani. Di certo, la sua storia è una delle tante, luminose storie di testimonianza e martirio.