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La pace di Gesù riporta l'uomo verso casa. II Domenica di Pasqua

Cristo risorto e san Tommaso.  Cappella della Domus Laetitiae  Assisi (PG) - Italia |  | Centro Aletti Cristo risorto e san Tommaso. Cappella della Domus Laetitiae Assisi (PG) - Italia | | Centro Aletti

Il racconto evangelico di questa domenica riporta due apparizioni di Cristo risorto avvenute a distanza di otto giorni l’una dall’altra.  Naturalmente noi siamo portati a concentrare la nostra attenzione sulla seconda, quella fatta a Tommaso, perché ci identifichiamo spesso con i suoi dubbi, le sue perplessità e soprattutto con la sua fatica a credere. Tuttavia, la nostra vicinanza a San Tommaso non deve impedirci di meditare il testo in tutta la sua interezza.

Gesù risorto, quindi vivo, si rende presente il “primo giorno della settimana”, che corrisponde alla nostra domenica, giorno nel quale i primi cristiani, come facciamo noi ancora oggi, si riunivano per celebrare l’Eucarestia. Si tratta di un dato importante perché ci ricorda che il Signore risorto si rivela non solo alle singole persone, ma anche ai fratelli quando sono riuniti insieme per celebrare il giorno del Signore, la domenica appunto. Ogni domenica è Pasqua! E il Signore viene per liberarci dalle paure che tengono chiuse le porte del nostro cuore alla novità dell’amore, della pace e della speranza.

Durante ogni celebrazione eucaristica il sacerdote si rivolge ai cristiani con il medesimo saluto di Cristo risorto ai suoi discepoli riuniti nel Cenacolo: “La pace sia con voi”. La pace che Gesù risorto offre è il frutto della redenzione da Lui operata con la sua vittoria sul peccato e sulla morte – un evento unico nella storia dell’umanità -, di cui siamo resi partecipi attraverso i sacramenti del Battesimo e dell’Eucarestia.

E’ la pace di chi si sente profondamente amato dal Signore e sa che la sua vita è ormai nelle Sue buone mani. Si tratta di un dono da condividere per questo i presenti alla celebrazione eucaristica sono invitati a donarsi la pace l’un l’altro nel Nome di Cristo. Non si tratta di un gesto banale, formale perché quando io mi rivolgo al fratello e gli dico La pace sia con te io divengo per lui Gesù e gli ricordo l’amore del Padre e quanto Lui ha fatto per riportare l’uomo alla sua vera casa.

Dopo il dono della pace, Gesù risorto affida ai suoi discepoli una missione che consiste nel continuare nel mondo la sua opera di salvezza. Si tratta di una responsabilità enorme che viene affidata a uomini privi di qualsiasi influenza sociale, impauriti, peccatori…ma sostenuti da una certezza: non saranno soli, abbandonati a se stessi. Gesù fa loro il regalo dello Spirito Santo: “Ricevete lo Spirito Santo”. Con il dono dello Spirito essi ricevono il soffio vitale di Cristo, la sua stessa vita.  Nel Credo della Santa messa noi proclamiamo che lo Spirito è “il Signore” che “dona la vita” immortale di Cristo, che ci rende partecipi della Sua missione.

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Donando lo Spirito, Gesù offre ai suoi discepoli anche il potere di liberare l’uomo dal peccato. Essi divengono qui in terra i portatori della misericordia divina…come Gesù stesso. Vogliamo chiederci: “Io sono il portatore dello Spirito che dona la vita, che ama e perdona in nome di Cristo?”.

A questa festa dell’incontro di Cristo risorto con i suoi manca Tommaso, che in qualche modo è figura di tanti discepoli di Cristo che anche oggi faticano a credere e che si fidano solo del suo buon senso: “Come può un morto ritornare in vita?”. Il Signore rispetta l’obiezione di Tommaso e rispetta pure i tempi della sua fede. Otto giorni dopo il risorto torna a manifestarsi nel cenacolo dove, questa volta, è presente pure Tommaso. Nelle parole che rivolge all’apostolo incredulo è possibile riscontrare un fine senso dell’umorismo. E’ come se gli dicesse: “Caro amico, tu mi credevi morto e assente quando parlavi con i tuoi amici ed esprimevi la tua incredulità, ma io ero lì ad assistere, invisibile, alla vostra conversazione, anche se non mi sono rivelato”. Dio è presente sempre, anche nel momento del dubbio e della incredulità.

San Tommaso risponde con il grido della fede: “Signore mio e Dio mio!”. San Tommaso avrà toccato le piaghe del Signore? L’evangelista non lo dice, ma è certo che l’apostolo ha visto e riconosciuto in Gesù il suo Signore e il suo Dio e questa sua fede lo ha portato ad annunciare il Vangelo fino alle lontane terre dell’India. Anche noi sostenuti e confortati dalla testimonianza di questi nostri fratelli, possiamo allungare le nostre mani per accogliere il dono di grazia che ci viene offerto nell’Eucarestia, presenza di Cristo morto e risorto per noi e per l’umanità.