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La Shoa dei Medici. “Il Viaggio della Memoria” per dottori e ricercatori

Auschwitz I, settembre 1944: festeggiamenti per il nuovo ospedale delle SS. Da sinistra: Richard Baer, Carl Clauberg (medico) e Karl Höcker |  | Bambin Gesù, ufficio stampa
Auschwitz I, settembre 1944: festeggiamenti per il nuovo ospedale delle SS. Da sinistra: Richard Baer, Carl Clauberg (medico) e Karl Höcker | | Bambin Gesù, ufficio stampa
o staff medico del prof. Clauberg (a sinistra) nella sala operatoria all’interno del blocco 10 di Auschwitz I |  | Bambin Gesù, ufficio stampa
o staff medico del prof. Clauberg (a sinistra) nella sala operatoria all’interno del blocco 10 di Auschwitz I | | Bambin Gesù, ufficio stampa
Conferenza stampa presentazione |  | Bambin Gesù, Ufficio stampa
Conferenza stampa presentazione | | Bambin Gesù, Ufficio stampa

E’ il “Viaggio della Memoria” differente, quello di dottori, ricercatori, medici nei campi di concentramento. Perché all'arrivo di ogni treno di deportati, era un medico a decidere chi fosse abile al lavoro e chi andava eliminato a Auschwitz-Birkenau. E per questo dall’8 al 10 di Novembre si terrà il primo Viaggio della Memoria di medici e ricercatori dell’Ospedale Israelitico e dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. Per riflettere su quale fu il ruolo dei medici nazisti nella Shoah.

La Fondazione Museo della Shoah e il sopravvissuto Sami Modiano guideranno la delegazione dei medici nei luoghi dell’orrore del campo di sterminio nazista Auschwitz-Birkenau.

Con uno sguardo e un gesto, come ricordano i pochi sopravvissuti, uomini, donne e bambini finivano nelle baracche o nelle camere a gas. Sulla rampa di Auschwitz-Birkenau, dove si svolgeva questa procedura, oltre l’80% degli esseri umani era indirizzato a morte certa. Erano sempre i camici bianchi a essere protagonisti della fase di eliminazione fisica dei deportati.

Loro davano il via all’immissione dell’agente tossico Ziklon B nelle camere a gas, che in una manciata di interminabili minuti spegneva le anime che erano all’interno della sala. I dottori accertavano, successivamente, la morte dei detenuti per effettuare la cremazione. All’interno di questo complesso, chiamato Crematorium, esisteva anche una sala delle autopsie dove avvenivano criminali ricerche scientifiche. Ad Auschwitz-Birkenau c’era, inoltre, un ospedale. Una struttura di ricovero che poco o nulla assomiglia a quelle che il mondo civile conosce. Era l’anticamera dei forni crematori, considerato il numero elevato di persone che erano selezionate ogni giorno per essere eliminate. Ma chi restava in vita, spesso, non poteva ritenersi fortunato: era scelto come cavia per esperimenti medici.

Tra i dottori nazisti il nome più noto è quello di Josef Mengele che dal 1943, per 21 mesi, utilizzò il suo camice bianco per effettuare esecuzioni, sperimentazioni e ogni tipo di barbarie, anche nella baracca dei bambini: il Kinderblock.

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Cinquanta tra medici, pediatri e ricercatori dei due ospedali, accompagnati dalla presidente della Comunità Ebraica di Roma, Ruth Dureghello, dalla direttrice sanitaria dell’Ospedale Israelitico, Amalia Allocca, dai direttori sanitario e scientifico del Bambino Gesù Massimiliano Raponi e Bruno Dallapiccola.

“E’ forse uno dei viaggi più duri che abbiamo organizzato – spiega Mario Venezia, Presidente della Fondazione – perché mira dritto al centro delle atrocità che si sono verificate in quel campo. Non è un viaggio per ragazzi, è un viaggio per adulti e per medici, non a caso i partecipanti saranno preparati con una lezione specifica che li aiuterà ad affrontare meglio l’esperienza quando saranno in Polonia”.

“Questo viaggio e questo progetto – dichiara la Presidente dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Mariella Enoc – rappresentano un impegno morale verso la nostra Storia e verso le future generazioni di medici e ricercatori. Nel bagaglio professionale e umano dei nostri futuri medici e scienziati deve esserci questa memoria storica, per quanto tragica e dolorosa; questo patrimonio di valori di pace, amicizia e stima reciproca, che intendiamo custodire e alimentare; questa continua tensione alla dimensione etica, che rappresenta la sfida quotidiana per ciascuno di noi che abbiamo come missione quella di accompagnare gli uomini, e i bambini in particolare, nei passaggi di confine tra la vita, la malattia, a volte la morte”.

“Sono felice di concretizzare la collaborazione – dichiara il Presidente della Comunità Ebraica di Roma, Ruth Dureghello - tra l’Ospedale Israelitico e il Bambino Gesù con una esperienza che sarà formativa per tutti. Il viaggio ha per noi diversi significati e ci tengo a dire che oltre l’esperienza culturale, è per me un momento fondamentale di dialogo dove due importanti enti religiosi del mondo della Sanità collaborano e studiano percorsi comuni. Sono sicura che sarà il primo di numerosi capitoli che ci vedranno uniti sulla stessa strada”, conclude Dureghello.