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La "statio" di San Nicola in carcere

L'esterno di San Nicola in carcere  |  | OB L'esterno di San Nicola in carcere | | OB

 

Dall’ Esquilino il pellegrinaggio stazionale  arriva di nuovo alle pendici del Campidoglio a San Nicola in Carcere. Questa zona in pianura tra il Tevere il Campidoglio e il Palatino e fino all’ Aventino è stata sempre molto importante per la città di Roma. Si trovano resti di antiche abitazioni come nella zona di sant’ Omobono, di fronte agli attuali uffici dell’Anagrafe centrale di Roma.

Gli scavi hanno riportato alla luce una densa zona di abitazioni e un’area di commercio verso il porto sul Tevere, un foro boario un foro olitorio e tutto verso l’originario ponte “Sublicio”.

Una zona così densamente vissuta vedeva anche la presenza di molti luoghi di culto tra cui il tempio etrusco della “Mater Matuta”, quello di “Portunus”, oggi chiamato della fortuna virile, e molti altri più recenti.

Quando fu costruito il Teatro di Marcello  molti furono distrutti e sui ruderi di alcuni di essi, forse quelli dedicati a Ianus, Spes, Iuno Sospita sorse la chiesa dedicata al Vescovo di Mira San Nicola. Tanto che parti di essi sono inglobati nelle pareti della chiesa.

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Negli ambienti sotterranei della chiesa, destinati in epoca medioevale a sepolcreto, sono visibili i podi dei tre templi e i due stretti vicoli che li separavano, nonché belle murature medioevali successive. Nel podio del tempio centrale sono presenti piccole celle a volta che hanno presumibilmente originato la leggenda del carcere di san Pietro e la confusione di questo sito con il Tullianum.

Da qui la dicitura “in carcere” legata all’idea che ai tempi di Servio Tullio sorgesse qui la pubblica prigione nelle latomie del Campidoglio.

La chiesa ha una forma tipicamente basilicale anche se molti sono stati nei secoli i restauri  fatti da Bonifacio IV, Felice I, Nicolò II e Alessandro VI. Il Cardinale Pietro Aldobrandini ne affidò poi il completo rifacimento a Giacomo Della Porta.

Sotto l'altare maggiore si venerano i corpi dei Martiri della via Portuense, Faustino e Beatrice.