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Le 10 frasi dell'anno 2016 di Papa Francesco

Papa Francesco durante un Venerdi della Misericordia |  | L'Osservatore Romano, ACI Group
Papa Francesco durante un Venerdi della Misericordia | | L'Osservatore Romano, ACI Group
Papa Francesco |  | L'Osservatore Romano, ACI Group
Papa Francesco | | L'Osservatore Romano, ACI Group

Sicuramente la parola più ricorrente nel Pontificato di Francesco in questo 2016 è senza dubbio una: misericordia. A questa possiamo poi agganciare moltissime frasi e riflessioni che hanno caratterizzato gli ultimi dodici mesi, più che mai intensamente dedicati al Giubileo voluto da Francesco, l’Anno Straordinario della Misericordia.

La misericordia però, per il Papa, non è solo una parola astratta, ma un gesto concreto. Questo si manifesta nella Bolla con la quale indice il Giubileo, “Misericordiae Vultu”: “Gesù di Nazareth con la sua parola, con i suoi gesti e con tutta la sua persona rivela la misericordia di Dio…Nulla in Lui è privo di compassione. La sua persona non è altro che amore, un amore che si dona gratuitamente. Le sue relazioni con le persone che lo accostano manifestano qualcosa di unico e di irripetibile. I segni che compie, soprattutto nei confronti dei peccatori, delle persone povere, escluse, malate e sofferenti, sono all’insegna della misericordia”.

E la parola misericordia si tramuta più che mai in gesto concreto grazie ai “Venerdì della Misericordia”. Qui non ci sono frasi particolari da riportare, ma solo le immagini, i volti, le esperienze vissute da chi ha avuto un incontro speciale con lui. Hanno incontrato il Pontefice le persone escluse, gli ammalati, gli emarginati, chi si è sentito rifiutato e messo da parte. Al Centro di accoglienza di Castelnuovo di Porto, il Papa spiega nell’omelia pronunciata in quel Giovedì Santo, Messa in Coena Domini: “I gesti parlano più delle immagini e delle parole”.

Bisogna a questo punto ricordare un particolare Venerdì della Misericordia, quello vissuto a Lesbo, l’isola greca che il Papa visita nell’aprile 2016 con il patriarca ecumenico Bartolomeo e l’arcivescovo ortodosso di Atene Ieronymos: “Siamo venuti -dice Francesco - semplicemente per stare con voi e per ascoltare le vostre storie. Siamo venuti per richiamare l’attenzione del mondo su questa grave crisi umanitaria e per implorarne la risoluzione. Come uomini di fede, desideriamo unire le nostre voci per parlare apertamente a nome vostro. Speriamo che il mondo si faccia attento a queste situazioni di bisogno tragico e veramente disperato, e risponda in modo degno della nostra comune umanità… sappiamo per esperienza quanto è facile per alcune persone ignorare le sofferenze degli altri e persino sfruttarne la vulnerabilità”.

Non solo misericordia. Ma anche speranza e consolazione. “Asciugare i volti rigati dalle lacrime di una sofferenza fisica o spirituale portando consolazione e speranza”: questo lo scopo della Veglia di preghiera per “asciugare le lacrime”, presieduta da Papa Francesco il 5 maggio nella Basilica di San Pietro. Sono dunque la consolazione, il conforto, le parole scelte dal Pontefice per l’inizio del mese di Maggio.

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Importante è anche il discorso che il Papa tiene all’Incontro a Villa Nazareth, il 18 giugno 2016. Il rischio e il cammino. Perché chi non rischia non cammina: “ La parola l’ho detta tante volte: rischia! Rischia. Chi non rischia non cammina. ‘Ma se sbaglio?’. Benedetto il Signore! Sbaglierai di più se tu rimani fermo, ferma: quello è lo sbaglio, lo sbaglio brutto, la chiusura. Rischia. Rischia su ideali nobili, rischia sporcandoti le mani, rischia come ha rischiato quel samaritano della parabola. Quando noi nella vita siamo più o meno tranquilli, c’è sempre la tentazione della paralisi. Non rischiare: stare tranquilli, quieti… Avvicinati ai problemi, esci da te stesso e rischia, rischia. Altrimenti la tua vita lentamente diventerà una vita paralitica; felice, contenta, con la famiglia, ma lì, parcheggiata. È molto triste vedere vite parcheggiate; è molto triste vedere persone che sembrano più mummie da museo che esseri viventi”.

Da ricordare anche il silenzio di Francesco durante il suo Viaggio in Polonia, nel mese di luglio. Un silenzio che per il Papa è valso più di mille discorsi. Quello nel campo di sterminio di Auschwitz. Poi, nel pomeriggio, durante la Via crucis con i ragazzi nel parco Blonia, il Papa ha dato voce a quell'interrogativo sul silenzio di Dio che aveva tenuto nel cuore durante la visita di questa mattina ad Auschwitz-Birkenau. "Dov'è Dio?Dov'è Dio se nel mondo c'è il male, se ci sono uomini affamati, assetati, senzatetto, profughi, rifugiati? Dov'è Dio, quando persone innocenti muoiono a causa della violenza, del terrorismo, delle guerre? Dov'è Dio, quando malattie spietate rompono legami di vita e di affetto? O quando i bambini vengono sfruttati, umiliati, e anch'essi soffrono a causa di gravi patologie? Dov'è Dio, di fronte all'inquietudine dei dubbiosi e degli afflitti dell'anima?”

Una frase importante viene dallo stesso viaggio. Quello a Cracovia, per la Giornata Mondiale della Gioventù. Così il Papa a braccio nel discorso per la cerimonia di accoglienza della Gmg, nel parco Blonia. “Ve lo voglio chiedere ancora una volta - ha insistito - i giovani vogliono cambiare? La Chiesa oggi vi guarda, il mondo oggi vi guarda e vuole imparare da voi e la misericordia ha un volto giovane”.

Degno di memoria è anche il discorso che Papa Francesco dedica alla Santa della Misericordia per eccellenza, Madre Teresa di Calcutta. Canonizzata dal Papa lo scorso 4 settembre, “si è impegnata in difesa della vita proclamando incessantemente che 'chi non è ancora nato è il più debole, il più piccolo, il più misero'. Si è chinata sulle persone sfinite, lasciate morire ai margini delle strade, riconoscendo la dignità che Dio aveva loro dato; ha fatto sentire la sua voce ai potenti della terra, perché riconoscessero le loro colpe dinanzi ai crimini - dinanzi ai crimini! - della povertà creata da loro stessi. La misericordia è stata per lei il 'sale' che dava sapore a ogni sua opera, e la “luce” che rischiarava le tenebre di quanti non avevano più neppure lacrime per piangere, per piangere la loro povertà e sofferenza”.

Forti anche i discorsi in questo 2016 nei suoi viaggi in Georgia e Arzebaijan. Soprattutto quello che il Papa tiene a braccio durante l’incontro con i sacerdoti e i religiosi a Tblisi. Dove il Papa affronta temi caldi come la teoria del gender, il matrimonio, l’ecumenismo. “Tu, Irina – dice il Papa ad una giovane donna -  hai menzionato un grande nemico del matrimonio, oggi: la teoria del gender. Oggi c’è una guerra mondiale per distruggere il matrimonio. Oggi ci sono colonizzazioni ideologiche che distruggono, ma non si distrugge con le armi, si distrugge con le idee. Pertanto, bisogna difendersi dalle colonizzazioni ideologiche. Se ci sono problemi, fare la pace al più presto possibile, prima che finisca la giornata, e non dimenticare le tre parole: “permesso”, “grazie”, “perdonami”.

Per ultimo, il discorso del Papa per la chiusura dell’Anno Straordinario della Misericordia. Un discorso che chiude il cerchio, e apre a tante nuove riflessioni verso il 2017. “Anche se si chiude la Porta Santa, rimane sempre spalancata per noi la vera porta della misericordia, che è il cuore di Cristo”.

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