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Le Stazioni quaresimali: San Nicola e il carcere Tulliano

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Nel medioevo si costruisce la chiesa di San Nicola in Carcere vicino al Teatro di Marcello riutilizzando due templi romani costruiti tra il III e il II secolo avanti Cristo. Non è quindi una chiesa paleocristiana, ma da molti secoli è un titolo cardinalizio dove si celebra la stazione quaresimale il sabato prima della quinta domenica di Quaresima.

La chiesa è dedicata a San Nicola, vescovo di Mira, più noto come San Nicola di Bari, perché nel quartiere c’era una importante comunità greca. Nella sua guida alle stazioni quaresimali del 1588, Pompeo Ugonio racconta la leggenda di questo santo, che ha dato origine alla tradizione di Babbo Natale.

“Essendo giovanetto restato senza il padre & la madre,” racconta Ugonio, “distribuì tutte le sue facultà a i poveri. Della qual benignità ne habbiamo quello illustre esempi, che trovandosi uno de suoi cittadini in gran bisogno, con tre figliuole da marito senza haver modo di allocarle, & essendo già in pensiero di vendere la loro virginità, presentito il caso S. Nicola, di notte per una fenestra gettò tanti denari in casa di quel pover’huomo, quanti li parvero che fussero bastanti a far la dote ad una delle sue zitelle, il che havendo di nuovo, & la terza volta fatto, tutte tre ad honorate persone furono maritate.”

Ugonio riferisce che alcuni pensano che “dove è questa chiesa di S. Nicola, fu già il Carcere Tulliano”, e lo dimostrerebbe “la nominatione usata di questo titolo da molto tempo in qua”.

Ma c’è anche chi pensa che “il carcere Tulliano non fu qui dove è il titolo di S. Nicola, ma dove ‘ la piccola chiesiola di S. Pietro in carcere, alle radici del Campidoglio”. E’ questa è l’opinione di “tutti i principali scrittori delle antichità di Roma.”

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Passando alla chiesa, Ugonio confessa che “della prima origine, & del fondatore di questa chiesa non ne ho notitia.”

“Ha una mediocre facciata nella quale si vedono fin hoggi tre colonne grandi di pepirino negro scannellate, che mostrano inditio di antica fabrica”.

Ugonio aggiunge che “essa chiesa dentro è giustamente grande. Due ordini di colonne antiche la scompartono nelle tre navi, a sette per banda.”

Conclude notando “la conformità che ha la Statione di questa chiesa con l’offitio del giorno quanto alla lettione d’Isaia, dove si legge: Ut diceres bis qui vincti sunt exite, & his qui in tenebris sunt revelamini. Le quali parole alludono al sopranome della chiesa Stationaria detta in Carcere, & si dicono a proposito di quelli ch’erano ligati nell’errore dell’infedeltà & nelle tenebre dell’ignoranza, & in particolare hanno riguardo a i Catechumeni, che indi a quindeci giorni nel Sabbato santo, dovevano esser liberati dall’oscura prigionia del peccato, & illuminati col santo battesimo.”