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Lefevbriani: i documenti del Concilio non sono indispensabili, dice l'arcivescovo Pozzo

L'arcivescovo Guido Pozzo  |  | Diocesi di Trieste L'arcivescovo Guido Pozzo | | Diocesi di Trieste

Dal 2009 ad oggi si alternano notizie sulla Fraternità sacerdotale di San Pio X, i cosi detti “lefevriani”. Entreranno in piena comunione con Roma o no? Lo faranno presto o no? Ci sarà  una Prelatura personale per loro o no?

Domande che si ricorrono tra interviste e dichiarazioni pubbliche ufficiali e ufficiose.

Per ora la situazione ufficialmente è ad un punto morto. La santa Sede ha preparato una dichiarazione, un “preambolo dottrinale” con i contenuti essenziali per dirsi cattolici e si spera che la Fraternità lo sottoscriva.

Papa  Francesco ha concesso per il Giubileo della Misericordia la validità della  assoluzione nel sacramento della confessione amministrata dai sacerdoti della Fraternità, ma che succederà dopo il 20 novembre?

Uno dei più discussi è quello della accettazione di alcuni documenti conciliari. Su questo Benedetto XVI è stato chiaro: il Concilio si deve accettare in toto.

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Ma è pur vero che su alcuni temi c’è un dibattito ancora in corso in seno alla Chiesa cattolica. Ecco allora che una intervista dell’ arcivescovo Guido Pozzo segretario della Commissione Ecclesia Dei, in cui si chiarisce proprio la quesitone di alcuni documenti del Concilio, da nuovo slancio al dibattito.

La intervista è stata pubblicata nell’ ultimo numero Christ und Welt.

Pozzo affema che “la fraternità professa gli insegnamenti di fede definiti e le verità cattoliche, che sono stati  confermati nei documenti conciliari. Questi, però, devono essere accolti secondo il grado del consenso richiesto. Insegnamenti della Chiesa cattolica, che sono stati proposti dal Concilio Vaticano II e che devono essere accolti interiormente con decisione, sono - per esempio - la dottrina sulla sacramentalità del ministero episcopale come pienezza del sacramento dell´ordine o la dottrina sul primato del Papa e del collegio episcopale, unito con il capo della Chiesa, così come viene esposta dalla Costituzione dogmatica Lumen gentium e interpretata dalla Nota explicativa praevia, voluta dall´autorità più alta. 

La fraternità ha difficoltà con alcuni aspetti della dichiarazione Nostra aetate sul dialogo interreligioso, del decreto Unitatis redintegratio sull´ecumenismo e della dichiarazione Dignitatis humanae sulla libertà religiosa, o anche con questioni che riguardano il rapporto tra cristianesimo e modernità. Qui non si tratta, però, di insegnamenti di fede o di dichiarazioni definitive, ma di istruzioni o indicazioni per la prassi pastorale. Su questi aspetti pastorali è possibile discutere ulteriormente, anche dopo l´approvazione canonica, ai fini di un chiarimento”.

Spiega Pozzo che si è arrivati al punto di chiedere: “Quali sono i presupposti veramente essenziali per essere cattolico? In accordo con il Papa rimangono stabiliti in un preambolo dottrinale, consegnato alla fraternità, i requisiti già menzionati”.

Ma allora che valore hanno i documenti del Concilio Vaticano II? “Il Cardinale Pericle Felici, - dice l’arcivescovo- segretario generale del Concilio, aveva dichiarato il 16 novembre 1964: "Questo Santo sinodo definisce vincolante per la Chiesa solo quel che è specificatamente dichiarato tale in termini di fede e di morale". Solo testi classificati esplicitamente come vincolanti dai padri conciliari sono anche da accogliere come tali”.

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E per quello che riguarda nello specifico il documento Nostra aetate, dice Pozzo: “Il 18 novembre 1964, nell´aula conciliare, il segretario per l´unità dei cristiani aveva detto riguardo a Nostra aetate: "Per quanto concerne il carattere della dichiarazione la segreteria non vuole redigere nessun tipo di dichiarazione su religioni non-cristiane, bensì delle norme pratiche e pastorali." Nostra aetate non possiede carattere vincolante dogmatico e allora non si può chiedere neanche a nessuno di riconoscerla come dogmaticamente vincolante. La dichiarazione può essere compresa pienamente solo alla luce della tradizione e del magistero perenne. L´opinione ampiamente diffusa, per esempio, che esista una via di salvezza indipendente da Cristo e dalla sua Chiesa, contraddice la fede cattolica.  Questo è stato fissato ultimamente dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nella dichiarazione Dominus Iesus. Ogni interpretazione di Nostra aetate in questa direzione è completamente ingiustificata e necessita essere respinta”.

Nessuna “capitolazione” quindi, spiega il segretario di Ecclesia Dei: “Discutere su ecumenismo, dialogo interreligioso, rapporto tra stato e Chiesa e libertà religiosa non significa negare il valore dei rispettivi documenti. È molto interessante quel che diceva Monsignore Felly in un discorso: "In questo Concilio ci sono punti ambigui e non siamo noi a doverli chiarire. Noi possiamo esporre il problema, ma l´autorità di chiarirli  -  quest´autorità di fatto sta a Roma." Si tratta di discutere l´ermeneutica dei documenti alla luce della tradizione continua. La tradizione sicuramente non è un fossile privo di vita, ma di certo non significa neanche l´adeguarsi ad una qualsiasi cultura presente”.

Traduzione dal tedesco: CNA deutsche ausgabe