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Mattarella agli studenti di Villa Nazareth: le vostre sfide in un mondo interessante

Il Presidente Mattarella e l' Arcivescovo Celli  |  | Villa Nazareth
Il Presidente Mattarella e l' Arcivescovo Celli | | Villa Nazareth
Un momento dell'incontro  |  | Villa Nazareth
Un momento dell'incontro | | Villa Nazareth

I problemi che i giovani devono affrontare in una realtà globalizzata, il futuro dell’Unione europea nel dopo Brexit, la lotta alle mafie. E ancora, le minacce poste dal terrorismo internazionale, le questioni dell’ambiente e dell’invecchiamento demografico, l’indebitamento dei paesi in via di sviluppo.

Infine, alcune considerazioni sulla politica, anche in vista della prossima tornata elettorale del 4 marzo:  un modo in cui assicurare la partecipazione dei cittadini, che tuttavia oggi può essere assunta anche in altri campi. Sono stati questi i principali temi affrontati dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un colloquio con gli universitari di Villa Nazareth, di cui dà notizia l’ultimo numero del magazine della Comunità uscito alla fine di dicembre riproponendone ampi stralci.

Il Capo dello Stato è stato accolto lo scorso 27 novembre, nell’istituzione fondata dal 1946 da monsignor Domenico Tardini, dal cardinale Achille Silvestrini e dall’arcivescovo Claudio Maria Celli, rispettivamente presidente e vicepresidente della Fondazione. Ha visitato la residenza degli universitari e ha cenato con gli studenti e le studentesse, rispondendo alle loro domande.

In risposta alla prima questione, che verteva sul futuro dei giovani, sulle loro ansie e aspettative, e su quale Paese consegna una generazione all’altra, Mattarella ha così risposto: “Consegniamo certamente diversi errori, occasioni mancate ma anche settanta anni di pace, di democrazia, di libertà, di cultura diffusa che non c’era mai stata nel nostro Paese come in tutta Europa. Oggi si è più liberi e consapevoli, ma anche più esposti al mare aperto. In passato c’erano schemi di vita sociale abituali, ripetitivi, forse anche protettivi: per fortuna sono saltati perché limitavano la mobilità sociale. Questo permette una navigazione più aperta dei giovani e la maggiore cultura, provvidenziale, conferisce maggiore consapevolezza anche delle difficoltà che prima non venivano del tutto percepite. Vi consegniamo, quindi, un paese con tanti errori ma anche tanti risultati, che, pur nelle difficoltà, vi presenta delle opportunità e delle sfide”.

Analizzando la situazione internazionale, il Presidente si è soffermato su alcuni problemi: il terrorismo fondamentalista, le sfide dell’ambiente, il fenomeno migratorio. “Tra poco meno di trent’anni, secondo i demografi, l’Europa avrà settecento milioni di abitanti e l’Africa due miliardi e mezzo, raddoppiando i suoi attuali abitanti. Con queste condizioni in due continenti vicini dovremo avere una visione politica che consenta all’Unione Europea di governare questo fenomeno epocale aiutando a sviluppare il benessere nei Paesi da cui partono i flussi migratori e, insieme, predisponendo procedure legali, ordinate e sostenibili per l’accoglienza di migranti non più in grado di sopravvivere se non spostandosi. Questo fenomeno deve essere governato e non lo si può ignorare”.

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Altro tema sollevato è stato quello relativo al debito dei Paesi in via di sviluppo. “Questo è uno dei problemi più dibattuti in politica internazionale - ha specificato il Capo dello Stato -. “L’Italia ha una politica molto aperta su questo tema. Di solito il debito viene riformato cancellandolo o convertendolo in programmi di sviluppo per lo stesso paese. Nel 2016 l’Italia ha cancellato debiti a tre paesi: interamente alla Guinea Bissau e alla Guinea Conakry e parzialmente a Cuba. In parte li ha convertiti in progetti di sviluppo. Questa è la prassi che si segue e questo è quello che si può fare”.

Su Brexit e in generale sul futuro dell’Unione Europea, il Presidente è stato molto esplicito, indicando i giovani come una risorsa preziosa per il futuro dell’Europa.  “I giovani sono molto più favorevoli all’Unione europea di quanto lo siano le persone più avanti negli anni - ha affermato. “Sono anche più proiettati nel futuro anche perché forse avvertono di più il senso della storia e la forza dei movimenti storici, quella di un orizzonte storicamente rilevante, come quello dell’integrazione europea.

L’Europa ha sofferto violenze e guerre sanguinose per secoli, drammaticamente esplose nella prima metà del Novecento. Finché un ampio movimento, guidato da alcune persone con una visione politica lungimirante, ha deciso che per l’Europa l’unico modo per uscire da questa storia continua di violenze e devastazioni vicendevoli, fosse mettere in comune il futuro: questa è la ragione dell’Unione Europea. Se si dimentica questo, si corre il rischio di ritornare a quel tragico passato”.

Volgendo lo sguardo sulle vicende interne del nostro Paese, a Mattarella è stato chiesto quale possa essere il ruolo dei giovani nella lotta alla criminalità organizzata. “Di fronte alla gravità delle conseguenze della presenza mafiosa, espansa in altre regioni diverse da quelle in cui si è tradizionalmente formata – ha risposto - vi sono state delle conseguenze che non soltanto limitano la libertà personale effettiva, ma provocano gravi conseguenze anche sul piano dello sviluppo, dell’economia, degli investimenti. Affrontare l’influenza mafiosa è costato la vita a molte persone, che con forza, coraggio e consapevolezza hanno lottato. Cosa si può fare? Si deve distinguere tra i grandi fronti e i fronti minori, che non sono meno importanti. I grandi fronti sono le attività di prevenzione e repressione, affidate a magistratura e forze dell’ordine; pubbliche amministrazioni efficienti e trasparenti; una condizione occupazionale adeguata per avere un tessuto sociale più solido.

Un quarto fronte è quello della formazione delle coscienze, elemento che sta crescendo. Accanto a questi grandi fronti, ve ne sono altri piccoli e quotidiani, quelli del rispetto delle regole e del rifiuto della sopraffazione e della prepotenza”. Infine, con un pensiero rivolto anche alle prossime elezioni e in risposta allo spazio che i giovani potrebbero avere all’interno delle istituzioni, Mattarella ha detto: “Penso che la presenza dei giovani in Parlamento sia preziosa, ma non dobbiamo farne un feticcio, e non bisogna pensare che sia la soluzione ad ogni problema. In realtà deve esserci un concorso delle varie componenti, sociali, culturali, ideologiche; e anche anagrafiche. Questa legislatura ha il numero più alto di parlamentari donne e parlamentari giovani, ma non si deve pensare che solo in Parlamento si svolge un ruolo politico: guai se pensassimo questo.

La nostra Costituzione ci consegna un modello che vede, accanto alle strutture politiche fondamentali, una quantità di presenze protagoniste del paese come gli enti di rappresentanza sociale e le realtà intermedie promosse dai cittadini. C’è una quantità di forme entro la quali si contribuisce alla vita comune e alle decisioni comuni nella nostra società. Certo, in questo periodo la partecipazione è piuttosto bassa e si riflette su un astensionismo elettorale allarmante: va rivitalizzato appieno il modello coinvolgente della nostra Costituzione”.

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“Si tratta di sfide importanti che avrete di fronte a voi” - ha concluso il Presidente Mattarella congedandosi dagli studenti. “Ma quella principale che avete penso sia costituita dalla maggiore consapevolezza dei problemi rispetto alla mia generazione: questa è una sfida che vi pone in ogni momento di fronte a cambiamenti da affrontare. In Italia, dalla Seconda Guerra Mondiale sino all’inizio di questa crisi finanziaria, la mobilità sociale ha fatto crescere molto la nostra società, diffondendo benessere e mescolando le comunità sociali ma questo fenomeno si è fortemente rallentato da qualche tempo, anche perché siamo usciti dalla dimensione nazionale e in parte europea e siamo entrati in una dimensione globale.

Noi vi consegniamo un mondo con sfide nuove e diverse da affrontare e avete il vantaggio – ma anche il rischio – di una maggiore consapevolezza di questi problemi, condizione che può provocare insicurezza. Noi eravamo più difesi da abitudini consolidate. Voi siete meno difesi, perché non avete quegli schemi abituali. Vi consegniamo, insomma, un mondo interessante da affrontare”.