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Muore Boutros-Ghali. Il cordoglio della Santa Sede

Boutros Boutros-Ghali | Boutros Boutros-Ghali, ex segretario generale delle Nazioni Unite | UNON Boutros Boutros-Ghali | Boutros Boutros-Ghali, ex segretario generale delle Nazioni Unite | UNON

È con un telegramma firmato dal Cardinal Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, che la Santa Sede esprime il suo cordoglio per la morte (avvenuta il 16 febbraio) di Boutros Boutros-Ghali, copto, dal 1992 al 1996 Segretario generale delle Nazioni Unite. 

Scrive il Segretario di Stato che “Papa Francesco si è rattristato nell’appredere della morte” di Boutros-Ghali, del quale ricorda “il genoroso servizio” a servizio “della sua nazione e della comunità internazionale”.

Classe 1922, Cristiano-copto, la sua famiglia aveva una certa importanza: uno dei suoi nonni fu Primo Ministro in Egitto, e fu assassinato nel 1910. Primo africano e primo arabo al vertice delle Nazioni Unite, dovette affrontare alcune delle più profonde crisi internazionali degli ultimi anni: il dissolvimento e la Guerra civile nella ex Jugoslavia, il c onflitto in Somalia, il genocidio in Rwanda. E al suo attivo aveva anche quaclhe successo, come le operazioni di pace in Cambogia, Mozambico, El Salvador. E poi, il dossier “Agenda per la Pace”, che si proponeva di rispondere alla nuova era nata con la rottura dei blicchi contrapposti dopo la caduta del Muro di Berlino.

Le difficoltà della situazione, le continue frizioni con gli Stati Uniti, non valsero a Boutros-Ghali la riconferma. Ma anche con la Chiesa cattolica i rapport non furono sempre facilissimi. Anche perché si inaugurò sotto la gestione di Boutros Ghali quella nuova agenda dei diritti sessuali e riproduttivi, nella Conferenza del Cairo sulla Popolazione e lo Sviluppo nel 1994.

Tensioni che lo stesso Boutros-Ghali stemperò in una visita cortesia a Giovanni Paolo II a novembre del 1994. In ballo non c’era solo la questione dell’aborto, ma anche il progettato viaggio del Papa a Sarajevo, per il quale i Caschi Blu non avrebbero garantito protezione.

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Dopo l’incontro, Boutros-Ghali diede una intervista a Radio Vaticana, sottolineando che "la Santa Sede e le Nazioni Unite condividono gli stessi obiettivi: la promozione della pace, la soluzione pacifica delle controversie internazionali e la promozione dello sviluppo, inteso come sviluppo sostenibile".

Nel 1995, fu sempre Boutros Ghali ad accogliere Giovanni Paolo II per il suo secondo, grande discorso alle Nazioni Unite: il Papa polacco ci era già stato nel 1979, e ci ritornava nel 1995 per celebrarne i 50 anni.

Nel suo discorso, il Papa disse, sì, che La Santa Sede, in forza della missione specificamente spirituale che la rende sollecita del bene integrale di ogni essere umano, è stata sin dagli inizi una convinta sostenitrice degli ideali e degli scopi dell'Organizzazione delle Nazioni Unite. Ma sottolineò che “la finalità rispettiva e l'approccio operativo ovviamente sono diversi, ma la comune preoccupazione per l'umana famiglia apre costantemente davanti alla Chiesa ed all'ONU vaste aree di collaborazione. E' questa consapevolezza che orienta ed anima la mia odierna riflessione: essa non si soffermerà su specifiche questioni sociali, politiche od economiche, ma piuttosto sulle conseguenze che gli straordinari cambiamenti intervenuti negli anni recenti hanno per il presente ed il futuro dell'intera umanità”.

E poi sottolineò che era “motivo di seria preoccupazione il fatto che oggi alcuni neghino l'universalità dei diritti umani, così come negano che vi sia una natura umana condivisa da tutti. Certo, non vi è un unico modello di organizzazione politica ed economica della libertà umana, poiché culture differenti ed esperienze storiche diverse danno origine, in una società libera e responsabile, a differenti forme istituzionali. Ma una cosa è affermare un legittimo pluralismo di ‘forme di libertà’, ed altra cosa è negare qualsiasi universalità o intelligibilità alla natura dell'uomo o all'esperienza umana. Questa seconda prospettiva rende estremamente difficile, se non addirittura impossibile, una politica internazionale di persuasione.” Parole che in qualche modo preconizzavano quello che sarebbe successo con tutto il dibattito sui nuovi diritti che ancora oggi caratterizza le Nazioni Unite.