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P. Ronchi: “La ricchezza della Chiesa è da condividere”

Esercizi spirituali di Quaresima | Un momento degli esercizi spirituali di Quaresima ad Ariccia | © L'Osservatore Romano Photo Esercizi spirituali di Quaresima | Un momento degli esercizi spirituali di Quaresima ad Ariccia | © L'Osservatore Romano Photo

La donna e il rischio dello spreco. Padre Ermes Ronchi nella quinta e sesta meditazione per gli esercizi della Curia romana mette a fuoco due temi, come riporta la Radio Vaticana.

Nella giornata che il mondo dedica alla donna commenta il passo del Vangelo in cui la Maddalena lava i piedi di Gesù. Il servita ripete l’insegnamento della tradizione della Chiesa. I farisei che giudicano sono lontanissimi dalla misericordia di Gesù che comprende il vero pentimento. Perchè “Gesù non è moralista”:  “mette al centro la persona con lacrime e sorrisi, la sua carne dolente o esultante, e non la legge”. Padre Ronchi ha anche proposto una riflessione per le confessioni: “È

così facile per noi quando siamo confessori non vedere le persone, con i loro bisogni, e le loro lacrime ma vedere la norma applicata o infranta. Generalizzare, spingere le persone dentro una categoria, classificare. E così alimentiamo la durezza del cuore, la sclerocardia, la malattia che Gesù più temeva. Diventiamo burocrati delle regole e analfabeti del cuore; non incontriamo la vita, ma solo il nostro pregiudizio”.

Nella meditazione di questa mattina, la sesta, il padre Ronchi ha parlato dello spreco e dell’uso improprio del denaro.“Ciò che ferisce di più il popolo cristiano – ha osservato padre Ronchi – è l’attaccamento del clero al denaro”, mentre “ciò che lo fa felice è il pane condiviso. Ronchi usa il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. La logica di Gesù è quella del dono. “Amare” nel Vangelo si traduce in un verbo asciutto: “dare”. Il miracolo della moltiplicazione dice questo, che Gesù “non bada alla quantità” del pane, ciò che vuole è che quel pane sia condiviso: “Secondo una misteriosa regola divina: quando il mio pane diventa il nostro pane, allora anche il poco diventa sufficiente. E invece, la fame comincia quando io tengo stretto il mio pane per me, quando l’Occidente sazio tiene stretto il suo pane, i suoi pesci, i suoi beni per sé (…) Sfamare la terra, tutta la terra, è possibile, c’è pane in abbondanza. Non occorre moltiplicarlo, basta distribuirlo, a cominciare da noi. Non servono moltiplicazioni prodigiose, ma battere il Golia dell’egoismo, dello spreco del cibo e dell’accumulo di pochi”.

“Il miracolo sono i cinque pani e i due pesci che la Chiesa nascente mette nelle mani di Cristo fidandosi, senza calcolare e senza trattenere qualcosa per sé e per la propria cena. E’ poco ma è tutto ciò che ha, è poco ma è tutta la cena dei discepoli, è una goccia nel mare, ma è quella goccia che può dare senso e può dare speranza alla vita”.

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