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Padre Albanese: “ Vivere un cristianesimo dalla parte degli ultimi”

Padre Giulio Albanese |  | Veronica Giacometti Padre Giulio Albanese | | Veronica Giacometti

Indagare l’aspetto religioso nei conflitti dei nostri tempi. Questo il motivo che ha spinto Padre Giulio Albanese, missionario e giornalista, a scrivere il suo nuovo libro: “Vittime e carnefici nel nome di Dio”.

“In copertina tutto è maiuscolo, ma all’ interno “dio” è scritto sempre minuscolo e questo è volutamente provocatorio, perché non si può uccidere nel nome di Dio, chi lo fa non ha capito nulla della religione”, dichiara Padre Albanese ai microfoni di ACI Stampa.

Il libro . presentato alla libreria Feltrinelli a Roma il 7 aprile, racconta in modo molto lucido come la religione possa essere strumentalizzata a fini eversivi. Dietro la dicotomia “vittime e carnefici” si celano in realtà obiettivi ideologici, politici ed economici. Per ottenere questi si uccide, o si creano le condizioni per farlo, nel nome di un “dio minuscolo”.

“Il tema persecutorio va visto a 360 gradi in questo libro, non possiamo parlare solo delle persecuzioni contro i cristiani, ma penso anche alle realtà delle periferie, come dice Papa Francesco, dove c’è l’umanità dolente che viene immolata in nome del “dio denaro”, c’è troppa divaricazione tra ricchi e poveri, e questo aumenta l’esclusione sociale, tutti temi che dobbiamo sempre tenere presente”, continua il missionario che ha vissuto in Africa per anni.

Dunque un’opera che racconta le ingiustizie. Ma anche la “missione”. E più che mai ora questo libro e il suo titolo, “vittime e carnefici”, può collegarsi all’imminente visita del Papa a Lesbo, dai migranti. A tal proposito Padre Albanese racconta: ”Non si può continuare a vivere un cristianesimo algido e ingessato, fatto di merletti e candelabri, dove la fede c’è, ma è congelata, qui si tratta di capire che dobbiamo uscire fuori le mura, dobbiamo vivere un cristianesimo decentrato, da parte degli ultimi, perché la missione è iniziata lì”.

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Padre Giulio Albanese è stato missionario per gran parte della sua vita e ritrova molte delle caratteristiche della “missione” nel pontificato di Francesco: “ Papa Francesco ci sta portando al cristianesimo dei primi secoli, dove la Chiesa è in uscita. Deve essere accogliente, una Chiesa inclusiva, non esclusiva e dalla parte dei poveri. Sicuramente è una scelta di campo, che significa anche rinunciare a certi privilegi”.