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Palcoscenico Bibbia: Rut, Tobia e Giona a teatro

La copertina del libro |  | Casa Editrice APL La copertina del libro | | Casa Editrice APL

Che succede se la Bibbia va in palcoscenico? I temi biblici sono spesso stati drammatizzati, ma certo i tre atti unici che Gianni Maritati, giornalista e scrittore, ha messo sulla carta insieme a Sergio Ronci, sono qualcosa di più.

A spiegarcelo è l’autore stesso:

Cori, personaggi biblici, teatro classico per tre atti unici ispirati all’Antico Testamento. La prima domanda è obbligatoria: come nasce l’idea?

I primi due atti unici furono pubblicati nel 1988 e nel 1990 dalla Ldc, mentre il terzo è rimasto inedito. L’idea era nata dalla sollecitazione di un sacerdote, don Vincenzo Luzi, che voleva dare al gruppo giovanile della sua parrocchia un testo drammaturgico basato sul Libro di Giona. Poi, vista la buona riuscita del primo esperimento, volli proseguire con i Libri di Rut e di Tobia. Lo scopo era ed è quello di avvicinare i ragazzi all’Antico Testamento, considerato “ostico” rispetto al Nuovo, e di far riscoprire alcune storie vetero-testamentarie che, pur scritte tanto tempo fa, conservano un fascino intatto e attualissimo. 

Molto suggestiva per me, donna, la solidarietà delle donne in “L’altra metà di Dio”. Perché tra le tante figure femminili della Bibbia hai scelto Noemi e Rut?

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Perché la figura dell’ebrea Noemi (la “suocera” ironizzata da tanta letteratura) è tratteggiata in modo positivo e perché la “straniera” Rut diventa, contro tutte le aspettative, strumento di salvezza secondo il piano di Dio, che già guarda oltre l’orizzonte del popolo eletto. E poi perché la solidarietà femminile è un valore portante ancora oggi.

Che spazio ha oggi nel teatro la spiritualità? E la religione?  

Oggi il teatro cura poco la spiritualità e la religione. Si rifugia nei classici di sempre o si apre ad uno sperimentalismo non sempre indovinato e coinvolgente. Invece, il teatro ha un grande futuro dietro le spalle: il recupero e l’attualizzazione delle sue radici sacre potranno sicuramente segnare una nuova primavera del teatro stesso. Dobbiamo rimetterci sulle tracce di grandi autori del passato come Alessandro Manzoni, Diego Fabbri, Giovanni Testori e Mario Pomilio. Lo chiede il pubblico stesso.

Questi atti unici sono stati o saranno messi in scena ?

Il primo è stato messo in scena all’epoca e con successo. Per tutti e tre si muovono adesso molte idee e proposte. Vedremo se si concretizzeranno.

Un progetto che nasce nell’ambito delle attività della Associazione Clemente Riva, di cosa si tratta?

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Sì, perché un socio, il regista teatrale Sergio Ronci, mi ha aiutato nella revisione del testo e nell’ammodernamento del linguaggio. Inoltre, in Appendice ricordo la biografia di Mons. Clemente Riva, “vescovo del dialogo”, come pure la storia e le attività dell’Associazione culturale a lui intitolata (la più importante è la Festa del libro e della lettura di Ostia, che viene organizzata tre volte l’anno presso il teatro della parrocchia di S.Monica ad Ostia Lido).

La passione per lo spettacolo si intreccia con quella del dialogo, perché lo spettacolo è dialogo?

Perché lo spettacolo funziona soltanto se riesci a stabilire un dialogo fra attori e spettatori, se sai suscitare quell’empatia necessaria fra palcoscenico e pubblico. Solo così la parola prende vita e diventa emozione, comunicazione, esperienza condivisa.

La tua attività di “difesa dei libri” che risposta trova?

I bambini e i ragazzi sono i più entusiasti. Le nuove generazioni sono la speranza di un mondo dove si legge di più e meglio. Esiste poi uno zoccolo duro di “lettori forti”, ma è con la grande maggioranza dei giovani e degli adulti che bisogna fare un lavoro più capillare e accattivante. Va in questo senso il “Patto per la lettura” sottoscritto di recente dai principali network televisivi sotto l’egida del ministero dei beni culturali. La lettura è preziosa: va difesa e valorizzata come bene culturale immateriale. E’ una battaglia di civiltà, una sfida per un domani migliore.