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Papa Francesco: “Dio è misericordia e opera meraviglie nelle nostre miserie"

Il Papa celebra la Messa per la Festa della Divina Misericordia |  | Daniel Ibanez, ACI Group Il Papa celebra la Messa per la Festa della Divina Misericordia | | Daniel Ibanez, ACI Group

E’ il secondo incontro quello di Papa Francesco con i Missionari della Misericordia, organizzato dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. Più di 550 Missionari, provenienti dai 5 continenti, sono attesi in questi giorni, a due anni dall’istituzione di questo speciale Ministero durante il Giubileo della Misericordia. Il Pontefice presiede con loro la Celebrazione Eucaristica per la festa della Divina Misericordia in Piazza San Pietro

Papa Francesco, nell’omelia di oggi, parte dal Vangelo odierno. L’apostolo Tommaso non riconosce il Signore. “Nonostante la sua incredulità – commenta il Papa - dobbiamo ringraziare Tommaso, perché non si è accontentato di sentir dire dagli altri che Gesù era vivo, e nemmeno di vederlo in carne e ossa, ma ha voluto vedere dentro, toccare con mano le sue piaghe, i segni del suo amore. Abbiamo anche noi bisogno di vedere Dio, di toccare con mano che è risorto per noi”.

Ma come possiamo vederlo? Risponde il Papa: “Come i discepoli: attraverso le sue piaghe. Guardando lì, essi hanno compreso che non li amava per scherzo e che li perdonava, nonostante tra loro ci fosse chi l’aveva rinnegato e chi l’aveva abbandonato. Entrare nelle sue piaghe è contemplare l’amore smisurato che sgorga dal suo cuore. È capire che il suo cuore batte per me, per te, per ciascuno di noi. Cari fratelli e sorelle, possiamo ritenerci e dirci cristiani, e parlare di tanti bei valori della fede, ma, come i discepoli, abbiamo bisogno di vedere Gesù toccando il suo amore”.

Tommaso dopo aver riconosciuto il Signore esclama “Mio Signore, Mio Dio”. E’ proprio su questo aggettivo che si sofferma Papa Francesco nell’omelia: “È un aggettivo possessivo e, se ci riflettiamo, potrebbe sembrare fuori luogo riferirlo a Dio: come può Dio essere mio? Come posso fare mio l’Onnipotente? In realtà, dicendo mio non profaniamo Dio, ma onoriamo la sua misericordia, perché è Lui che ha voluto farsi nostro. E come in una storia di amore, gli diciamo: Ti sei fatto uomo per me, sei morto e risorto per me e allora non sei solo Dio; sei il mio Dio, sei la mia vita. In te ho trovato l’amore che cercavo e molto di più, come non avrei mai immaginato”.

“Entrando oggi attraverso le piaghe nel mistero di Dio – sottolinea il Papa - capiamo che la misericordia non è una sua qualità tra le altre, ma il palpito del suo stesso cuore. E allora, come Tommaso, non viviamo più da discepoli incerti, devoti ma titubanti; diventiamo anche noi veri innamorati del Signore!”

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Come assaporare questo amore, come toccare oggi con mano la misericordia di Gesù? E’ il secondo quesito di oggi del Papa, che con fermezza risponde: “Per sperimentare l’amore bisogna passare da lì: lasciarsi perdonare. Io domando ad ognuno di voi: io mi lascio perdonare? Ma andare a confessarsi sembra difficile. Di fronte a Dio, siamo tentati di fare come i discepoli nel Vangelo: barricarci a porte chiuse. Essi lo facevano per timore e noi pure abbiamo timore, vergogna di aprirci e dire i peccati. Che il Signore ci dia la grazia di comprendere la vergogna, di vederla non come una porta chiusa, ma come il primo passo dell’incontro”.

L’altra porta chiusa davanti al perdono per Francesco è la rassegnazione: “Sfiduciati, rinunciamo alla misericordia. Ma il Signore ci interpella: Non credi che la mia misericordia è più grande della tua miseria? Sei recidivo nel peccare? Sii recidivo nel chiedere misericordia, e vedremo chi avrà la meglio!”

Dopo la vergogna e la rassegnazione, c’è un’altra porta chiusa, a volte “blindata”: il nostro peccato. “Quando commetto un peccato grande, se io, in tutta onestà, non voglio perdonarmi, perché dovrà farlo Dio? – domanda il Papa - Questa porta, però, è serrata solo da una parte, la nostra; per Dio non è mai invalicabile. Egli, come insegna il Vangelo, ama entrare proprio “a porte chiuse”, quando ogni varco sembra sbarrato. Lì Dio opera meraviglie. Egli non decide mai di separarsi da noi, siamo noi che lo lasciamo fuori. Ma quando ci confessiamo accade l’inaudito: scopriamo che proprio quel peccato, che ci teneva distanti dal Signore, diventa il luogo dell’incontro con Lui. Lì il Dio ferito d’amore viene incontro alle nostre ferite. E rende le nostre misere piaghe simili alle sue piaghe gloriose. Perché Egli è misericordia e opera meraviglie nelle nostre miserie”.

In queste giornate i Missionari della Misericordia ascolteranno delle catechesi, offriranno delle testimonianze sulle attività pastorali svolte nelle proprie diocesi e potranno celebrare il sacramento della Riconciliazione, cuore di questo ministero speciale affidatogli dal Papa. I Missionari, inoltre, riceveranno l’Annuario che raccoglie i contatti di tutti gli 897 Missionari della Misericordia attivi in questo momento. Centrale nel programma l’incontro con il Santo Padre che avverrà martedì 10 aprile nella Sala Regia del Palazzo Apostolico, in Vaticano, dopo il quale i Missionari concelebreranno la celebrazione della Santa Messa nella Basilica di San Pietro, presieduta da Papa Francesco.