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Papa Francesco: " Il prossimo è chiunque si incontri nel bisogno"

Udienza Generale del Mercoledi |  | Daniel Ibanez, ACI Group Udienza Generale del Mercoledi | | Daniel Ibanez, ACI Group

"Oggi riflettiamo sulla parabola del buon samaritano. Un dottore della legge mette alla prova Gesù chiedendogli qual è il modo per ereditare la vita eterna. E Gesù chiede di dare lui stesso la risposta e quello la dà perfettamente: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso". Con queste parole Papa Francesco apre l'Udienza Generale di Mercoledi 27 Aprile, davanti ad una affollata Piazza San Pietro, commentando il brano del Vangelo di Luca.

"Allora quell'uomo pone un altra domanda preziosa per noi - continua Papa Francesco - chi è il mio prossimo: i miei parenti? i miei connazionali? Vuole una regola chiara per classifcare gli altri in prossimo e non prossimo".

Qui il Papa riporta la parabola che mette in scena un sacerdote, un levita e un samaritano, che è la risposta di Gesù a questa domanda. "Le prime due - racconta il Papa - sono figure del tempio, il terzo è considerato pagano e impuro. Sulla strada da Gerusalemme a Gerico i primi due si imbattono in un uomo ferito. La legge del Signore prevede l'obbligo di soccorrerlo, ma entrambi passano oltre senza fermarsi, il sacerdote andava di fretta, forse doveva dire messa - osserva il Papa - vanno per un'altra strada e non si avvicinano".

Commenta il Papa: "Qui la parabola ci offre un primo insegnamento: non è automatico che chi frequenta la casa di Dio, sappia amare il prossimo, tu puoi conoscere tutta la Bibbia e la teologia, ma del conoscere non è automatico l'amare. L' amore ha un altra strada".

Papa Francesco prosegue: "Il sacerdote e il levita vedono, ma ignorano. Guardano, ma non provvedono. Di fronte alla sofferenza di cosi tanta gente non possiamo rimanere spettatori, ignorare la sofferenza dell'uomo significa ignorare Dio".

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Poi Francesco arriva al "centro della parabola": "Il samaritano, quello disprezzato, quello su cui nessuno avrebbe scommesso nulla, quando vide l'uomo ferito non passò oltre come gli altri due, ma ne ebbe compassione. Il cuore del samaritano era sintonizzato con il cuore stesso di Dio, la compassione è caratteristica essenziale della misericordia di Dio. Dio la nostra sofferenza, lui la sente".

"Nei gesti del buon samaritano - rammenta Papa Bergoglio - vediamo l'agire misericordioso di Dio, come Dio viene incontro a ciascuno di Dio, conosce i nostri dolori, ci viene vicino e non ci abbandona mai".

Infine il Papa conclude il suo discorso: "Io ci credo? Io credo che il Signore ha compassione di me cosi come sono? La risposta è si, ma ognuno deve guardare nel cuore se ha fede in questa compassione di Dio, Dio buono che ci guarisce e ci accarezza. Il Samaritano si comporta con vera misericordia...tutto questo ci insegna che l'amore non è un sentimento vago, ma significa compromettersi per avvicinarsi all'altro: amerai il tuo prossimo come te stesso. Non stare a classificare gli altri, chi è prossimo o chi no, prossimo è chiunque si incontri nel bisogno!. Questa parabola è uno stupendo regalo per tutti noi: va' e anche tu fa così!"