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Papa Francesco: “Gestire le migrazioni con umanità”

Papa Francesco a Lesbo | Papa Francesco parla a migranti e rifugiati al porto di Mitilene, sull'Isola di Lesbo, 16 aprile 2017 | Marco Mancini / ACI Stampa Papa Francesco a Lesbo | Papa Francesco parla a migranti e rifugiati al porto di Mitilene, sull'Isola di Lesbo, 16 aprile 2017 | Marco Mancini / ACI Stampa

La questione migratoria? Pone innanzitutto una “questione culturale”. Le migrazioni? “Se gestite con umanità offrono un’opportunità di incontro e di crescita per tutti”. Papa Francesco concede una intervista a Libertà Civili, la rivista bimestrale del Ministero dell’Interno, dedicata appunto all’approfondimento delle migrazioni.

La rivista ha ovviamente un canale privilegiato con la sezione “migranti” del Dicastero per il Servizio allo Sviluppo Integrale che è diretto ad tempus da Papa Francesco. E le parole del Papa rappresentano un po’ il manifesto del lavoro che fa con questa sezione, cui dedica una attenzione speciale.

Quali le questioni sollevate dal Papa nell’intervista? Si parte dal viaggio “ecumenico” a Lesbo: Papa Francesco sottolinea che “la condivisione fraterna con altre confessioni appella la coscienza a non voltare le spalle alla richiesta di aiuto e di speranza dei fratelli e delle sorelle in difficoltà”, perché “le migrazioni, se gestite con umanità, offrono una opportunità”. Il Papa ricorda che “la difesa dell’essere umano non conosce barriere”, così come “non c’è differenza di credo” che “possa contrastare” la volontà di “garantire una vita dignitosa a quanti sono costretti ad abitare la propria terra”.

Il Papa chiede “unione” nel fare “qualche passo più concreto a livello globale per i migranti e i rifugiati”, perché il “momento critico nella gestione delle politiche migratorie” ha bisogno di una risposta lungimirante e coesa da parte dei migranti che vigili sui diritti delle persone e “ponga fine alle cause della migrazione forzata che obbliga alla fuga dei civili”.

Papa Francesco sottolinea il suo impegno sul tema con la guida della sezione migranti del nuovo dicastero, che guarda al “passaggio epocale” di un fenomeno migratorio tale che “si parla in questo senso, considerate le proiezioni demografiche dei prossimi decenni, di un continente euroafricano”.

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Il Papa sottolinea la “necessità di cooperazione internazionale” per la gestione “di politiche migratorie che siano rispettose per chi riceve e per chi viene accolto”, ricorda che anche l’Europa è stata soggetto di emigrazione e che ha sofferto la difficoltà di integrazione, non “facile” ma che si è “concluso con successo”, perché “gli europei hanno contribuito molto alla crescita delle società oltreoceano”, e questa storia si “sta ripetendendo.” “Quando – dice il Papa – riusciremo a considerare il migrante come un arricchimento per la nostra società, allora saremo capaci di praticare la vera accoglienza e riusciremo a dare ciò che in passato abbiamo ricevuto”.

Papa Francesco chiede ai Paesi che ricevono di non “ghettizzare chi arriva” e a chi arriva a “non chiudersi alla cultura e alla tradizione del Paese ospitante, ma a rispettarne anche le leggi”, e sottolinea che è importante “favorire e privilegiare i ricongiungimenti famigliari”.

Papa Francesco poi si rivolge ai mass media, chiede loro di “spiegare i diversi aspetti delle migrazioni” e di far conoscere “le cause di questo fenomeno”, dalla violazione dei diritti umani alle catastrofi naturali, perché “sono gli stessi mass media” a usare spesso” stereotipi negativi” parlando di migranti e rifugiati, usando a volte scorrettamente i termini, o semplicemente puntando sul “sensazionalismo” che rende “più favorevole parlare di alcuni casi di delinquenza che vedono come protagonista un migrante, piuttosto che raccontare i molti casi di integrazione promossi dagli stessi migranti”. “La buona informazione - dice il Papa - può abbattere i muri della paura e dell’indifferenza”. Se invece si riesce a dare un racconto “positivo”, quando “passa la paura, anche le porte si aprono e l’accoglienza è spontanea”.

Il Papa sottolinea in conclusione che “l’apertura al mondo richiede la capacità di dialogo come forma di incontro a tutti i livelli, a cominciare da quello fra gli Stati membri e fra le istituzioni e i cittadini, fino a quello con i numerosi immigrati che approdano sulle coste dell’Unione”.

Infine, un appello all’Europa: “Non ci si può limitare a gestire la grave crisi migratoria di questi anni come fosse solo un problema numerico, economico o di sicurezza. La questione migratoria pone una domanda più profonda, che è anzitutto culturale”.