Advertisement

Papa Francesco, invito al dialogo: “Nella nudità dello sguardo c’è l’apertura all’altro”

Papa Francesco a Scholas Occurentes | Papa Francesco parla a Scholas Occurentes | Radio Vaticana Papa Francesco a Scholas Occurentes | Papa Francesco parla a Scholas Occurentes | Radio Vaticana

È un invito al dialogo, quello che Papa Francesco lancia al termine della Congresso di Scholas Occurentes che ha avuto luogo nella sede dell’Università Ebraica di Gerusalemme. “Nella nudità dello sguardo dice il Papa – non ci sono risposte, c’è l’apertura. L’apertura all’altro che non sono io”.

Il tema del Congresso è “Tra l’università e la scuola: costruendo la pace della cultura dell’incontro”. Un tema perfettamente aderente a quello che il Papa chiede sempre. E, d’altronde, le Scholas sono un progetto che Papa Francesco ha voluto e sostenuto, prima quando era arcivescovo di Buenos Aires e poi da Papa, facendolo diventare internazionale e legandolo in qualche modo alla Santa Sede, dove ora hanno anche una sede, nel Palazzo di San Calisto.

L’idea è di utilizzare tecnologia, arte e sport per sviluppare una cultura dell’incontro. La base è cristiana, ma il lavoro viene fatto con oltre 400 mila scuole e reti educative appartenenti a tutte le confessioni religioni, sparse in 71 Paesi diversi.

Ogni volta che le Scholas si riuniscono, il Papa non fa mancare il suo supporto. E lo fa con questo videomessaggio, plaudendo al fatto che il Congresso si tenga a Gerusalemme perché “voi stessi, tra le vostre differenze, avete trovato l’unità. Non vi è stato insegnato nulla. Lo avete vissuto”.

E per il Papa guardare all’altro è denudare lo sguardo, perché “nella nudità dello sguardo noi diventiamo permeabili alla vita”, che “non ci passa lontano, ma ci attraversa e ci commuove”.

Advertisement

Papa Francesco sottolinea che tutti abbiamo un “sentimento per la vita”, veniamo da un sì, e non da un no, e abbiamo “bisogno di dare voce a questo sentimento”, vogliamo celebrare il dono della vita e questo sentimento “è la gratitudine”, e celebrare questo sentimento significa “educare”.

L’educazione – afferma il Papa – “ci apre allo sconosciuto, ci porta a questo posto in cui tuttavia si separano le acque. Ci libera del pregiudizio, vale a dire che ci libera da quei giudizi preventivi che ci bloccano, per da lì partire e cercare nuovi cammini”.

Il Papa sottolinea che gli adulti non possono “negare ai bambini la capacità di sognare e giocare”, perché senza e gioco e sogno non si può vivere né la gratitudine né la creatività.

E allora l’incontro “ci insegna che il nostro obbligo è di ascoltare i bambini e generare un contesto di speranza perché questi sogni crescano e siano condiviso”, dato che un sogno condiviso è “l’utopia di un popolo” rendendo possibile creare “un nuovo modo di vivere”.

La nostra utopia con le Scholas – aggiunge il Papa – è quella di “creare una cultura dell’incontro”, unendo le persone valorizzando le loro diversità, cercando “non uniformità, ma armonia”, che è quello di cui ha “bisogno questo mondo così atomizzato”, un mondo che “teme la differenza e che a partire questo timore costruisce muri” oppure porta a vivere “come nemici”.