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Papa Francesco, tre anni di pontificato, la misericordia e il pentimento

Papa Francesco  |  | Daniel Ibanez/ CNA Papa Francesco | | Daniel Ibanez/ CNA

Si, certo, parole come “misericordia”, espressioni come “Chiesa in uscita” o “ospedale da campo” o “periferie esistenziali” sono sicuramente quelle che più di ogni altra rimangono impresse nelle memoria e identificano il modo di parlare di Papa Francesco. Ma oggi a tre anni dalla sua elezione si può dire che lo “stile Francesco” sia davvero tutto racchiuso in questi slogan?

Rileggendo i molti discorsi del Pontificato si trovano temi che il mainstream della pubblica opinione ha messo un po’ da parte perché poco “commerciali”.

Il rischio è quello di rendere il Papa prigioniero di una icona mediatica, genericamente pop, e rimanere lontanissimi da quello che è il vero Francesco.

Ad esempio la famiglia. Molto spesso il Papa parla del rischio delle “colonizzazioni ideologiche” che mettono a rischio la famiglia. E dai suoi discorsi si capisce bene che una di queste “colonizzazioni” è la così detta “teoria del gender”.  Basta ricordare il discorso ai giovani di Napoli il 21 marzo dello scorso anno: “Poi ci sono le colonizzazioni ideologiche sulle famiglie, modalità e proposte che ci sono in Europa e vengono anche da Oltreoceano poi quello sbaglio della mente umana che è la teoria del gender, che crea tanta confusione. Così la famiglia è sotto attacco”.

O in Piazza San Pietro in una delle catechesi dedicate alle famiglia che hanno accompagnato i lavori del Sinodo dei vescovi. Il 15 aprile del 2015 il Papa spiegava: “Per esempio, io mi domando, se la cosiddetta teoria del gender non sia anche espressione di una frustrazione e di una rassegnazione, che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa. Sì, rischiamo di fare un passo indietro. La rimozione della differenza, infatti, è il problema, non la soluzione”. E sono solo due esempi.

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Si possono fare altri esempi su temi come l’aborto, la indissolubilità del matrimonio, e altro.

Così come c’è una parola che il Papa usa spesso che viene altrettanto spesso confusa: corruzione.

Francesco la usa, certo, nel senso più semplice di uso improprio di denaro, ma la espressione ha nel pensiero di Bergoglio un significato più profondo e completamente ignaziano. Si tratta della corruzione del cuore che rende il peccatore incapace di pentirsi.

Pentimento e conversione. Ecco ancora parole che si leggono poco sui giornali quando si parla di Papa Francesco. Eppure il Papa tiene moltissimo al sacramento della confessione. Che prevede appunto pentimento e conversione.

Ma in quanti hanno letto i passaggi dei discorsi del Papa ai confessori che parlano di questo aspetto? Piuttosto passano i titoli basati sulle frasi “ confessori, non bastonate” e simili.

Eppure basta leggere ad esempio il testo della catechesi del 19 febbraio 2014: “Nella celebrazione di questo Sacramento, il sacerdote non rappresenta soltanto Dio, ma tutta la comunità, che si riconosce nella fragilità di ogni suo membro, che ascolta commossa il suo pentimento, che si riconcilia con lui, che lo rincuora e lo accompagna nel cammino di conversione e maturazione umana e cristiana”.

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Oppure a febbraio scorso quando il Papa ha incontrato tutti i missionari della misericordia che egli stesso ha voluto per portare il perdono di Dio nel Giubileo: “Un altro aspetto importante è quello di saper guardare al desiderio di perdono presente nel cuore del penitente. È un desiderio frutto della grazia e della sua azione nella vita delle persone, che permette di sentire la nostalgia di Dio, del suo amore e della sua casa. Non dimentichiamo che c’è proprio questo desiderio all’inizio della conversione. Il cuore si rivolge a Dio riconoscendo il male compiuto, ma con la speranza di ottenere il perdono. E questo desiderio si rafforza quando si decide nel proprio cuore di cambiare vita e di non voler peccare più”.

E poi basta pensare al consiglio di leggere ogni giorno il Vangelo, di fermarsi a lungo davanti al Santissimo Sacramento, e l’invito a dire una Ave Maria tante volte fatto durante le udienze.

Un consiglio per chi vuole davvero conoscere Papa Francesco è quello di rileggere le catechesi sulla famiglia e sui sacramenti svolte nelle udienze generali, e andare oltre le espressioni familiari che il Papa usa come un buon parroco per arrivare facilmente al cuore di tutti. Si troverà una austera spiritualità ignaziana legata al Magistero secolare della Chiesa Cattolica, una continuità dottrinale con i predecessori, ovviamente segnata dalla cultura argentina.

Papa Francesco non ha “cambiato la Chiesa cattolica” come alcuni vorrebbero farci credere. Il Papa ha solo portato la sua personalità nel millenario cammino della fede.