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Papa Francesco: "La misericordia non è una parola astratta, ma uno stile di vita"

Papa Francesco, udienza Giubilare |  | Daniel Ibanez/ ACI group Papa Francesco, udienza Giubilare | | Daniel Ibanez/ ACI group

Le opere concrete della misericordia. Sono il centro della riflessione della Catechesi del Papa del 30 giugno, l'ultima Udienza Giubilare prima della pausa estiva.

In una piazza San Pietro calda e piena di sole, il Papa commenta il Vangelo di Matteo che elenca le opere della misericordia:" La misericordia senza le opere è morta in se stessa, perchè ciò che la rende viva è il suo dinamismo ad andare incontro ai bisogni spituali e materiali degli altri. La misericordia ha occhi per vedere, orecchi per ascoltare, mani per risollevare …"

"La misericordia non è una parola astratta - rammenta il Papa - ma è uno stile di vita. Io scelgo di vivere come misericordioso o come non misericordioso. Una cosa è parlare di misericordia, un altra è vivere con misericordia".

La vita quotidiana ci permette di toccare con mano tante esigenze che riguardano le persone più povere e provate, ai cristiani viene richiesto di accorgersi di questo bisogno.

"Un'indifferenza - dice Francesco - che alla fine rende ipocriti e sfocia in una forma di letargo spirituale che rende insensibile l'animo e sterile la vita". E sottolinea: " Chi non vive per servire non serve per vivere".

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"Quanti sono gli aspetti della misericordia di Dio verso di noi?". Il Papa chiede ai presenti di ricordare questo per donare misericordia a sua volta al prossimo.

"A causa dei mutamenti del nostro mondo globalizzato - esclama il Pontefice - alcune povertà materiali e spirituali si sono moltiplicate: diamo quindi spazio alla fantasia della carità per individuare nuove modalità operative, perchè la misericordia diventi più concreta".

Francesco la chiama " cultura del benessere " , e spiega come per colpa di questo nuovo atteggiamento "lo sguardo del cristiano si indebolisca e diventa incapace di mirare all'essenziale, cioè a guardare Gesù nell'affamato, nel carcerato, in quello che non ha lavoro e deve portare avanti una famiglia, guardare Gesù in quello che sbaglia e ha bisogno di consiglio". "Queste sono le opere che Gesù chiede a noi - continua Papa Francesco -guardare Gesù in questa gente, perchè Gesù a tutti noi guarda cosi".

L'ultimo pensiero del Papa in questa catechesi giubilare è rivolto al suo viaggio in Armenia: "Nei giorni scorsi il Signore mi ha concesso di visitare l'Armenia, un popolo che nel corso della sua lunga storia ha testimoniato la fede cristiana con il martirio, rendo grazie a Dio per questo viaggio e sono grato al Presidente, al Catholicos, al patriarca, ai vescovi e all'intero popolo armeno per avermi accolto come pellegrino di fraternità e di pace. Fra tre mesi compirò un altro viaggio in Georgia e Azerbaigian, altri due Paesi della regione caucasica. Ho accolto l’invito a visitare questi Paesi per un duplice motivo: da una parte valorizzare le antiche radici cristiane presenti in quelle terre , sempre in spirito di dialogo e con le altre religioni e culture, e dall’altra incoraggiare speranze e sentieri di pace".

"La storia - conclude Francesco - ci insegna che il cammino della pace richiede una grande tenacia e dei continui passi, cominciando da quelli piccoli e man mano facendoli crescere, andando l’uno incontro all’altro. Proprio per questo il mio auspicio è che tutti e ciascuno diano il proprio contributo per la riconciliazione".

Infine il Papa, prima della benedizione finale, saluta calorosamente l'associazione dei Consulenti del lavoro, venuti dal Pontefice in occasione del Festival del Lavoro, perchè il "lavoro dà dignità", dice fermamente Francesco.

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