Advertisement

Papa Francesco parla via tv ai fedeli USA: "Coraggio!"

Papa Francesco | Papa Francesco, udienza generale 10 giugno 2015 | Bohumil Petrik / ACI Group Papa Francesco | Papa Francesco, udienza generale 10 giugno 2015 | Bohumil Petrik / ACI Group

E' un invito al "coraggio" quello lanciato da Papa Francesco agli studenti di scuole per emarginati, agli immigrati e ai giovani degli Stati Uniti, in una videoconferenza registrata lo scorso 31 agosto nell'Aula Paolo VI con la televisione americana ABC, e andata in onda ieri notte. In collegamento con Chicago, Los Angeles e il Texas (tutti luoghi che Papa Francesco non toccherà nel suo prossimo viaggio negli USA dal 22 al 27 settembre), il Papa ha invitato al coraggio, e ha detto a tutti che va "per stare vicino alla gente."

Il collegamento tv ha in qualche modo sostituito il tradizionale videomessaggio che veniva inviato ai fedeli della nazione che il Papa andava a visitare. Nel passato ci sono state interviste a televisioni nazionali e messaggi video, ma la videoconferenza è una sorta di “premiere” e forse rappresenta il primo effetto della Segreteria della Comunicazione guidata da mons. Dario Edoardo Viganò. Già da presidente del Centro Televisivo Vaticano, mons. Viganò si è mostrato molto attento alla diffusione mediatica del pontificato, puntando molto ad una collaborazione con le piattaforme secolari. Nasce così una iniziativa che ha ricevuto anche l’appoggio della Conferenza Episcopale USA, tentata dall’idea di una maggiore diffusione mediatica più che da quella di rafforzare i propri media.

Le città scelte per la videoconferenza hanno tutte una loro simbolicità. In Texas c’è un muro di separazione per fermare l’afflusso di migranti dal Messico, parte di un progetto chiamato “Hold-the-Line.” Si diceva che Papa Francesco sarebbe voluto andare, è ben consapevole del dramma degli indocumentados che ogni anno si ritrovano dall’altra parte della barriera senza documenti, e separati dalle loro famiglie, perché una delegazione di indocumentados si è fatta sentire in Vaticano quando venne in visita il Presidente Barack Obama. Non poteva mancare il supporto del Papa, quando muri di separazione per fermare i flussi di migrazione dei rifugiati cominciano a crescere un po’ ovunque. Chicago è la città del Cardinal Francis George, recentemente scomparso, che Papa Francesco apprezzava. Los Angeles è la città di Junipero Serra, il beato francescano che Papa Francesco canonizzerà a Washington, in una cerimonia che è stata toccata negli scorsi mesi dalle polemiche per la volontà dei progressisti americani di togliere la statua di Junipero Serra tra i Notabili d’America del Campidoglio per inserire al suo posto, uno dei due rappresentanti della California, una astronauta lesbica.

Parla in spagnolo Papa Francesco, dall’altra parte voci ovattate, applausi, esclamazioni di gioia. Ci sono, dall’altra parte, ospiti di scuole per poveri, di centri di accoglienza per senza tetto, immigrati. Dice loro il Papa: “Io sono al servizio di tutte le Chiese e di tutti gli uomini e donne di buona volontà. Per me c’è una cosa molto importante, che è la vicinanza. Per me è difficile non stare vicino alla gente. Invece, quando mi avvicino alla gente, come farò con voi, mi è più facile comprendervi e aiutarvi nel cammino della vita. Perciò è così importante questo viaggio, per avvicinarmi al vostro cammino e alla vostra storia”.

Arrivano le domande. I gesuiti gestiscono a Chicago una scuola per emarginati sociali. Valery Herrera, una giovane, prende la parola, racconta la sua vita, martoriata da una malattia della pelle, spiega che ha trovato conforto nella musica, sottolinea che ha in progetto di diventare farmacista, chiede al Papa cosa si aspetta dai giovani. Il Papa risponde: primo, che i giovani “non camminino mai soli nella vita”, ma che lo facciano “bene accompagnati”, “nella mano con Gesù” e “nella mano con Maria”. E secondo, che camminino con coraggio, perché è “triste” vedere un giovane “che non è coraggioso.” “È un giovane triste – dice il Papa - un giovane con la faccia afflitta, un giovane senza allegria.” Aggiunge il Papa: “Il coraggio ti dà allegria e l’allegria ti dà la speranza, che è un dono di Dio, ovviamente. È vero che nel cammino della vita ci sono difficoltà, tante. Non abbiate paura delle difficoltà! Siate prudenti, siate attenti, ma non ne abbiate paura. Voi avete la forza per sconfiggerle. Non vi spaventate, non vi fermate”.

Advertisement

Papa Francesco mostra ammirazione e affetto per Rosemary Farfan, una ragazza madre di Los Angeles ed Alisa, una delle sue figlie, che ora ha 11 anni. “Sei una donna coraggiosa – le dice il Papa - perché sei stata capace di portare queste due figlie al mondo. Avresti potuto ucciderle nel tuo grembo, ma hai rispettato la vita, hai rispettato la vita che cresceva dentro di te e questo Dio te lo premierà, e te lo premia. Non ti devi vergognare, cammina con la fronte alta: ‘Io non ho ucciso le mie figlie, le ho portate al mondo’. Mi complimento con te. Mi complimento con te e che Dio ti benedica”.

Da Los Angeles al Texas, uno degli Stati più interessati dal flusso di migranti dal Messico. Ricardo è uno di loro, è arrivato da 4 anni, mantiene la famiglia da quando ne ha 16 perché il padre ha avuto un incidente, chiede al Papa quale è la soluzione ai problemi di povertà, sistema educativo, immigrazione. Il Papa risponde che quando guarda alle “molte ingiustizie della vita” pensa all’“ingiustizia più grande della storia”, la Croce di Gesù – “nato in mezzo alla strada”, “nato come un senzatetto” – e penso al suo “silenzio” sulla Croce. In quel silenzio il Papa dice di comprendere ogni dramma del mondo, al quale ripete che “lo sfruttamento dell’uno sull’altro non è un cammino”.

“Tutti – aggiunge il Papa – siamo creati per l’‘amicizia sociale’. Tutti abbiamo la responsabilità di tutti. Nessuno può dire ‘la mia responsabilità arriva fin qui’. Tutti siamo responsabili di tutti, aiutandoci nel modo che ciascuno può. L’amicizia sociale è il motivo per cui Dio ci ha creati (...) Parlando in termini calcistici io potrei dire che la partita si gioca tra ‘amicizia sociale’ e ‘inimicizia sociale’. E la scelta la deve fare ciascuno di noi nel suo cuore e noi dobbiamo aiutare a fare questa scelta con il cuore”.

Poi, Papa Francesco si rivolge direttamente a Suor Norma Pimentel, direttore esecutivo della Charities cattoliche di Rio Grande, che gestisce un centro di accoglienza nella Chiesa del Sacro Cuore per rispondere alla crescita di immigrati che vengono rilasciati dalle pattuglie al confine: più di 23 mila immigrati sno passati dal suo centro. Il Papa ha chiamato suor Pimentel, le ha chiesto di andare davanti a tutti. “Ti voglio ringraziare – ha detto – e attraverso di te ringraziare tutte le suore di ordini religiosi negli Stati Uniti per il lavoro che avete fatto e che fatte negli Stati Uniti. È grande, mi congratulo con voi. Siate coraggiose. Andate avanti. Prendete l’iniziativa!”

Ma c’è ancora tempo di ascoltare Wendy, una bambina di 11 anni che è arrivata in Texas con sua madre dal Salvador per fuggire dalla violenza delle bande. La bambina piange mentre racconta al Papa la sua odissea. Il Papa ascolta attento, e la ringrazia.