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Papa Francesco, un ramoscello d’ulivo per il presidente del Libano

Papa Francesco e il presidente del Libano | Papa Francesco e il presidente Michel Aoun al momento dello scambio dei doni | L'Osservatore Romano / ACI Group Papa Francesco e il presidente del Libano | Papa Francesco e il presidente Michel Aoun al momento dello scambio dei doni | L'Osservatore Romano / ACI Group

Un ramoscello d’ulivo di bronzo è stato donato da Papa Francesco al presidente del Libano Michel Aoun, al termine di una conversazione di 18 minuti con l’aiuto monsignor Yoannis Ghazi Laid, il segretario particolare di Papa Francesco di origine egiziana.

Il presidente libanese, eletto alla fine di ottobre dopo uno stallo istituzionale di due anni, è arrivato a Roma per la prima visita ufficiale in Vaticano con un seguito di circa 20 persone. I temi dell’incontro sono stati preparati con cura dallo staff presidenziale, che il 15 marzo ha incontrato l’arcivescovo Giordano Caccia, nunzio apostolico in Giordania, per definire i temi di comune interesse. Il presidente ha deciso di andare in Vaticano prima che in ogni altro Paese europeo.

Logico, dunque, che molte delle attenzioni siano rivolte soprattutto all’incontro bilaterale che il presidente ha avuto con il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Sato vaticano, e con l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, ministro degli Esteri, subito l’incontro con il Pontefice.

Tra gli elementi di comune interesse, la situazione dei migranti: il Libano ha accolto circa un milione di rifugiati siriani, a fronte di una popolazione di 4 milioni di abitanti, e l’importanza strategica del Paese nella regione, in particolare con riferimento alla crisi siriana, è altissima. Tanto che nel 2014 si pensò a un viaggio di Papa Francesco nella nazione, dopo che c’era stato Benedetto XVI nel 2012, consegnando lì l’esortazione apostolica post-sinodale ecclesia in Medio Oriente.

Il presidente Aoun è arrivato puntuale, e il Papa lo ha accolto dicendo in francese: “Buongiorno, piacere di riceverla”. La conversazione poi è andata avanti in arabo da parte del presidente Aoun e in italiano da parte del Papa, con l’aiuto di un traduttore vaticano.

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La delegazione del presidente includeva il ministro degli Esteri libanese Gebran Bassil, del Libano incaricato d'affari in Vaticano Albert Samaha, il consigliere per i media il presidente Jean Aziz e capo dell'Ufficio informazioni della Presidenza della Repubblica, Rafic Chelala.

Oltre a due testi in arabo, e l’Evangelii Gaudium in francese, Papa Francesco ha donato appunto al presidente un ramoscello d’ulivo in bronzo, mentre da parte sua il presidente ha donato una riproduzione del bambinello di Praga, realizzato da suore carmelitane libanesi, vestito di una tunica bianca con il cedro del Libano e una cappa rossa, e avvolto in una bandiera libanese.

La Sala Stampa della Santa Sede - riporta Radio Vaticana -  riferisce che “nel corso dei cordiali colloqui ci si è soffermati sulle buone relazioni bilaterali tra la Santa Sede e il Libano, sottolineando il ruolo storico ed istituzionale della Chiesa nella vita del Paese. Si è quindi espressa soddisfazione per l’impegno delle varie forze politiche nel porre fine alla vacanza presidenziale, auspicando per il futuro una sempre più proficua collaborazione tra i membri delle diversità comunità etniche e religiose in favore del bene comune e dello sviluppo della Nazione”.

Si è quindi fatto “riferimento alla Siria, con particolare attenzione agli sforzi internazionali per una soluzione politica al conflitto. È stato altresì ribadito l’apprezzamento per l’accoglienza che il Libano presta ai numerosi profughi siriani. Infine, si è avuto un più ampio scambio di vedute sul contesto regionale, facendo cenno agli altri conflitti in corso e alla situazione dei cristiani in Medio Oriente”.

Il generale Aoun – che già era stato presidente ad itnterim alla fine degli anni Ottanta - è cristiano maronita. Secondo il Patto Nazionale del 1943, mai formalizzato per iscritto, le cariche di Stato devono essere divise cariche tra i principali gruppi religiosi: la presidenza ai cattolici maroniti, la guida del governo ai musulmani sunniti, la presidenza del Parlamento ad un rappresentante musulmano sciita. Poi, il comandante delle forze armate deve essere maronita e altri funzionari di religione greco-ortodossa e drusa.