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Papa Giovanni e Mazzolari, un incontro nel ricordo di Loris Capovilla

Don Primo Mazzolari  |  | FondazioneMazzolari Don Primo Mazzolari | | FondazioneMazzolari

Era il 5 febbraio del 1959 . A tre mesi dalla sua elezione Giovanni XXIII riceve in udienza don Primo Mazzolari parroco di Bozzolo. Di quella udienza ebbe sempre un vivo ricordo Loris Capovilla il segretario di Papa Giovanni.

In un articolo del 2009 pubblicato dalla rivista Koinonia Capovilla raccontava che di Mazzolori  “il patriarca Roncalli aveva letto sul Popolo di Milano un commento evangelico: Vedere con bontà, complimentandolo e ricambiandolo con la sua esortazione di quaresima” e aveva detto: “ Vorrei potermi avvolgere in quelle due pagine del piccolo quaresimale come e meglio che nel mio mantello. Lì veramente trovo qualcosa di me stesso in piena conformità di pensiero e di sentimento”.

Capovilla ricorda che “l’udienza del 5 febbraio restò in bilico per qualche giorno, ritenuta da alcuni inopportuna, ancorché inclusa in un contesto meritevole di plauso e di riconoscenza. A troncare incertezze e divieti intervenne il Papa in persona, dopo aver letto il memoriale (davvero appassionato e incandescente) del parroco di Bozzolo, inoltrato alla Segreteria di Stato. Furono ore di angoscia per Mazzolari, e non solo per lui”.

L’udienza avvenne nell’ambito dell’incontro del Papa con il Comitato per le onoranze nazionali ai sacerdoti vittime della violenza nel biennio 1943-1945: “Mazzolari teneva in mano il volume, rilegato in bianco, I preti sanno morire, libro rimasto sul tavolo del Papa durante tutto il suo pontificato”.

Capovilla parla di “piccola trama intesa ad impedire a Mazzolari l'accesso al Papa”, ma non si sofferma e invece ricorda che “il filo di quell'udienza sta nel diario e nell'epistolario di Mazzolari. Quattro pennellate da par suo, eloquenti, edificanti e incantevoli: "Giovedì 5 febbraio. Entriamo nel Cortile di S. Damaso a mezzogiorno. L'attesa dura fin verso le 12 e 35. Poi viene il Papa nella Sala del Tronetto. Mi parla con una benevolenza particolare: Sono sei anni (lapsus papale: tre) che non ci vediamo, caro don Mazzolari. Poi viene fuori la frase segnata da tutti: Tromba dello Spirito Santo in terra mantovana; poi la Colombina [sorella di don Primo gravemente inferma], la mia parrocchia, i malati. Trenta minuti dura l'udienza. Ero alla sua destra. Ha precisato il suo pensiero con una semplicità ed incidenza non comuni. Idea bellissima, [la via crucis in memoria del clero italiano vittima da erigersi a S. Martino di Correggio] da non abbandonare, ma da condurre a termine senza impegnare direttamente la Santa Sede. Alcune frasi: I milioni non vengono come gli asparagi. A chiusura un accenno alla situazione attuale: A volte vedendo andar male certe cose verrebbe voglia di fare un passo. Ma il Papa ha i suoi limiti e in certi casi non può che pregare e soffrire. Esco contento. Ho dimenticato tutto"”.

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Mazzolari ebbe un ictus due mesi dopo, domenica in albis, stroncato ai piedi dell'altare. “In coloro che lo conobbero- ricorda Capovilla-  rimane nostalgia della sua voce e dei suoi occhi cerulei aperti sull'Infinito, nei posteri più sensibili ai fatti e ai protagonisti del secolo ventesimo continua intenso il desiderio di conoscere chi fosse e come fosse fatto questo prete degli ultimi”.

E conclude con una considerazione: “Non so dissociare l’incontro papale del 5 febbraio e i sette giorni di silenziosa agonia di questo vessillifero di Cristo dalla testimonianza resagli da Paolo VI l’1 maggio 1970, nell’udienza alla Fondazione e ai parrocchiani di Bozzolo: "Coltivate la memoria di don Primo, imitate il suo amore, la sua fedeltà a Cristo e alla sua chiesa... Per tanti anni con fede generosa e dedizione piena fu guida e padre delle vostre anime […] C’è chi va dicendo che io non ho voluto bene a don Primo. Non è vero: io gli ho voluto bene. Certo, sapete anche voi: non era sempre possibile condividere le sue posizioni: camminava avanti con un passo troppo lungo, e spesso noi non gli si poteva tener dietro!… E così ha sofferto lui, e abbiamo sofferto anche noi. È il destino dei profeti””.