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Papa: “Impegniamoci a pregare gli uni per gli altri”

Papa Francesco, Udienza |  | Lucia Ballester, ACI Group Papa Francesco, Udienza | | Lucia Ballester, ACI Group

Papa Francesco termina il ciclo delle catechesi della misericordia.  “Ma - sottolinea il Papa durante l'udienza generale, che si tiene in Aula Paolo VI - la misericordia deve continuare". Ringraziamo il Signore per tutto questo e conserviamolo nel cuore come consolazione e conforto”.

Nella catechesi, il Papa parla dell’ultima opera di misericordia spirituale del suo ciclo: pregare per i vivi e i defunti. Ad essa si può affiancare l’ultima opera di misericordia corporale: seppellire i morti.

 “Può sembrare una richiesta strana quest’ultima – spiega il Pontefice - e invece, in alcune zone del mondo che vivono sotto il flagello della guerra, con bombardamenti che giorno e notte seminano paura e vittime innocenti, questa opera è tristemente attuale”.

Nella sua catechesi il Papa ricorda l’esempio che ritroviamo nella Bibbia: quello del vecchio Tobi, il quale, a rischio della propria vita, seppelliva i morti nonostante il divieto del re. “Anche oggi – afferma Francesco -c’è chi rischia la vita per dare sepoltura alle povere vittime delle guerre. Dunque, questa opera di misericordia corporale non è lontana dalla nostra esistenza quotidiana”.

Poi c’è l’esempio del Papa di Giuseppe di Arimatea: “Andò personalmente da Pilato e chiese il corpo di Gesù: una vera opera di misericordia fatta con grande coraggio”.

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“Per i cristiani – continua Francesco - la sepoltura è un atto di pietà, ma anche di grande fede. Deponiamo nella tomba il corpo dei nostri cari, con la speranza della loro risurrezione. È questo un rito che permane molto forte e sentito nel nostro popolo, e che trova risonanze speciali in questo mese di novembre dedicato in particolare al ricordo e alla preghiera per i defunti”.

Ed è qui che Francesco passa alla preghiera, innanzitutto quella per i defunti. “Pregare per i defunti – dice -è segno di riconoscenza per la testimonianza che ci hanno lasciato e il bene che ci hanno fatto, è un ringraziamento al Signore per averceli donati, e per il loro amore e la loro amicizia”.

Poi la preghiera per i vivi: “Il ricordo dei fedeli defunti non deve farci dimenticare di pregare per i vivi, che insieme con noi, ogni giorno affrontano le prove della vita. Tutti, vivi e defunti, siamo nella comunione, cioè nella comunità di quanti hanno ricevuto il Battesimo, si sono nutriti del Corpo di Cristo e fanno parte della grande famiglia di Dio”.

“Quanti modi diversi ci sono per pregare per il nostro prossimo! – rammenta Francesco - Sono tutti validi se fatti con il cuore. Penso alle mamme e ai papà che benedicono i figli al mattino e alla sera. Penso alle preghiere per le persone malate. A volte con le lacrime, in tante situazioni difficili”.

Poi Francesco racconta il suo incontro con un uomo, che ha conosciuto ieri alla Messa mattutina in Casa Santa Marta: “Ieri è venuto a messa a Santa Marta un bravo uomo. Un imprenditore. Ma doveva chiudere la sua fabbrica perché non ce la faceva. E piangeva quell’uomo, giovane. Piangeva e diceva io non me la sento di lasciare senza lavoro più di 50 famiglie. Io potrei dichiarare il fallimento dell’impresa, me ne vado a casa con i miei soldi ma il mio cuore piangerà per queste 50 famiglie. Ecco un bravo cristiano, lui pregava per loro. Questo è un uomo che sa pregare con cuore e i fatti. Questo è un cristiano e mi ha fatto tanto bene”.

E’ l’ultimo invito del Papa, parlando di misericordia: impegniamoci a pregare gli uni per gli altri. “Le catechesi finiscono qui – rammenta Francesco - abbiamo fatto il percorso delle 14 opere di misericordia, ma la misericordia continua e dobbiamo esercitarla”.

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