Come può un sacerdote  vivere la configurazione a Cristo buon pastore? Il cardinale segretario di stato vaticano Pietro Parolin interviene al Convegno della Congregazione per il Clero dedicato ai documenti conciliari sul sacerdozio e offre la risposta con le parole di Papa Francesco, con l’identikit fatto in una delle prime omelie da Pontefice: “ egli non è e non deve essere un funzionario del sacro, un burocrate avvolto dal narcisismo o chiuso nella formalità, e neanche una sorta di capo che spadroneggia sul gregge e si lascia abbagliare dalla mondanità spirituale; piuttosto il popolo di Dio ha bisogno di uomini unti dallo Spirito, abitati dalla consapevolezza che l’unzione non è per profumare sé stessi, ma per uscire e annunciare il Vangelo, in special modo tra i poveri e i sofferenti, condividendo lo stile di Cristo, che si mette a servizio dell’umanità, lava i piedi ai discepoli e offre gratuitamente la propria vita per tutti.”

Il cardinale ha ricordato che i due testi Optatam totius e Presbyterorum ordinis sono due “perle” della formazione sacerdotale da rileggere alla luce della storia che viviamo oggi in una epoca in cui si vive una indifferenza e disaffezione al messaggio e alla pratica cristiana soprattutto in occidente. Una umanità, ha detto Parolin citando Benedetto XVI, che “va incontro ad una atrofia spirituale, ad un vuoto del cuore.”

Il Convegno “Una vocazione, una formazione, una missione. Il cammino discepolare del presbitero nel 50° anniversario della Optatam Totius e della Presbyterorum Ordinis “ si chiude domani e si svolge nella Università Urbaniana di Roma.