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Paul Tighe, un vescovo comunicatore per la Cultura

Monsignor Paul Tighe | Monsignor Paul Tighe mostra il tablet con il quale, nel 2012, venne lanciato il primo tweet papale  | Alan Holdren / CNA Monsignor Paul Tighe | Monsignor Paul Tighe mostra il tablet con il quale, nel 2012, venne lanciato il primo tweet papale | Alan Holdren / CNA

Al momento si sta guardando intorno, cercando di capire quale sarà il suo compito. Ma per monsignor Paul Tighe, che il 28 febbraio verrà ordinato vescovo, è già molto importante che una persona con il suo profilo, un sacerdote con la passione della comunicazione, sia stato elevato al rango di vescovo per un compito non eminentemente pastorale. “E’ il segnale che il tema è importante per la Chiesa di oggi”, dice ai microfoni di CNA, intervistato da Elise Harris.

Sacerdote di Dublino, direttore dell’ufficio di comunicazioni dell’arcidiocesi di Dublino dal 2004 al 2007, monsignor Tighe è arrivato in Vaticano nel 2007, chiamato a fare il numero 2 del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali. Ora che il Pontificio Consiglio viene assorbito dalla Segreteria per la Comunicazione, è stato nominato segretario aggiunto del Pontificio Consiglio della Cultura ed elevato al rango di vescovo.

Di cosa si occuperà nel suo nuovo ruolo? “Il tema chiave è comprendere in che modo fede, religione e cultura interagiscano nella società. Il modo in cui vediamo le cose è sempre in qualche modo influenzato dal contesto. Ma quello che sono chiamato a capire è come la fede diventa viva, in che modo può entrare in dialogo con la cultura”.

Anche se all’inizio, i temi sono più che altro di comprendere quali sono i suoi interlocutori. “Ogni diocesi ha un ufficio per le comunicazioni sociali, ed era normale che questi fossero i miei riferimenti diretti nelle Chiese locali. Ma non tutte le diocesi hanno un ufficio per la Cultura: alcune volte è incluso nella comunicazione, altre volte è incluso nella Dottrina della Fede”.

Un mondo completamente nuovo, cui è stato catapultato anche in virtù della riforma della comunicazione di cui è stato uno degli artefici. “In realtà – si schermisce – noi abbiamo fatto una analisi. Abbiamo osservato che ogni dipartimento vive per se stesso, che sarebbe meglio ci fosse un dipartimento, una strada, un budget. E vedo che la strada intrapresa è davvero quella”.

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Di certo, il vescovo eletto Tighe sarà il collegamento tra il mondo della cultura e il mondo della comunicazione, chiamato anche a portare il tutto nel nuovo mondo digitale. “Essere vescovo in un contesto che non è ovviamente pastorale rappresenta il segnale di quanto il tema sia importante per la Chiesa. Si è voluto per il ruolo una persona con il titolo di vescovo, che possa mettersi in collegamento con altri vescovi. E questo è motivo per me di intensificare il mio impegno”.

Già dai concelebranti dell’ordinazione si può notare in che modo il rapporto di forze nel mondo della comunicazione vaticana si è delineato: primo celebrante è il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, che continua a mantenere il controllo della cosiddetta “direzione istituzionale”, ovvero la diffusione delle informazioni ufficiali attraverso la Sala Stampa. E poi concelebranti il Cardinal Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, che guiderà il nuovo vescovo Tighe; e l’arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali prossimo alla pensione.