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Perché Giuseppe? Era un uomo pratico, disse Benedetto

Benedetto XVI - 2011  | Città del Vaticano - 23 ottobre 2011 - Benedetto XVI precede la Messa di Canonizzazione di Padre Guanella, l'Arcivescovo conforti e suor Bonificia Rodriguez | Alan Holdren / Catholic News Agency Benedetto XVI - 2011 | Città del Vaticano - 23 ottobre 2011 - Benedetto XVI precede la Messa di Canonizzazione di Padre Guanella, l'Arcivescovo conforti e suor Bonificia Rodriguez | Alan Holdren / Catholic News Agency

Perché Dio ha scelto San Giuseppe come padre putativo di suo Figlio? Perché era un uomo pratico, oltre che giusto. La straordinaria, logica, semplice e allo stesso tempo teologicamente fondata spiegazione dalla scelta l’ha data il Papa emerito Benedetto XVI, in una di quelle omelie che – come ha rivelato l’arcivescovo Georg Gaenswein, suo segretario particolare – tiene ogni domenica nella cappella del Monastero Mater Ecclesiae, dove risiede. Un rapporto, quello tra Joseph Ratzinger e il suo santo, strettissimo e vivo. Un rapporto che è bello ricordare nel giorno dell’onomastico del Papa emerito, che per una felice coincidenza coincide con l’anniversario della Messa di Inizio del Ministero Petrino di Papa Francesco.  

Ogni domenica, alle nove e mezza del mattino, il Papa emerito celebra, l’arcivescovo Gaenswein concelebra vestendo spesso una casula gemella a quella di Benedetto XVI, e assistono alla Messa le quattro  Memores Domini e i pochissimi altri che riescono ad entrare nella cappellina, che può contenere massimo 12 persone. Durante la settimana, Benedetto XVI appronta il testo della sua omelia su un quadernetto, a mano, nella sua grafia minutissima e precisa. Ma poi, l’omelia la pronuncia a braccio, con la sua memoria di ferro che è rimasta lucidissima, e piena di idee.

E in una di queste memorabili omelie – raccontate ad ACIStampa da chi ha avuto il privilegio di essere presente – tratteggiò proprio la figura di San Giuseppe. Aveva detto Benedetto XVI: “Perché Dio ha scelto Giuseppe? Perché Giuseppe era un uomo giusto, pio. Ma anche perché Giuseppe era un uomo pratico. D’altronde, ci voleva un uomo pratico per organizzare la fuga in Egitto, ma anche per organizzare il viaggio a Betlemme per il censimento, e per provvedere a tutte le necessità pratiche di Gesù”.

E’ un tassello che si aggiunge ai tanti riferimenti alla figura di San Giuseppe di chi è stato pieno il pontificato di Benedetto XVI. Il 19 marzo del 2006 era una domenica, e il Papa ricordò la figura del suo santo sottolineando che “la grandezza di San Giuseppe, al pari di quella di Maria, risalta ancor più perché la sua missione si è svolta nell'umiltà e nel nascondimento della casa di Nazaret. Del resto, Dio stesso, nella Persona del suo Figlio incarnato, ha scelto questa via e questo stile - l'umiltà e il nascondimento - nella sua esistenza terrena”.

Nei primi Vespri della festa di San Giuseppe del 2009, Benedetto XVI tratteggia quasi con stupore teologico la figura di San Giuseppe. “San Giuseppe – disse Benedetto -  manifesta ciò in maniera sorprendente, lui che è padre senza aver esercitato una paternità carnale. Non è il padre biologico di Gesù, del quale Dio solo è il Padre, e tuttavia egli esercita una paternità piena e intera. Essere padre è innanzitutto essere servitore della vita e della crescita. San Giuseppe ha dato prova, in questo senso, di una grande dedizione. Per Cristo ha conosciuto la persecuzione, l’esilio e la povertà che ne deriva. Ha dovuto stabilirsi in luogo diverso dal suo villaggio. La sua sola ricompensa fu quella di essere con Cristo.”

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Chi era San Giuseppe? Il 19 marzo del 2011, Benedetto XVI spiegò che “san Giuseppe era giusto, era immerso nella Parola di Dio, scritta, trasmessa nella saggezza del suo popolo, e proprio in questo modo era preparato e chiamato a conoscere il Verbo Incarnato - il Verbo venuto tra noi come uomo -, e predestinato a custodire, a proteggere questo Verbo Incarnato; questa rimane la sua missione per sempre: custodire la Santa Chiesa e il Nostro Signore". E nell’omelia del 19 marzo 2009, Benedetto disse: “Giuseppe è, nella storia, l’uomo che ha dato a Dio la più grande prova di fiducia, anche davanti ad un annuncio così stupefacente” 

Ma la figura di San Giuseppe diventa centrale proprio nel periodo di Natale, quando Giuseppe diventa un personaggio importante nelle scritture. Il 30 dicembre 2012, giorno della Sacra Famiglia, Benedetto XVI chiede che "il silenzio di Giuseppe, uomo giusto (cfr Mt 1,19), e l’esempio di Maria, che custodiva ogni cosa nel suo cuore (cfr Lc 2,51), ci facciano entrare nel mistero pieno di fede e di umanità della Santa Famiglia. Auguro a tutte le famiglie cristiane di vivere alla presenza di Dio con lo stesso amore e con la stessa gioia della famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe”.

Giuseppe, per Benedetto XVI, è anche una figura da cui imparare. Nell’Angelus del 18 dicembre 2005, alla vigilia del suo primo Natale da Papa, Benedetto XVI invitò i fedeli a “lasciarsi contagiare dal silenzio di San Giuseppe.” “Ne abbiamo tanto bisogno, in un mondo spesso troppo rumoroso, che non favorisce il raccoglimento e l’ascolto della voce di Dio. In questo tempo di preparazione al Natale coltiviamo il raccoglimento interiore, per accogliere e custodire Gesù nella nostra vita”. 

San Giuseppe, uomo pratico, uomo dell’obbedienza silenziosa, uomo della storia e uomo giusto: sulla sua figura Benedetto XVI ha costruito anche la sua personalità, fedele all’idea che i santi di cui si porta il nome devono essere modello per la vita.