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Quattro sfide per la custodia della terra. La CEI per la Giornata del Ringraziamento

Giornata Mondiale del Ringraizamento | Una immagine per la Giornata Mondiale del Ringraziamento | Radio Vaticana Giornata Mondiale del Ringraizamento | Una immagine per la Giornata Mondiale del Ringraziamento | Radio Vaticana

Mantenere il suolo fertile. Difenderlo dalle coltivazioni estensive. Proteggerlo dal land grabbing. Nel suo messaggio per la Giornata Mondiale del Ringraziamento, che si celebra il prossimo 8 novembre, la Conferenza Episcopale Italiana lancia un messaggio dal titolo “Il Suolo Bene comune.” Si riprende molto l’enciclica “Laudato Si” di Papa Francesco. E si coglie l’occasione di parlare del Suolo perché le Nazioni Unite hanno dichiarato il 2015 anno internazionale del Suolo.

La Giornata del Ringraziamento è celebrata in Italia dal 1951 per iniziativa della Coldiretti, e viene sempre celebrata la seconda domenica di novembre, mentre a livello locale viene riproposta nel periodo che va dalla festa di San Martino (11 novembre) alla festa di Sant’Antonio Abate (17 gennaio). Dal 1973, la CEI ha colto l’occasione di questa giornata per una riflessione a livello locale.

Quali le sfide del suolo oggi? Prima di tutto, dicono i vescovi, “custodirne la fertilità.” Ci vuole – dicono i vescovi – un “nuovo patto” tra agricoltori e comunità locali, per trovare nuove soluzioni e andare oltre la dipendenza della chimica nelle pratiche produttive.

Seconda sfida: la destinazione d’uso del territorio. “Sono proprio i problemi della gestione del suolo in Italia che ci mettono davanti all’urgenza di uscire da una logica della provvisorietà, denunciando i costi del non fare”, dicono i vescovi. Che poi aggiungono :”Solo se assegniamo al suolo un’opzione riservata nelle traiettorie dello sviluppo, possiamo ricavarne soluzioni utili davanti all’incombere dell’abbandono e di forme speculative e di sfruttamento.”

Terza sfida: il land grabbing, che si snoda a livello internazionale. Chi ha più soldi acquista terreni in maniera indiscriminata, con il rischio – dicono i vescovi – di “distorcere le strutture agroalimentari di molte aree, orientandole a produzioni che ben poco hanno a che fare con le esigenze della popolazione locale.”

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Da qui si passa alla quarta sfida, quella della destinazione universale dei beni. “C’è, - dicono i vescovi - l’esigenza di ripensare all’importanza delle politiche agricole per lo sviluppo dell’agricoltura familiare, là dove queste non esistono; nonché, ai loro processi di riforma dove esse esistono andando incontro all’agricoltore per quello che egli fa in una visione produttiva multifunzionale, sostenibile e attenta ai beni comuni; allontanandosi da logiche di sfruttamento intensivo sempre più slegate dal territorio.”

Queste riforme “possono favorire un ritorno alla terra, in particolare dei giovani, un fenomeno che in Italia mostra segnali arricchiti da una splendida capacità innovativa, sia nei prodotti che nei processi, contribuendo a quella diversificazione dell’agricoltura che abbraccia forme di agricoltura sociale e civica, che introducono la “reciprocità” nell’agire economico.”

Sono “questioni complesse,” ammettono i vescovi. Che però possono essere risolte attraverso “la sfida educativa,” già delineata nella Laudato Si.

Spiegano i vescovi: “Si tratta, in particolare di apprendere a rinnovare la nostra percezione del mondo, imparando a sentirsi parte di parte di una comunione creaturale sulla terra di tutti e a percepirsi come amministratori di un prezioso bene comune, i cui frutti hanno una destinazione universale.” E si tratta di imparare la scuola del ringraziamento, sulla scia dell’insegnamento dato dall’Eucarestia.