Ogni anno la seconda e la terza domenica di Avvento sono dominate dalla figura di Giovanni Battista. Egli è il “trait-d’union” tra il passato e il futuro, tra il prima e il dopo. Domenica scorsa il Precursore ci è stato presentato come “il predicatore della penitenza”, oggi l’evangelista S. Giovanni lo presenta come “Testimone della Luce”. E la luce è Cristo. La qualifica di “testimone” viene ulteriormente spiegata quando Egli afferma di non essere il Messia, ma solo una “Voce” che prepara la Sua venuta.

Giovanni, dunque, è una persona che aspetta appassionatamente Cristo e vive tutto proteso verso di Lui ed è animato da una sola ambizione: servire Cristo ed esistere in relazione a Lui. Potremmo dire che con la sua esistenza egli proclama il primato del Signore, il quale deve sempre emergere nella vita del discepolo e della Chiesa perché tutti riceviamo vita e luce da Lui solo. E’ il Signore, infatti, che è morto e risorto e proprio per questo il potere di salvare appartiene solo a Lui. Se avessimo la pretesa di sostituirci al Signore opereremmo una occupazione indebita ed un plagio. Si tratta di un richiamo forte a non cedere alla tentazione o di prendere il posto o di sovrapporsi a Cristo perché noi siamo solo la sua “voce. L’Avvento ha lo scopo di aiutarci ad aspettare Gesù Cristo, non altri al suo posto, poiché tutti abbiamo bisogno di perdono, di guarigione e di gioia, che lui solo può dare.

Questa terza domenica di Avvento è chiamata anche la domenica della gioia. La ragione è motivata dal fatto che il Signore è vicino. Il Natale, appare, dunque, come la risposta inattesa al bisogno di gioia del cuore umano, in quanto nell’evento dell’Incarnazione il bene, che è Dio, si è legato in maniera indissolubile all’uomo, colmando, in tale modo, la sua solitudine esistenziale. L’origine della gioia cristiana nasce dal fatto di sapere che io sono il termine dell’interesse di Dio.  Scrive San Tommaso: “Qualunque possa essere il male che sopravviene, esso è senza paragone rispetto al bene che è Dio; quindi non vi è male che possa interrompere tale bene”.

Potremo essere veramente lieti solo se il Signore è presente nella nostra vita. La gioia cristiana possiede un segreto. Non ha consistenza in se stessa e non nasce puramente dalle cose, ma viene da un “Altro”. San Paolo afferma: Rallegratevi sempre nel Signore. L’espressione “nel Signore” è illuminante! Perché ci dice che la gioia cristiana scaturisce dall’incontro con una persona viva, cioè Gesù Cristo. La sua fonte ultima, allora, è Dio, la Santissima Trinità. Pertanto, l’uomo quanto più si lascia avvicinare, si lascia accarezzare da Dio tanto più conosce la gioia. Rimane attuale per tutti la confessione di S. Agostino: Tu ci hai creati per Te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finchè non riposa in Te (Confessioni I,1). “Riposare” in Dio significa scoprire che io sono voluto, amato personalmente dal Signore, che ho un posto nel mondo e nella società e che sono chiamato a partecipare della sua stessa vita divina. Per cogliere il contenuto di questa gioia è necessaria la fede perché solo la fede ci consente di cogliere nella sua profondità il mistero che è il Natale.