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Riforma dei media vaticani: che succederà nel 2016?

La sala Giovanni Paolo II della sala stampa della Santa Sede |  | Daniel Ibanez/ CNA La sala Giovanni Paolo II della sala stampa della Santa Sede | | Daniel Ibanez/ CNA

Poco prima di Natale, il 21 dicembre del 2015, nei media vaticani è arrivato il primo scossone targato Papa Francesco. Non è stato un evento epocale, ma a leggerlo bene con alcune carte in mano si capisce che è la riforma dei media che da anni si favoleggiava.

Lo scorso 27 giugno il Papa con un Motu Proprio ha fatto nascere un nuovo organismo di organizzazione e controllo delle comunicazioni vaticane, lo ha chiamato Segreteria seguendo uno stile preciso, e ha scelto come prefetto un sacerdote che dirigeva il Centro Televisivo Vaticano: monsignor Dario Viganò.

Intanto si lavora agli statuti. Anche questo nello stile Francesco, prima si crea la struttura poi si decide come farla funzionare. E si parla di quattro anni di tempo, come riferito in uno degli incontri della Commissione cardinalizia che affianca il Papa nella gestione della Curia e per la sua riforma.

A dicembre arriva appunto il primo scossone. Il Papa sceglie quello che fino ad ora è stato il responsabile tecnico del CTV come direttore, lasciando intendere così che la vera direzione politica ed editoriale rimanga in mano alla Segreteria e quindi a Viganò, e sostituisce uno dei due vice direttori della Sala Stampa, il passionista padre Ciro Benedettini, che va in pensione per “raggiunti limiti di età”, e che si occupa tra l’altro della gestione del personale, il 30 gennaio 2016 con Greg Burke, fino ad ora consulente mediatico della Segreteria di Stato. Un ruolo che di fatto era stato inventato per lui e con lui nell’estate del 2012 e che lasciava capire che la sua strada non si sarebbe fermata lì.

Ma quello che è successo in più il 21 dicembre è che il Segretario di Stato Vaticano, il cardinale Parolin,invia una lettera a Padre Lombardi per informarlo del nuovo assetto del lavoro della Sala Stampa a partire dal primo gennaio del 2016.

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Rimane chiaro, per ora, che nella competenza della Prima sezione della Segreteria di Stato c’è quella di “pubblicare e divulgare, mediante lo speciale ufficio che da essa dipende ed è chiamato sala stampa, le comunicazioni ufficiali riguardanti sia gli atti del sommo Pontefice sia l'attività della Santa Sede” secondo le indicazioni della Pastor bonuns, costituzione che continua a regolare il lavoro in Curia. Ma comunica anche che la “ Segreteria per la comunicazione assumerà la responsabilità e la gestione delle risorse amministrative, tecnologiche ed umane della Sala Stampa, risorse di cui la Segreteria stessa potrà disporre direttamente”.

Quindi, di fatto la sala stampa perde autonomia. Che cosa farà dal primo febbraio Greg Burke, brillante ex giornalista della Fox, numerario dell’ Opus Dei? E’ solo uno degli interrogativi che si levano in queste giornate nel mondo dei media vaticani. Altri vengono da Palazzo Pio, dalla Radio Vaticana, dove sembra che la intera struttura informatica possa passare sotto il controllo della Segreteria. Ma la Radio è anche fin dall’inizio un’opera che il Papa ha affidato ai gesuiti, e Papa Francesco tiene molto alla Compagnia da cui proviene.

Solo un primo scossone per ora. Per il resto ci sono ancora tre o quattro anni di lavori in corso.