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Riforma della Curia, arriva il momento degli esperti

Vista della Basilica di San Pietro e del Palazzo Apostolico |  | David Uebbing / Cathocli News Agency Vista della Basilica di San Pietro e del Palazzo Apostolico | | David Uebbing / Cathocli News Agency

 Sarà probabilmente nominata una commissione di esperti per definire il testo della riforma della Curia, e poi lo stesso tempo dovrebbe essere passato a una commissione di cardinali. Questo perlomeno quello che risulta dalle discussioni dei cardinali che, riunitisi in concistoro il 12 e il 13 febbraio, hanno ascoltato i primi progetti di riforma della Curia del Consiglio dei Cardinali e tirato le loro conclusioni.

La bozza presentata dal vescovo Marcello Semeraro di Albano non era un progetto definitivo, e non lo era nemmeno quando, il 24 novembre, lo stesso coordinatore del Consiglio dei Cardinali lo aveva presentato alla riunione dei capidicastero. Allora, la mancanza di una base teologica aveva suscitato molte critiche dai capi dicastero, che lamentavano una mancanza di visione. La nuova bozza presentata il 12 febbraio includeva – ha spiegato padre
Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede – “una parte in cui venivano presentate le basi teologiche della riforma.”

Si parla di due super-Congregazioni, e ognuna di queste dovrebbe essere composta da cinque segreterie, andando ad accorpare almeno sei diversi dicasteri della Curia Romana. La Congregazione Carità, Giustizia e Pace sarà composta dalle segreterie di: Giustizia e Pace, Cor Unum, Migranti, Ecologia Umana, Pastorale Sanitaria; la Congregazione Laici, Famiglia e Vita sarà composta dalle segreterie di: Laici, Famiglia e Vita, Donne, Giovani e Movimenti Ecclesiali.

Andranno ad inglobare i Pontifici Consigli di Giustizia e Pace, Cor Unum, Migranti e Itineranti, Famiglia, Laici, Pastorale Sanitaria. L’idea è anche quella di affidare a dei laici la guida di queste segreterie. L’accorpamento, va da sé, ha un significato soprattutto economico, e prevede una razionalizzazione dei costi.

Razionalizzazione che è stata presentata anche dal Comitato della Comunicazione. Il segretario del Comitato, Mons. Paul Tighe, che è anche segretario del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, ha presentato durante la riunione del Consiglio dei Cardinali che si è tenuta dal 9 all’11 febbraio un “interim report” del Comitato. Si prevede il
taglio di circa 200 persone, lo stabilimento di una unica “newsroom” che coordini in maniera centralizzata i contenuti editoriali dei media vaticani, e un maggiore utilizzo della tecnologia.

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E la razionalizzazione è stata presentata anche dal Cardinal George Pell, prefetto della Segreteria dell’Economia, che ha relazionato prima al Consiglio dei Cardinali e poi al Concistoro di come sta portando avanti la grande riforma dell’economia vaticana. La relazione al concistoro, con tanto di slide, è stata arricchita da un’altra relazione di
Joseph F.X. Zahra, vice coordinatore del Consiglio dell’Economia.

Il Consiglio per l’Economia in questi giorni ha anche discusso gli statuti, che sono stati posti al vaglio del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, il quale ha a sua volta mosso delle criticità. Una situazione che ha creato una piccola polemica. Il Cardinal Wilfried Napier, membro del Consiglio, ha contestato che il Pontificio Consiglio per i
Testi Legislativi sia andato oltre i suoi incarichi, proponendo delle modifiche al testo. Ma il cardinal Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio, ha ribadito che “il Consiglio non vuole bloccare la riforma, ma la vuole rendere possibile”.

Alla fine, le proposte di riforma sono state ampiamente discusse dal Consiglio dei Cardinali, che hanno rilevato le loro perplessità anche sull’uso dei termini. Si è lamentata l’assenza della parola sussidiarietà, e il fatto che la parola sinodalità sia stata usata in maniera a volte inappropriata, mentre il termine collegialità era considerato più appropriato.

Un po’ di chiarezza sull’uso della terminologia era stato fatto il 7 febbraio dal Cardinal Gehrard Ludwig Mueller, prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, che – in un articolo pubblicato sull’Osservatore Romano e intitolato “Purificare il tempio” – aveva specificato le radici teologiche della riforma, e la necessità di fare le debite
distinzioni tra Santa Sede, Stato di Città del Vaticano, Conferenze Episcopali, e appunto Sinodo dei Vescovi.

Alla fine, la cosa più probabile è che le nuove super-congregazioni vengano stabilite attraverso un motu proprio, mentre una modifica sostanziale della Pastor Bonus, la costituzione che regola funzioni e compiti della Curia Romana, necessiterà di un lavoro di stesura più ampio, con un team di esperti.

Intanto, il Consiglio dei Cardinali ha fissato la prossima riunione per il 9-11 aprile, e continuerà a vagliare le proposte di riforma e a presentarle a Papa Francesco. Sarà solo lui a prendere l’ultima decisione.

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