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Santa Sede in Siria, le cifre degli aiuti

Conflitto in Siria | Un momento del conflitto siriano | Wikimedia Commons Conflitto in Siria | Un momento del conflitto siriano | Wikimedia Commons

Si può quantificare l’impegno della Chiesa nel conflitto siriano? Non si può in termini di sostegno alla popolazione, ma si può quantificare quanto è stato investito in aiuti. E le cifre le ha date il “ministro degli esteri” vaticano Gallagher, parlando alla conferenza su “Sostenere il futuro della Siria e della Regione”.

La conferenza si è aperta a Bruxelles lo scorso 4 aprile, ed è co-presieduta da Unione Europea, Germania, Kuwait, Norvegia, Qatar, Regno Unito e Nazioni Unite, e include rappresentanti a livello ministeriale di 70 delegazioni.  

Si tratta di una conferenza che si è concentrata in particolare sui donatori e su come questi possono fornire assistenza umanitaria, nonché agli sforzi per sostenere il cessate il fuoco, e a cui è intervenuto l’arcivescovo Gallagher, come rappresentante della Santa Sede. Vale la pena ricordare che una delle prime iniziative diplomatiche di Papa Francesco fu, a settembre 2013, la giornata di digiuno e di preghiera per la pace in Siria e in Medio Oriente, che fu preceduta da un incontro dell’allora “ministro degli Esteri” vaticano Mamberti con gli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede.

 

Ecco le cifre dell’aiuto della Santa Sede, fornite dall’arcivescovo Gallagher: 200 milioni di dollari americani distribuiti dalla Santa Sede attraverso la sua rete di enti caritativi, di cui hanno tratto beneficio 4,6 milioni di persone in Siria e nella Regione.

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L’arcivescovo Gallagher ci tiene a specificare che “nel distribuire aiuti, le agenzie e le entità cattoliche non fanno distinzioni riguardo all’identità religiosa o etnica di chi ha bisogno di aiuto”.

La priorità non è la religione, ma “le persone più vulnerabili e bisognose,” e questo è dimostrato dall’ “apertura di un centro Caritas nell’area musulmana della parte Est di Aleppo”, nonché il progetto “Ospedali aperti”, che cerca appunto di tenere aperti gli ospedali dell’area per aiutare i più vulnerabili.

La Santa Sede chiede a “ciascuna delle parti in causa” di “ritenere prioritario il rispetto del diritto umanitario internazionale”, e garantire “la protezione dei civili e la necessaria assistenza sanitaria alla popolazione”.

In più, la Santa Sede “invita tutte le parti coinvolte nel conflitto in Siria a non lesinare sforzi per porre fine alla spirale apparentemente infinita della violenza, per ripristinare quel senso di solidarietà che è la base della coesione sociale e della coesistenza pacifica”.

L’arcivescovo Gallagher sottolinea infine la “profonda preoccupazione” della Santa Sede per la “situazione di vulnerabilità dei cristiani e delle minoranze religiose in Medio Oriente”, le quali “soffrono oltremodo per gli effetti della guerra e dell’agitazione sociale nella regione, al punto che la loro stessa presenza e la loro esistenza sono fortemente minacciate”.