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Scola: "Discorso del Papa pietra miliare per il futuro"

Il Cardinale Angelo Scola, Arcivescovo di Milano |  | Andrea Gagliarducci - Aci Group Il Cardinale Angelo Scola, Arcivescovo di Milano | | Andrea Gagliarducci - Aci Group

Il discorso del Papa ieri al V Convegno Ecclesiale Nazionale di Firenze ha lasciato il segno. Ne è convinto il Cardinale Arcivescovo di Milano Angelo Scola che - in esclusiva ad Acistampa - parla di pietra miliare per il futuro della Chiesa in Italia.

Sarà certamente una pietra miliare per il cammino delle Chiese in Italia. Ho visto due elementi che voglio rimarcare. La prima è il grande affetto del Papa per le chiese italiane e la consapevolezza dell’importanza della Chiesa italiana per il suo ministero, dal momento che la Santa Sede è situata geograficamente in Italia. L’altra questione è più legata ai contenuti: ha fatto un discorso molto articolato, a mosaico. Per cui adesso da parte di tutti i fedeli italiani è decisivo esaminare bene tessera per tessera, vedere bene cosa il Papa ha voluto dirci in ogni passaggio e cogliere bene la prospettiva unitaria. 

In particolare, Eminenza?

Certamente talune cose balzano alla nostra attenzione: la necessità di una essenzializzazione della proposta cristiana in due direzioni. La prima, la centratura su Gesù e quindi l’immedesimazione in Lui. La seconda, la centratura sulla comune appartenenza al Popolo di Dio nella quale la figura del pastore emerge come strutturalmente connessa a quella della gente e questo comporta anche un ripensamento ed una essenzializzazione della vita cristiana come tale, meno strutture, meno commissioni, meno discorsi e più condivisione, più contatto, più cammino con loro con lo sguardo dato a tutta la realtà a partire dagli ultimi che si trovano oggettivamente in condizione di uno sguardo più liscio e più semplice quindi tendenzialmente più vicino a Cristo. 

Il Papa ha chiesto ai Vescovi di essere semplicemente pastori…

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Appunto. Siate pastori significa restare immersi nelle domande quotidiane della gente relative agli affetti, al lavoro, al riposo, al dolore, alla morte, all’educazione dei figli, alla costruzione di una società giusta partecipando con loro nell’individuazione delle risposte che si possono dare a queste domande ovviamente nel rispetto del compito episcopale che è legato alla liturgia, alla preghiera, alla proposta della visione cristiana della vita ed è legato anche all’accompagnamento e alla guida della Chiesa. Una proposta molto consapevole della novità in cui ci troviamo a vivere l’esperienza della vita cristiana oggi: il Papa ha ribadito che questa non è una epoca di cambiamenti ma è un cambiamento d’epoca, che va proposto in una società plurale: penso che dobbiamo lavorarci.