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Si apre il Convegno di Firenze, 2200 delegati per indicare la via alla Chiesa in Italia

La processione di apertura del Convegno di Firenze |  | CEI La processione di apertura del Convegno di Firenze | | CEI

L'austera cattedrale fiorentina di Santa Maria del Fiore ha accolto i delegati del quinto Convegno ecclesiale nazionale nel cuore pulsante dell'umanesimo culturale; nel cuore di quella Firenze in cui “l'affermazione dell'umano, nelle sue espressioni migliori, ha saputo legare insieme il senso alto della cultura e dell'arte con la cura del debole e l'esercizio della misericordia". Così il cardinale arcivescovo fiorentino Giuseppe Betori, ha rivolto il suo benvenuto ai 2200 rappresentanti delle diocesi e realtà ecclesiali del bel Paese.

Prima di tutto la preghiera nel programma del pomeriggio che ha dato il via a Firenze2015, quindi il racconto delle le "basi" del "nuovo umanesimo", che viene da Gesù Cristo, come recita il tema dell'assise. Ad avvio di programma il raduno in quattro basiliche; poi altrettante processioni, fin dentro il cuore sociale e religioso della città, come ricordato dal Sindaco Dario Nardella. "Firenze mette a disposizione la sua bellezza", ha detto il primo cittadino, ricordando il "dono" di ricevere, domani, Papa Francesco.

Un binomio, la Chiesa e la piazza, visibile nel cuore delle città, come ricordato nel suo saluto dal cardinale Betori. In questo "inizio fiorentino" i delegati sono anche passati dal Battistero, "in cui abbiamo fatto memoria della nostra conformazione a Cristo, e usciremo nel mondo, nella storia, nella piazza in cui dal campanile di Giotto si apprendono i lavori dell’uomo insieme a quelli di Dio, il mestiere di vivere", ha detto l'arcivescovo.

Firenze, ha aggiunto Betori, è una città in cui “l'affermazione dell'umano, nelle sue espressioni migliori, ha saputo legare insieme il senso alto della cultura e dell'arte con la cura del debole e l'esercizio della misericordia”. Questa città, ha proseguito, “vi indica come un traguardo e una missione: una sintesi di ricerca sincera e intensa del vero, di espressione in superbe forme di bellezza, di passione generosa e multiforme di carità”.

Certo, ha richiamato il Cardinale, "non ci abbandona certamente la consapevolezza che nell’affermare se stesso l’uomo può anche decadere in forme orrende di disumanizzazione"; "siamo eredi di una storia - ha aggiunto - che, specialmente nei secoli a noi più vicini, ha mostrato quanto feroce e brutale possa essere l’umanità".

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"Solo se l’umanesimo riveste i caratteri della carità può sfuggire a questo destino. Ed è quanto mostra la storia di questa città, in cui l’affermazione dell’umano, nelle sue espressioni migliori, ha saputo legare insieme il senso alto della cultura e dell’arte con la cura del debole e l’esercizio della misericordia", ha affermato ancora Betori.

Nella sua relazione introduttiva l'arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, ha richiama alla sinodalità, indicandola come primo obiettivo dei lavori del convegno. Per il Presidente del Comitato preparatorio, i delegati a Firenze2015 partono da un punto comune: l'essere mossi "dalla medesima passione per il Signore Gesù Cristo e la sua Chiesa; e dall’amore per questo nostro Paese, di cui ci sentiamo e vogliamo essere a  pieno titolo, protagonisti e cittadini".

D'altronde "i convegni della chiesa italiana - ha detto - sono momenti di comune riflessione attorno a tematiche che si collocano sul versante del rapporto della fede con la storia e della Chiesa con la società, sono il “luogo” per riflettere insieme sullo stato della fede nel Paese ed occasione privilegiata per verificare il percorso della Chiesa italiana nella sua ricezione del Vaticano II", ha aggiunto il Pastore.

“Non siamo qui per predisporre dei piani pastorali - ha detto ancora Nosiglia -, né per scambiarci informazioni, neppure per partecipare a dotte conferenze o a un corso di aggiornamento: lo scopo del nostro appuntamento fiorentino è quello di fare il punto sul nostro cammino di fedeltà al rinnovamento promosso dal Concilio e aprire nuove strade all’annuncio del Vangelo”.

Parte dal riferimento ai Convegni precedenti il vescovo di Torino e giunge  all’attuale piano decennale della Cei incentrato sull’Educare alla vita buona del Vangelo e all’attesa per l’intervento di domani di Papa Francesco. Nosiglia indica “alcune aree di impegno prioritarie per la vita della nostra gente e del Paese”: la famiglia, bisognosa di “una accoglienza compassionevole e di un accompagnamento e sostegno della sua esistenza”; i giovani, con l’impegno a operare per qualificare la proposta della scuola e l’inserimento nel mondo del lavoro; l’ecologia, intesa – sulla scorta della Laudato si’ – come cura della casa comune, in contrasto con ogni cultura dello scarto.

“Attorno a queste aree, come ad altre ugualmente importanti – ha evidenziato l’Arcivescovo – è necessario attivare un adeguato supporto di pensiero e di azione concreta da parte dei laici soprattutto, che hanno diritto e dovere di ‘fare coscienza’ e operare uniti”. Un’unità che si esprime in uno stile di ricerca comune e in un metodo preciso: quello della sinodalità che “sarebbe già un grande risultato se da Firenze divenisse lo stile di ogni comunità ecclesiale”.

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Novità sostanziale, spiega Nosiglia, è che il convegno per la prima volta sarà aperto dal Papa, che parteciperà domani ai lavori dell'assise e che "chiede che la nostra riflessione si ispiri a un’autentica “cultura dell’incontro” e che la nostra teologia sappia abitare le frontiere e farsi carico dei conflitti e a queste indicazioni intendiamo ispirare le nostre giornate e il percorso che le nostre comunità sono chiamate a compiere nel dopo convegno, che quindi sarà un punto di partenza piuttosto che un punto di arrivo".

"Nello stesso tempo - ha aggiunto Nosiglia - siamo consapevoli che anche coloro che non condividono l'umanesimo cristiano compiono opere di bene per l'umanità, che vanno apprezzate e riconosciute mediante un positivo e costruttivo discernimento".

Siamo di fronte ad una popolazione italiana "invecchiata, sfiduciata e ripiegata su se stessa, dove le diseguaglianze sociali e le povertà non solo materiali  ma etiche e spirituali stanno crescendo".

"Di fronte ai grandi cambiamenti del nostro tempo  - ha detto ancora - occorrono cristiani e comunità capaci di una testimonianza di coerenza non solo ai valori o ai principi come si dice, ma al Vangelo che è buona notizia di gioia,di misericordia e di speranza sia per colui che lo annuncia, sia  per ogni uomo".

Perché "questa prospettiva di futuro risponde anche ai criteri della concretezza ed essenzialità  che papa Francesco ci ha indicato per orientare i nostri lavori non restando sulle linee generali, ma scendendo nel vissuto delle persone e delle fatiche e  problemi che esse debbono affrontare".