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Si chiude la Porta Santa di Latina. “Il tempo della misericordia non finisce”

Cattedrale di Latina | Un momento della celebrazione conclusiva dell'Anno Santo Straordinario nella cattedrale di Latina, 25 novembre 2016 | Diocesi di Latina Cattedrale di Latina | Un momento della celebrazione conclusiva dell'Anno Santo Straordinario nella cattedrale di Latina, 25 novembre 2016 | Diocesi di Latina

Non finisce il tempo della misericordia. E non finisce nemmeno a Latina, dove per una concessione speciale la Porta Santa si chiusa il 25 novembre, cinque giorni dopo la chiusura della Porta Santa di San Pietro. E il vescovo Mariano Crociata, nell’omelia della celebrazione conclusiva, sottolinea che “la misericordia cercata e invocata deve diventare compagna assidua del nostro cammino”.

L’Anno Santo a Latina si chiude nel segno di Santa Maria Goretti, ed è il motivo per cui il Papa ha concesso alla diocesi (che include anche le sedi di Terracina, Sezze e Priverno) di concludere il Giubileo un po’ dopo la chiusura ufficiale. Il corpo della Santa è stato esposto nella Casa del Martirio, a Le Ferriere, suo luogo di nascita, e poi portato in processione fino alla Cattedrale per la celebrazione conclusiva. 

Perché legare il Giubileo a Marietta, come viene chiamata con un moto di affetto da quanti vivono nella sua diocesi? Perché della sua figura – risponde il vescovo Crociata – “colpisce la modestia della sua condizione sociale e allo stesso tempo la qualità di un forte senso religioso”. Una ragazzina, che “nemmeno troppo accudita” a causa delle “condizioni di vita e di lavoro di una famiglia privata anche della presenza del padre”, che “riesce a sviluppare una rande coscienza della propria dignità e integrità e un vivo senso di responsabilità” grazie alla “scelta di vivere alla presenza di Dio nell’autenticità della fede e nella semplicità di una costante e fiduciosa preghiera”.

La figura di Marietta rappresenta così un monito: quello di “saper ascoltare le nuove generazioni”, perché molti come lei restano soli per le situazioni di vita, come “i migliaia di bambini e ragazzi immigrati non accompagnati di cui spesso si perde notizia”. Maria Goretti” “ci invita a guardare con misericordia ai suoi coetanei di oggi, non per diventare più indulgenti di quanto già non siamo, ma per trovare con loro ciò che conta e un vero ideale di vita”. Perché “se nessun motivo merita di impegnare e, al limite, sacrificare la vita, vuol dire che non c’è nemmeno un buon motivo per vivere”.

Ma la chiusura della Porta Santa, ricorda il vescovo Crociata, ha luogo nel giorno in cui si celebra la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. In Maria Goretti “il tentativo di violenza diventa occasione di santificazione e di redenzione, ma ciò non può nascondere o attenuare la gravità estrema del gesto del suo aggressore”, un gesto che non è solo parte di “un disordine morale”, ma è frutto di una cultura “maschilista” che “continua a non considerae la donna una persona, ma la riduce ad oggetto.

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Infine, Maria Goretti è “anche modello di misericordia che raggiunge il suo vertice nel perdono”, perché Marietta “non esita a perdonare il suo aggressore e a dichiarare di desiderare che egli possa stare con lei in Paradiso”. E queste parole fanno dell’aggressore “vittima della sua cieca violenza,” una testimonianza eloquente di come “la misericordia trasforma e cambia la vita”.

Il vescovo Crociata sottolinea che è tempo di “dare il giusto peso alle cose”, e invece dobbiamo avere un “approccio diverso alla vita”, prendendo esempio da Maria Goretti, la quale dimostra che “il tempo della misericordia per noi si prolunga quanto il tempo della nostra vita”, perché “finché non accettiamo di avere bisogno di misericordia e finché non impariamo a perdonarci a vicenda, non potrà esserci rinnovamento personale, cambiamento di vita nelle relazioni, trasformazione sociale”.