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Sinodo, relatio finalis. Vicini alle famiglie in difficoltà

Sinodo 2015 | Dentro l'aula del Sinodo, un momento della discussione | Daniel Ibanez / ACI Group Sinodo 2015 | Dentro l'aula del Sinodo, un momento della discussione | Daniel Ibanez / ACI Group

Un testo che a volte ha il sapore della sociologia, e che però accetta il suggerimento di uno dei circoli minori di introdurre un capitoletto dedicato alla pedagogia divina. La prima parte della relazione finale al Sinodo – ma poi si dovrà vedere se ci sarà un documento del Santo Padre – trova molto consenso dai padri sinodali quando parla di accompagnare e stare vicino alle famiglie in difficoltà. Ma diventa più complessa nel momento in cui si parla della pienezza ecclesiale della famiglia, e si affrontano le sfide difficili. In sintesi, c’è una grande fotografia delle difficoltà della famiglia. E una esaltazione di quelle famiglie che davvero rispondono al disegno di Dio.

Due i punti che riscuotono meno consenso. Il punto 53, in cui si parla della “grazia della conversione e del compimento,” ottiene 244 voti a favore e 13 contro. Si parla di una Chiesa che “sente il dovere di accompagnare” la separazione, con particolare attenzione “ai figli, che sono i primi colpiti dalla separazione,” chiede “la conversione” per quelli “che partecipano alla sua vita in modo imperfetto,” (ovvero coloro che vivono una seconda unione dopo il matrimoni) e “li incoraggia a compiere il bene” e a “mettersi al servizio della comunità nella quale vivono e lavorano.” Si chiede il coinvolgimento delle persone nelle diocesi. E si sottolinea che “le coppie devono essere informate sulla possibilità di ricorrere al processo di dichirazione di nullità del matrimonio”.

Ancora meno consenso ottiene il punto immediatamente successivo, che prende 21 voti contrari e 236 a favore. Si parla di una unione che “raggiunge una notevole stabilità attraverso un vincolo pubblico,” che può “essere vista come un’occasione da accompagnare il sacramento del matrimonio, laddove questo sia possibile”. In pratica, si invita a considerare il “fenomeno emergente” dei matrimoni civili, e si chiede “speciale attenzione pastorale” per i fedeli che hanno stabilito una nuova unione

In generale, il documento comincia con una fotografia sociologica, che definisce la situazione della famiglia nel contesto culturale. Subito si ringrazia il Signore “per la generosa fedeltà con la quale tante famiglie cristiane rispondono alla loro vocazione e missione, anche dinanzi a ostacoli, incomprensioni e sofferenze.” Il documento definisce le famiglie di oggi come “discepoli missionari,” e stabilisce che “la famiglia basata sul matrimonio dell’uomo e della donna è il luogo magnifico e insostituibile dell’amore personale che trasmette la vita.” Insomma, “l’amore non si riduce all’illusione de momento, l’amore non è fine a se stesso, l’amore cerca l’affidabilità di un tu personale.”

Il documento mette in luce i “cambiamenti antropologici culturali” in cui “gli individui sono meno sostenuti che in passato dalle strutture sociali nella loro vita affettiva e familiare,” e nota “l’individualismo esasperato,” che toglie forza ad ogni legame dato che tutti si costruiscono “secondo i propri desideri.” È il primo accenno al “no” deciso all’ideologia del gender, che si trova con forza nel documento.

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Certo, “la fede cristiana è forte e viva,” eppure è “l’incidenza religiosa” che si perde in alcune zone del mondo, e anche il “fanatismo” spesso ostile al cristianesimo. Si riscontra diminuzione della natalità, timore della sovrappopolazione, la “crescita di una mentalità contraccettiva e abortista,” mentre “la società dei consumi può anche dissuadere le persone ad avere figli per mantenere la loro libertà e il loro stile di vita. Il documento denuncia anche i “progetti educativi e gli orientamenti legislativi” promossi dall’ideologia del gender.

Il documento fa appello a “responsabili politici e religiosi per diffondere e proteggere la cultura dei diritti dell’uomo,” definisce gli sforzi insufficienti, denuncia le politiche economiche antifamiglia, afferma che la famiglia “patisce il suo indebolimento e la fragilità.” Eppure la famiglia è “una insostituibile risorsa della società,” e per questo ci vogliono “politiche a favore della famiglia.”

Il documento affronta anche il tema della solitudine, dell’inequità, della povertà e dell’esclusione sociale, e fa persino una incursione nell’ecologia, sottolineando che la Chiesa “auspica un profondo ripensamento all’orientamento del sistema mondiale.

Altri temi presenti nel testo sono quello della terza età, molto caro al Papa (“la presenza dei nonni in famiglia merita una peculiare attenzione,” si legge nel documento); il problema della vedovanza ( e si specifica che “le persone vedove possono celebrare una nuova unione sacramentale senza nulla togliere al valore del precedente matrimonio”); la terza età e i problemi delle “persone con bisogni speciali,” con una speciale menzione per “i disabili abbandonati oppure rimasti soli” la cui famiglia è spesso costituita dalle sole istituzioni ecclesiali. Un cenno è fatto anche alla situazione delle persone non sposate.

Il tema dei migranti trova largo spazio nel documento. Si parla delle varie situazioni che portano alla migrazione, e si sottolinea che “una risorsa preziosa per il superamento di queste difficoltà si rivela proprio l’incontro tra famiglie, e un ruolo chiave nei processi di integrazione è spesso svolto delle donne.” Alle donne viene dedicato un paragrafo, che ne sottolinea l’importanza nel focolare domestico, ma che mette in luce anche le violenze che le donne a volte subiscono. “La dignità della donna ha bisogno di essere difesa e promossa,” si legge nel documento. Ma anche l’uomo “riveste un ruolo egualmente decisivo nella vita della famglia,” e il suo modello è San Giuseppe. I bambini, “benedizione di Dio,” sono invece “spesso oggetto di contesta tra genitori e sono le vere vittime delle lacerazioni familiari,” ma anche - in alcune zone del mondo – “merce per lavoro a basso prezzo, usati per fare la guerra, oggetto di ogni tipo di violenza fisica e psicologica.”

C’è un paragrafo dedicato alle sfide peculiari della poligamia e dei matrimoni misti, che curiosamente riceve ben 15 voti contrari.

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Un tema importante è quello di famiglia, affettività e vita. Il documento denuncia la grande diffusione della pornografia e della commercializzazione del corpo, e anche il crescente numero di divorzi che può indebolire “l’individuo e i legami sociali.” C’è spazio anche per il problema della “manipolazione dell’atto generativo” (la fecondazione assistita) che ha profonde “ripercussioni sulla dinamica delle relazioni, nella struttura della vita sociale e negli ordinamenti giurdici.” La sfida pastorale è “riproporre il significato di essere uomini.”

Insomma, ci vuole “un orientamento sicuro nel cammino.” La fede “riconosce nel legame indissolubile degli sposi un riflesso dell’amore della Trinità divina, che si rivela nell’unità di verità e misericordia proclamata da Gesù.” Grande spazio è dato alla pedagogia divina, e si ripercorrono gli insegnamenti sulla famiglia dal Concilio Vaticano II a Papa Francesco, passando per documenti di Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.

Una base documentale che serve a spiegare come “il matrimonio naturale si comprende pienamente alla luce del suo compimento sacramentale,” e che “l’irrevocabile fedeltà di Dio all’alleanza è il fondamento dell’indissolubilità del matrimonio”. La definizione di famiglia è netta, e viene dal Codice di Diritto Canonico: “La famiglia è la comunità di tutta la vita, per sua natura ordinata al bene dei coniugi e alla generazione ed educazione della prole.” La fecondità degli sposi è “sacramentale,” e la “bellezza del dono reciproco e gratuito, la gioia per la vita che nasce e la cura amorevole di tutti i membri sono alcuni dei frutti che rendono unica e insostituibile la risposta alla vocazione della famiglia.”

Per questo “la Chiesa guarda alle famiglie che sono fedeli agli insegnamenti del Vangelo” con “intima gioia e profonda consolazione.” Ma considera anche che “il Vangelo della Famiglia nutre pure quei semi che ancora attendono di maturare, e deve curare quegli alberi che si sono inarditi e necessitano di non essere trascurati.”