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Turkson, i malati di lebbra hanno diritto al reinserimento sociale,

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Il primo messaggio del nuovo dicastero voluto da Papa Francesco per lo sviluppo umano integrale è dedicato ai malati di lebbra.

Alla vigilia della 64.ma Giornata Mondiale di Lotta alla Lebbra (Morbo di Hansen) che si celebra domani domenica, 29 gennaio, il  Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson presenta i dati di una malattia che ogni anno colpisce  200 mila persone.

In Vaticano se ne è parlato nel giugno scorso mettendo l’accento sulla questione del rispetto della dignità dei malati. “Di troppo- scrive Turkson nel messaggio-  è ogni legge discriminante i malati affetti dal morbo di Hansen, così come ogni tipo di indifferenza. Nell’ambito dell’iniziativa, realizzata in collaborazione con la Nippon Foundation-Sasakawa Health Foundation e col contributo dell’Ordine di Malta e delle fondazioni Raoul Follereau e Il Buon Samaritano, è stato inoltre sottolineato che: dato il loro ruolo, è importante che i leader di tutte le religioni, nei loro insegnamenti, scritti e discorsi contribuiscano all'eliminazione della discriminazione contro le persone colpite dal Morbo di Hansen”. 

Serve un impegno per politiche familiari, lavorative, scolastiche, sportive per evitare la discriminazione, ed è fondamentale rafforzare la ricerca scientifica per la diagnosi precoce. In molti paesi poi è “difficile garantire l’assistenza necessaria a terminare la cura oppure che gli stessi pazienti possano comprendere l’importanza o dare comunque la priorità al proseguimento del trattamento farmacologico eventualmente iniziato”. 

E dopo la cura la reintegrazione “peraltro ancora quasi impossibile in molte realtà”, per cui importante è “ sostenere e incoraggiare ulteriormente l’associazionismo tra gli ex-malati; al contempo, insieme a loro, promuovere la diffusione delle comunità che, come già realizzato ad esempio in India, in Brasile e in Ghana, diventano delle vere famiglie che comprendono e accolgono le persone, offrendo un terreno fertile al mutuo aiuto, ad un’autentica fratellanza”.

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E de resto scrive Turkson, “ le disabilità, i segni inconfondibili lasciati dalla malattia sono ancora oggi simili a dei marchi a fuoco. La paura del Morbo, tra i più temuti nella storia umana, vince sulla ragione, la mancanza di conoscenza della patologia da parte della comunità esclude i guariti che, a loro volta, a causa della sofferenza e delle discriminazioni subite hanno perso il senso della dignità che gli è propria, inalienabile anche se il corpo presenta mutilazioni. “Per” loro e, soprattutto, “con” le persone rimaste vittime della lebbra dobbiamo impegnarci ancora più a fondo affinché possano trovare accoglienza, solidarietà, giustizia”.