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Un laboratorio di iconografia per conoscere la dimensione naturale e spirituale della fede

Suor Elisabetta durante il laboratorio di iconografia |  | Suor Elisabetta
Suor Elisabetta durante il laboratorio di iconografia | | Suor Elisabetta
Suor Elisabetta durante il laboratorio di iconografia |  | Suor Elisabetta
Suor Elisabetta durante il laboratorio di iconografia | | Suor Elisabetta
Suor Elisabetta durante il laboratorio di iconografia |  | Suor Elisabetta
Suor Elisabetta durante il laboratorio di iconografia | | Suor Elisabetta
Suor Elisabetta durante il laboratorio di iconografia |  | Suor Elisabetta
Suor Elisabetta durante il laboratorio di iconografia | | Suor Elisabetta

Un laboratorio di iconografia. Per avvicinarsi ad una fede spirituale. Per tutti coloro che desiderano conoscere le “icone” dipinte da secoli e avvicinarsi all’oriente cristiano. E per quelli che hanno a cuore la liturgia bizantina e russa. E’ l'idea del corso nato dal Monastero delle Monache Carmelitane di Ravenna, dall’Ufficio per la Pastorale della Cultura della Diocesi di Ravenna-Cervia e dall’Associazione ICONA di Bologna. Il corso si terrà a Ravenna e Bologna da febbraio a maggio. ACI Stampa ne ha parlato con Giovanni Gardini, coordinatore, e con Suor Elisabetta, insegnante del laboratorio.

Professor Gardini, perché un laboratorio di iconografia?

Il laboratorio di iconografia di Ravenna nasce su ispirazione della proposta fatta già alcuni anni fa a Bologna dalla Facoltà Teologica in collaborazione con l’Associazione ICONA, dall’incontro con il maestro iconografo Giancarlo Pellegrini e dalla disponibilità della comunità delle monache carmelitane di Ravenna, in particolare di madre Suor Anastasia e di Suor Elisabetta, monaca iconografa. Ravenna, con le sue basiliche e i suoi mosaici di V e VI secolo, non poteva non avere un laboratorio di iconografia dove riflettere sull’arte cristiana e sulla tradizione dell’icona che trova nei cicli musivi ravennati un punto importante della sua genesi. Ravenna, inoltre, negli ultimi anni vede la presenza di numerose chiese ortodosse. Il laboratorio di iconografia assume allora una valenza di incontro ecumenico, esprime il desiderio comune di contemplare il Volto di Cristo.

Professore, ci dia ancora qualche dettaglio tecnico e informativo del corso. A chi è aperto? Dove si svolgerà?

Il laboratorio di iconografia a intende favorire una formazione spirituale e teologica. Si rivolge a tutti coloro che hanno sensibilità per il cristianesimo orientale, a coloro che desiderano conoscere le icone dipinte da secoli nella tradizione dell’oriente cristiano e che hanno a cuore la liturgia bizantina e russa e desiderano coltivare l’arte e la preghiera secondo i canoni delle Chiese ortodosse. L’accesso al Laboratorio d’Iconografia è libero, non è richiesto alcun titolo di studio. È prevista la possibilità di partecipare anche soltanto alla sezione teorica - ogni anno vengono affrontati particolari temi iconografici -, mentre per chi vuole partecipare alla sezione pratica è richiesta la partecipazione alla proposta nella sua globalità. Il laboratorio si svolge nella giornata del sabato (il corso inizia il 18 febbraio), e le lezioni sono sia al Seminario Arcivescovile sia nel Monastero delle monache carmelitane di Ravenna. Quest’anno nella parte pratica del laboratorio saranno eseguite le icone del Santo Volto e della Glykophilousa.

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Suor Elisabetta, cosa si intende per laboratorio di iconografia?

Per laboratorio di iconografia si intende uno spazio spirituale dove le persone che vi partecipano sono introdotte attraverso lezioni teorico-pratiche nel mondo dell’arte sacra, secondo quella forma espressiva chiamata iconografia bizantino-russa. Nell’arte cristiana, e in modo particolare nell’arte bizantina, sono presenti due dimensioni, quella naturale e quella spirituale. Per esprimere il loro inscindibile legame ci si serve delle strutture e degli elementi del mondo esistente, esprimendone nello stesso tempo la natura spirituale, incarnato nell’umanità di Dio fatto uomo in Cristo Gesù. Chi aderisce all’iniziativa può farlo per i motivi più diversi, a volte per imparare una nuova tecnica pittorica, ma al termine del percorso tutti si accorgono di avere fatto anche un cammino profondamente umano, non solo per le relazioni che si instaurano, ma principalmente per avere incontrato quel Volto che emerge gradualmente mentre si dipinge l’icona.

Quando è nata la sua passione per l’iconografia?

In realtà la mia passione per l’iconografia è andata sviluppandosi nel tempo. Ero ancora novizia quando la madre priora di allora, sr M. Pia, ebbe l’intuizione di inviarmi a Monselice dove si teneva un corso di iconografia. Non conoscevo l’arte delle icone e nemmeno tutta la ricchezza- bellezza spirituale che da esse emana. Attraverso i loro colori, le loro linee, le loro forme, i loro materiali queste immagini sacre esprimono veramente il Mistero che rappresentano nella sua pienezza. Partecipando a quel corso mi si aprì un mondo che si “sposava” perfettamente al carisma carmelitano nato in Terra Santa, nato in Oriente, lì dove l’Eterno si è fatto temporale e il Presente dappertutto si è fatto riconoscibile nel volto di Cristo. E’ questo lo stesso volto che l’icona narra con scrittura pittorica. E’ questo lo stesso Volto che ogni giorno ricerco nella mia vita di monaca carmelitana.

Qual è lo scopo principale di questo laboratorio?

Già da diversi anni la mia comunità, nell’umile consapevolezza di essere parte integrante di una città ponte tra Oriente e Occidente come lo è Ravenna, ha cercato e cerca sempre più di creare piccoli spazi di comunione, dialogo, conoscenza con la Chiesa che è in Oriente. Questo lo fa attraverso la preghiera, la liturgia, condivisione, incontri, ma anche attraverso le icone e i corsi di iconografia. E’ solo un piccolo mattone per la costruzione di un’arte che risponde a mio avviso anche alle esigenze spirituali dell’uomo e della donna occidentali alla ricerca di un senso compiuto del vivere quotidiano.

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