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Un neonato con pretese inaudite: Solennità del Natale

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L’Evangelista Luca inserisce la nascita di Cristo nella cornice storica del tempo. Ricorda che essa avvenne quando era imperatore Cesare Augusto il quale, dopo aver posto fine ad una guerra civile che per circa 100 anni aveva devastato l’Impero romano, in ricordo della conquistata pace fece edificare a Roma un grande altare, che esiste ancora oggi: l’ Ara Pacis Augustae.

Nello stesso periodo in cui Augusto instaura, con la forza delle armi, la “sua” pace sul mondo, in Palestina, una provincia sperduta dell’Impero, il coro degli angeli annuncia la “pace portata da Cristo”. Una pace fondata sull’amore, sulla giustizia e sull’uguaglianza di tutti gli uomini. Le parole degli angeli ai pastori - “Oggi vi è nato nella città di David un salvatore, che è Cristo Signore” - sono nello stesso tempo un annuncio di novità ed un invito a “non avere paura”. L’avvenimento, dunque, che si celebra nel giorno del Santo Natale è sorgente di pace e di gioia perchè libera l’uomo dalla paura del non senso.

Ma chi è questo neonato che si presenta al mondo con pretese così inaudite? E’ il Figlio di Dio, è Dio stesso, nato da una donna (Gal 4.4), la vergine Maria. Possiamo, quindi, riconoscere che in questo bambino, in tutto simile a noi, la natura umana è stata elevata ad una dignità impensabile. Scrive il Concilio Vaticano II: “Con la sua Incarnazione…il Figlio stesso di Dio si è unito in certo qual modo ad ogni uomo…” (GS 22).

E’ grazie a questo ammirabile scambio tra la natura divina e la natura umana (così qualificano l’Incarnazione i Padri della Chiesa) che noi, siamo liberati dal peccato, dalla superficialità, dalla mancanza di prospettive per il futuro, dall’incertezza circa il nostro destino finale perché, come ci dice l’Apostolo Paolo, “E’ apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini”.

Contemplando quanto accade in questo giorno santissimo nessuno può dire che Dio non si interessa all’uomo, che è estraneo alla vita dell’umanità, che è assente ai drammi della storia umana. Dio, infatti, è così coinvolto con la storia di ciascuno di noi da renderci partecipi della sua stessa vita e farci dono della sua vita immortale.

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Tutti siamo assetati di “umano”, vorremmo essere più veri, più autentici, più capaci di amare. Chi può dare compimento a questo desiderio è il Signore Gesù, perché Lui è l’uomo vero e perfetto. Cercare Lui, seguire Lui, accoglierLo nella nostra vita non significa perdere qualcosa, ma divenire, a nostra volta, uomini e donne consapevoli del proprio destino.

Per vivere il Natale non sono necessari molti ragionamenti è sufficiente contemplare Gesù Bambino, stare in silenzio davanti a Lui per riempirci della sua presenza. Gesù appena nato dorme o piange, sicuramente non parla, non agisce, non fa nulla di utile. E’ presente e questo basta sia ai pastori che ai Re Magi!

Oggi, dunque, siamo invitati a non sprecare inutili parole, ma a godere della presenza di Dio con noi, ad ammirare l’infinita sapienza del Padre che per convincerci del suo amore e per dirci quanto siamo importanti per Lui si è fatto uno di noi, spogliandosi dello splendore della Sua gloria.

L’Amore è ormai fra noi fino e il mondo non è più un luogo oscuro, terremotato perché coloro che cercano giustizia, pace gioia sanno dove trovarli. Il Signore, infatti, ci ha assicurato: Io sono con voi sino alla fine del mondo. E ha dato compimento a questa promessa con il sacramento dell’Eucarestia dove noi abbiamo la possibilità di godere della sua presenza e di adorarlo come hanno fatto i pastori.

Che il Natale segni per tutti noi, con l’esempio e la protezione di Maria, un decisivo incontro di fede e di amore con il Salvatore.

Buon Natale a voi, alle vostre famiglie e a tutti coloro che vi sono cari.

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