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Come vivono le Guardie Svizzere? Ce lo racconta una mostra fotografica

Papa Francesco in Udienza Generale |  | L'Osservatore Romano Papa Francesco in Udienza Generale | | L'Osservatore Romano

Ottantasei scatti in bianco e nero e a colore realizzati dal fotografo Fabio Mantegna, raccontano “La vita di una guardia svizzera: uno scorcio privato”: questo il titolo della mostra fotografica esposta dal 2 aprile al 12 giugno ai Musei Vaticani.

Inaugurata il 1 aprile dal direttore dei musei vaticani Antonio Paolucci e dal comandante Christoph Graf, la mostra fotografica dedicata al Corpo della Guardia Svizzera Pontificia vuole essere un omaggio a chi è al servizio del Santo Padre giorno e notte da oltre 500 anni.

Inquadrature, dettagli inediti ma anche, e soprattutto, momenti privati della vita quotidiana di una guardia svizzera. Per soffermarsi così, di volta in volta, su diversi aspetti: il senso del dovere, l’evento istituzionale, ma anche il tempo libero, con attimi di spontaneità e gli sguardi orgogliosi.

Le Guardie Svizzere nacquero come esercito a difesa del Papa il 6 maggio 1527, durante il Sacco di Roma ed è l’esercito più piccolo al mondo.

“Non potevano che essere i Musei Vaticani ad ospitare una mostra che presenti il glorioso corpo della Guardia svizzera pontificia – afferma Antonio Paolucci– gli scatti artistici di Fabio Mantegna raccontano una storia nobile e antica, ma anche la bella giovinezza di un gruppo di ragazzi al servizio del Papa di Roma, orgogliosi e onorati del ruolo che rappresentano e del servizio al quale sono chiamati: il senso del dovere e l’umanità d’accenti si mescolano ai sogni, all’entusiasmo e alla speranze che hanno tutti i ragazzi del mondo a vent’anni”.

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Ma qual è l’identikit della guardia pontificia? “Sono giovani, svizzeri — ha detto il comandante durante l’inaugurazione— intorno ai 20, 23 anni, che dopo un apprendistato o la maturità e il servizio militare cercano per un minimo di due anni un’altra attività”. I motivi che spingono a questa scelta possono essere diversi: tra questi il comandante Graf ha enumerato “la tradizione, il privilegio, servire in un’organizzazione militare, studiare la lingua o conoscere la cultura italiana, scoprire il Vaticano e la Chiesa cattolica, servire il Papa”. Ma, ha aggiunto, ci sono motivi di fede. “Tante guardie — ha commentato— hanno il desiderio di crescere spiritualmente e addirittura nella Guardia abbiamo anche delle vocazioni. Quasi ogni anno abbiamo una guardia che decide di entrare in un seminario o in un ordine religioso”.

Per il comandante della Guardie Svizzere deve essere soprattutto rimarcata la volontà di lavorare “in silenzio, con dedizione e umiltà”. “Sono intimamente convinto — ha concluso— che non esista un compito più nobile e bello di quello della guardia svizzera”.