Advertisement

Un'alga riporta in vita il blu del mare della Galleria delle carte geografiche in Vaticano

Un dettaglio della Galleria delle carte giografiche |  | MV
Un dettaglio della Galleria delle carte giografiche | | MV
La Galleria delle carte geografiche, dettaglio  |  | MV
La Galleria delle carte geografiche, dettaglio | | MV
Un dettaglio della Galleria delle carte giografiche |  | MV
Un dettaglio della Galleria delle carte giografiche | | MV
Un dettaglio del restauro della Galleria delle carte giografiche |  | MV
Un dettaglio del restauro della Galleria delle carte giografiche | | MV
Un dettaglio del cantiere di restauro della Galleria delle carte giografiche |  | AA
Un dettaglio del cantiere di restauro della Galleria delle carte giografiche | | AA
La Galleria delle carte giografiche, le finestre |  | AA
La Galleria delle carte giografiche, le finestre | | AA
Una carta d'Itala, Galleria delle carte giografiche |  | MV
Una carta d'Itala, Galleria delle carte giografiche | | MV
La Galleria delle carte giografiche |  | MV
La Galleria delle carte giografiche | | MV

Il verde della terra, il blu del mare, l’oro delle decorazioni e sullo sfondo il blu del cielo e il verde dei pini di Roma, e l’oro rosato dei tramonti. La Galleria delle Carte Geografiche, oggi parte dei Musei Vaticani, é uno dei gioielli del tardo rinascimento che grazie ai Pontefici oggi sono la testimonianza di un mondo che forgiato la storia, la cultura, la scienza.

I mille e duecento metri quadri di affresco voluti da Papa Gregorio XIII Boncompagni salito al soglio di Pietro nel 1572, non sono una bizzarria alla moda, piuttosto sono un modo per il Papa di

“pregare nel giardino della Chiesa che è l’Italia”. Tant’è che il Papa volle un cartografo di fama a creare quelle carte: Ignazio Danti.

Cinque anni per affrescare i 120 metri di lunghezza della galleria e quattro anni per ripulire, restaurare e studiare questo capolavoro non solo artistico, ma cartografico.

I restauri sono stati realizzati grazie ai Patrons californiani dei Musei Vaticani. Una squadra di 20 restauratori guidati da Francesco Prantera e supportati da Ulderico Santamaria che da anni lavora sulla possibilità di usare un’alga giapponese per il restauro di grandi spazi.

Advertisement

L’alga funori è usata da secoli per il restauro di carte, tessuti di piccole dimensioni. É una specie di colla naturale che permette di rinforzare un sostegno fragile e di poterlo poi pulire con acqua distillata. Ma è costosissima.

Nei laboratori vaticani hanno trovato il modo di riprodurla e usarla diluita a spruzzo per le grandi superfici. Non solo. Le stesse proprietà dell’ alga giapponesi sono state ritrovate in un’alga rossa del mare di Tarquinia e Civitavecchia. Lo studio è ancora aperto e servirà per i prossimi lavori di restauro dell’immenso patrimonio artistico vaticano.

La storia delle carte d’ Italia, “totius orbis regio nobilissima” come è scritto all’ingresso della Galleria, è arricchita proprio dal lavoro di restauro. Rifacimenti, indicazioni delle giornate di lavoro,  dettagli che ricordano Papa Urbano VIII Barberini che volle ripensare le antiche piante dell’intera penisola.

Questo lungo passaggio che i visitatori dei Musei percorrono prima di arrivare alla Cappella Sistina, non è solo un “corridoio” da passare in fretta. É una parte della storia d’Italia raccontata per immagini. Perché a fianco alle carte, dettagliatissime per l’epoca, ci sono i santi, i santuari, e gli eventi che hanno segnato la storia delle regioni. Il Rubicone e Giulio Cesare, le Marche e Loreto, la Corsica ancora italiana. Insomma è come essere sulla cima degli Appennini e vedere a destra e sinistra la terra che sconfina nel blu profondo del Mediterraneo. Un Italia che spesso abbiamo dimenticato.