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Vatileaks, riepilogo delle precisazioni

Basilica di San Pietro | Veduta della Basilica di San Pietro | Bohumil Petrik / CNA Basilica di San Pietro | Veduta della Basilica di San Pietro | Bohumil Petrik / CNA

L’ultimo, in ordine di tempo, è stato un comunicato della Congregazione dell’Evangelizzazione dei Popoli, che ha voluto rispondere alle “inaccettabili” insinuazioni “fatte da parte di alcuni media che diffondono notizie non rispondenti al vero.” Ma è solo l’ultimo di una serie di comunicati che vanno a precisare le presunte rivelazioni dei due libri che hanno tenuto banco in questi giorni. Così, mentre i due autori sono chiamati per un interrogatorio in Vaticano questa settimana, è il momento di rimettere ordine.

Partendo proprio dal comunicato di Propaganda Fide, diramato attraverso la sua agenzia Fides l’11 novembre scorso. Dopo aver spiegato che la Congregazione “aderisce pienamente alla linea di pensiero, di indirizzo e di cuore” del Papa per la riforma della Curia, e dopo aver notato la sua responsabilità nei confronti dei donatori che contribuiscono all’opera missionaria (cosa che ovviamente necessita trasparenza) fa le dovute precisazioni.

“E’ stato scritto, ad esempio – si legge nella nota - che la Congregazione dia in affitto immobili di lusso a prezzi di favore e addirittura che si ospiti una sauna o che sia proprietaria dell’Hotel Priscilla.” Spiega Propaganda Fide: “La totalità degli immobili di proprietà della Congregazione, donati per le Missioni, sono affittati a prezzo di mercato; non mancano eccezioni per motivi di situazioni di indigenza.” Il tutto “nel rispetto della legislazione italiana vigente, alla cui osservanza sono tenute sia la Congregazione proprietaria, sia il soggetto conduttore.”

Sul reddito vengono pagate ovviamente le imposte, e nel 2014, Propaganda Fide ha pagato di tassa sull’immobile IMU 2.169.200 euro solo per Roma Capitale. Con questo reddito, si mantengono la Congregazione, la Pontificia Università Urbaniana, il Pontificio Collegio Urbano, le Istitutzioni missionarie di giovani Chiese in territori di missione. E poi, ci sono molte iniziative fatte nei Paesi più poveri, in tutti i campi sociali. Per questo, oltre alla gratitudine per i benefattori, Propaganda Fide fa notare che, in caso di altre notizie false, tutelerà la sua immagine.

Sempre l’11 novembre, Padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, divulgava un comunicato in cui veniva sottolineato che “nei giorni scorsi sono apparsi su agenzie e organi di stampa articoli che riferiscono in maniera parziale e imprecisa il contenuto di un documento confidenziale, ipotizzando che in passato l’APSA sia stata strumentalizzata per un’attività finanziaria illecita.”

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L’APSA è l’Amministrazione per il Patrimonio della Sede Apostolica, un ente centrale nelle finanze vaticane che è stato un po’ considerato la banca centrale.

Padre Lombardi si riferiva alla pubblicazione, da parte della Reuters, di un articolo in cui veniva evidenziata una indagine interna vaticana su una serie di quattro conti correnti dell’APSA, inclusi nel “Portfolio 339” di proprietà di Giampietro Nattino, a capo del Banco Finnat. Il rapporto visionato dalla Reuters riguarda gli anni dal 2001 al 2011, e sottolinea che quei conti potrebbero essere stati usati in maniera impropria, come “scatola” per il riciclaggio di denaro e movimentazioni che avrebbero portato a manipolazione del mercato.

Quando la notizia fu pubblicata, padre Lombardi confermò in un comunicato il 4 novembre che “su segnalazione dell’Autorità di Informazione Finanziaria, l'Ufficio del promotore di giustizia del Tribunale vaticano ha avviato indagini relative ad operazioni di compravendita di titoli e transazioni riconducibili al signor Gianpietro Nattino.” Padre Lombardi aveva anche aggiunto che in merito il Vaticano "ha richiesto la collaborazione delle Autorità giudiziarie italiana e svizzera mediante lettere rogatorie inoltrate per vie diplomatiche il 7 agosto 2015" .

La notizia mostrava il buon funzionamento del sistema interno vaticano, che individua le anomalie e le segnala, in collaborazione con le autorità di altri Paesi. In più, testimonia che l’APSA era già in fase di riforma. Le attività arrivano al 2011, e si era già deciso – come poi risulta dal rapporto MONEYVAL del 2012 – che i (pochi) conti correnti nell’amministrazione (in buona parte vitalizi concessi a chi dava tutte le sue sostanze alla Chiesa) sarebbero stati chiusi per portare il Vaticano ad avere una amministrazione più moderna e aderente agli standard internazionali.

Ma la notizia aveva anche fatto scatenare il fuoco di fila contro l’APSA, descritta quasi come un luogo di scandali e cattiva trasparenza finanziaria. Molti degli articoli basavano il cattivo giudizio sul dicastero economico sulla vicenda di Monsignor Nunzio Scarano, un ex officiale del dicastero arrestato imputato in due processi: i giudici della Quinta Sezione del Tribunale di Roma lo accusano di aver pianificato il rientro in Italia di venti milioni di euro, che sarebbero appartenuti ai cugini D’Amico e portato all’estero per eludere il fisco italiano. E, poi, c’è il processo a Salerno per riciclaggio dei 588.248,51 euro e che vede coinvolte (tramutando soldi contanti in assegni circolari per l’estinzione di un mutuo) una serie di persone legate al prelato da rapporti di parentela o amicizia.

Quello di monsignor Scarano appare essere però un caso meramente italiano, così come questa ulteriore indagini. Sarebbe per questo motivo che padre Lombardi sarebbe stato spinto a fare una ulteriore precisazione, e lo ha fatto con il comunicato dell’11 novembre. Il quale si concludeva sottolineando che “l’Autorità giudiziaria vaticana ha aperto un’indagine in merito alla diffusione del documento. L’APSA ha sempre collaborato con gli organi competenti, non è sotto indagine e continua a svolgere la propria attività nel rispetto della normativa vigente.”

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Infine, c’è da segnalare un comunicato diramato dalla Segreteria per l’Economia lo scorso 4 novembre. Anche in questo caso, si tratta di precisazioni ad “affermazioni false e fuorvianti” contenute nei libri, a partire dalla “gestione delle spese del Cardinal Pell” fino ad arrivare alle “spese sostenute dalla Segreteria per tutto il 2014.”

In realtà, si tratta della ripresa di una vecchia dichiarazione, dato che le accuse erano già uscite sui giornali, e la Segreteria aveva già risposto.

Si parlava di una spesa di 500 mila euro nel 2014. Questa include – spiega la Segreteria – i costi operativi nel periodo tra marzo 2014 e dicembre 2014, ovvero la fornitura degli uffici, l’acquisto di computer, e gli stipendi dei dipendenti del dicastero che è stato stabilito con motu proprio solo a febbraio 2014. Gli stipendi e oneri sono stati contabilizzati per 292 euro, mentre i costi netti di trasporto aereo del personale “ammontano a meno di 4 mila euro, e sono considerevolmente inferiori a simili costi sostenuti da molti altri enti.” Paramenti e tovaglie d’altare per la cappella della Segreteria sono costati 2500 euro. Mentre 16 mila euro sono stati sì destinati in viaggi e alloggi, ma per consulenti di un progetto del Consiglio dei Cardinali. Poi ci sono le spese di un appartamento, riservato ad un membro di alto livello del personale proveniente dall’estero, che ha un contratto a termine. E si fa sapere che l’appartamento resterà a disposizione della Segreteria per l’economia, in quanto “fornisce un’opzione meno costosa per ospitare esperti internazionali con stabilimento in loco a lungo termine” piuttosto che farli alloggiare in un albergo, sebbene collegato con il Vaticano. E poi ci sono gli appalti dell’APSA, sui quali però la Segreteria non è stata consultata: al tempo ancora non era prassi. Mentre ora tutte le voci della Segreteria “richiedono l’approvazione esplicita da parte del dirigente prima che i costi possano essere sostenuti.”

 Insomma, conclude il comunicato della Segreteria dell'Economia, “la Segreteria ha completato l’anno ben al di sotto del 2014, ed è stato uno dei pochi enti a proporre una riduzione della spesa complessiva nella sua richiesta di budget 2015.”