Il tema del diritto all’aborto nella Costituzione in Francia è solo l’ultimo segnale della cultura della morte che imperversa in Europa. Non a caso, è stato citato dall’arcivescovo Gintaras Grušas di Vilnius, presidente del CCEE, nella prolusione dell’ultima plenaria, che si è tenuta a Malta dal 27 al 30 novembre. Ma ci sono anche molte altre sfide che le Chiese che sono in Europa devono affrontare dal punto di vista legale: dalle migrazioni forzate create dalla guerra in Ucraina e anche dal nuovo conflitto in Terrasanta, alle questioni della maternità surrogata e della sperimentazione sulla crescita, fino alla protezione dei dati personali della Chiesa cattolica nei dati di abuso.
Era dal 1977 che il Consiglio delle Conferenze Episcopali di Europa aveva la sua sede a San Gallo, in Svizzera. Entro il prossimo anno, con una decisione storica e presa all’unanimità da tutti i membri del Consiglio, la sede si sposterà a Roma, inaugurando così una nuova era per il Consiglio, che non dimentica comunque di ringraziare la Conferenza Episcopale Svizzera per il supporto e l’accoglienza fornita in tutti questi anni.
La Chiesa in Europa si trova di fronte a sfide importanti, da vivere con una voce unica e con lo sguardo diretto a Cristo, per poter essere davvero una “Europa samaritana”. L’arcivescovo Gintaras Grušas di Vilnius, presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali di Europa, comincia con una densa prolusione l’assemblea plenaria che riunisci i presidenti di 33 conferenze episcopali, più sei tra diocesi nazionali ma senza conferenza episcopale e diocesi dalle caratteristiche particolari.
Saranno tre le relazioni principali alla prossima plenaria del Consiglio delle Conferenze Episcopali di Europa, in programma a Malta dal 27 al 30 novembre: due relazioni riguarderanno il Sinodo, il percorso verso la seconda fase e il ruolo delle conferenze sovranazionali, mentre una riguarderà l’aggiornamento della Charta Oecumenica, il documento che nel 2001 definì la cooperazione ecumenica nel continente e che, raggiunti i 20 anni di vita, necessità di un aggiornamento in vista della prossima Assemblea Ecumenica Europea.
Dal 5 al 7 novembre scorso si è svolto a Belgrado l’incontro del Comitato congiunto CCEE-CEC.
La famiglia come centro della relazione, la famiglia come luogo in cui si costruisce l’identità, ma anche la famiglia come istituzione comunitaria in grado di contrastare una guerra con la solidarietà. Dal 18 al 21 settembre, i vescovi cattolici di rito orientale di Europa – circa una sessantina – si sono radunati ad Atene, per discutere di “La famiglia nel contesto delle Chiese orientali cattoliche in Europa”.
Il presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE), arcivescovo Gintaras Grušas, e il presidente della Conferenza delle Chiese europee (CEC), arcivescovo Nikitas di Thyateira, invitano "tutti i cristiani nelle chiese, parrocchie, comunità e le persone di buona volontà di tutta Europa a osservare il Tempo del Creato in uno spirito ecumenico, uniti nella preghiera e nell’azione", rilasciando una dichiarazione.
“Se i cristiani fossero uniti, non ci potrebbero essere proclami della guerra giusta, ma solo di giustizia della pace”. L’arcivescovo di Vilnius Gintaras Grušas, presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali di Europa, lo rimarca in un incontro con il Patriarca Bartolomeo di Costantinopoli nella capitale lituana. Un dibattito organizzato dal gruppo per il Dialogo Interreligioso e Interculturale del Partito Popolare Europeo, che si è tenuto in concomitanza con la visita dal Patriarca di Costantinopoli a Vilnius.
“In questo tempo, ci ha aiutato a capire quanto il Vangelo sia attraente, persuasivo, capace di rispondere ai tanti interrogativi della storia e ad ascoltare le domande che affiorano nelle pieghe dell’esistenza umana. Ci ha insegnato a uscire, a stare in mezzo alla strada e soprattutto ad andare nelle periferie, per capire chi siamo. Possiamo conoscere davvero noi stessi solo guardando dall’esterno, da quelle prime periferie che sono i poveri”. Lo scrive il Cardinale Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, nel messaggio di auguri a Papa Francesco per i dieci anni di pontificato.
"Mentre il diritto internazionale viene calpestato, in uno scenario di guerra terribile, tutti i credenti in Cristo e gli uomini di buona volontà sono chiamati a sforzarsi per costruire la pace""Mentre il diritto internazionale viene calpestato, in uno scenario di guerra terribile, tutti i credenti in Cristo e gli uomini di buona volontà sono chiamati a sforzarsi per costruire la pace".
Dopo l’appello del Papa per il vescovo di Matagalpa Rolando Álvarez, condannato a 26 anni di carcere dal regime del Nicaragua, anche il Vescovi europei prendono posizione con una nota firmata dal Presidente del CCEE, l’Arcivescovo Gintaras Grušas.
Due rinnovi e due nuovi mandati, tra i presidenti delle quattro commissioni del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, l’organismo che riunisce i presidenti delle conferenze episcopali di tutta Europa. Al termine della plenaria del 27 – 28 ottobre, che si è tenuta online, il CCCE si dà una nuova struttura per il prossimo quinquennio, che è un po’ lo specchio di quello che sta avvenendo oggi in Europa.
L’ultima volta fu a Barcellona, nel 2017, quando si preparò il Sinodo sui Giovani. Poi c’è stato il Sinodo, una Giornata Mondiale della Gioventù, una pandemia, e due anni di rinvio. Fatto sta che il simposio sui giovani organizzato dal Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, inizialmente calendarizzato per il 2020, è slittato al 2022. Ed è diventato un ponte verso la Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona.
L’allora monsignor Roger Etchegaray la definiva “una semplice nota”. E forse il nome semplice era opportuno, se si guardano le dimensioni di quel documento: due pagine, dattiloscritte, divise in punti molto rapidi ed agili, a fare una sintesi perfetta del pensiero di quei giorni. Eppure, da quella piccola nota nasce una ispirazione che porterà a formare il Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, la rete dei presidenti delle Conferenze Episcopali Europee che oggi guarda ad una Europa unita e visibile sotto la matrice cristiana, dall’Atlantico agli Urali, al di là delle divisioni e persino oltre una guerra che oggi è nel cuore dell’Europa stessa.
Se si vuole comprendere davvero la situazione umanitaria in Ucraina, si devono leggere i rapporti dei migliori inviati sul campo: le organizzazioni della Chiesa cattolica. Queste si sono riunite, dallo scorso marzo, in una iniziativa lanciata dall’International Catholic Migration Commission (ICMC) che si chiama “Catholic response for Ukraine” (CR4U) e che redige sul suo sito un rapporto settimanale sulla situazione sul terreno, sull’aiuto umanitario da prestare o prestato, includendo persino foto scattate da quelli che fanno parte del gruppo.
Una giornata europea di preghiera per la pace in Ucraina. L’arcivescovo Gintaras Grušas, presidente dei vescovi europei, annuncia che il 14 settembre, giornata dell’Esaltazione della Croce, si celebrerà in Europa una giornata di preghiera per invocare la pace per l’Ucraina. Si tratterà di una Adorazione Eucaristica.
"La nostra Europa si è trovata di fronte ad una vera e propria catastrofe ambientale che, nel 97% dei casi, è attribuibile alla mano dell’uomo”. Inizia così il messaggio dell’Arcivescovo Metropolita di Scutari-Pult Presidente della Conferenza Episcopale Albanese Angelo Massafra.
Il problema è prima di tutto l’approccio. Perché è vero che la Chiesa deve affrontare i problemi del tempo – dalle transizioni ecologica e digitale alla povertà e la guerra -, ma è anche vero che l’atteggiamento non può essere quello di una qualunque organizzazione. La Chiesa non può prendere semplicemente le sfide del mondo. Deve portare al mondo un qualcosa di nuovo. Deve proclamare la fede.
“La religione non può essere usata come mezzo per giustificare questa guerra. Tutte le religioni, e noi come cristiani, siamo uniti nel condannare l'aggressione russa, i crimini che vengono commessi contro il popolo dell'Ucraina e la blasfemia che rappresenta l'uso improprio della religione in questo contesto”.
I Vescovi europei accolgono l’invito rivolto da Papa Francesco ai vescovi di tutto il mondo e ai loro presbiteri a unirsi a lui nella preghiera per la pace e nella consacrazione e affidamento della Russia e dell’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria. Lo afferma una nota del CCEE.