Ultime Notizie: confessore

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Giovanni Paolo II, quando da giovane studente confessava la gente della Garbatella

Lontano dai palazzi vaticani, dal centro della città di Roma, dalle splendide chiese barocche e rinascimentali, sorge la Garbatella, periferico quartiere romano, nato durante il Ventennio fascista e divenuto, ormai, famoso in tutta Italia per la serie televisiva “I Cesaroni”.

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Dal cuore di Trastevere a quello dell'uomo: padre Giuseppe Spoletini.

Il 25 marzo del 1951 nella parrocchia di San Francesco a Ripa, in un tempo a noi lontano cronologicamente, ma vicino nel ricordo di chi ha vissuto una vita per il Vangelo, chiudeva la sua giornata terrena per entrare nella casa di Dio padre Giuseppe Spoletini (1870-1951). Questo religioso ha vissuto un'esistenza santa e ritirata seguendo da vicino San Francesco di Assisi.

pubblico dominio

Un redentorista da ricordare: Padre Silvino Battistoni

Un sacerdote, vestito con cotta e stola, recita la corona del rosario mentre passeggia lungo la navata sinistra di una chiesa a Roma: attende,chiunque bussa al suo confessionale. Questo sacerdote è padre Silvino Battistoni, redentorista.

Acistampa

Il buon confessore evangelizza ed esorcizza le periferie del peccato

L’identikit del buon confessore che opera nel tribunale della misericordia. Il Papa lo ha delineato per i partecipanti al Corso sul Foro Interno della Penitenziaria apostolica che ha ricevuto questa mattina in Vaticano.

ilsismografo

Il confessore di Bergoglio: quando gli entusiasti cambieranno sponda

Aveva 68 anni era nato in Austria perché i genitori dall’ Erzegovina erano fuggiti durante la guerra, era membro della provincia dei francescani minori croata e la sua missione era in Argentina dove per anni è stato confessore di Jorge Mario Bergoglio. Padre Berislao di Ostojic OFM, si è spento serenamente  il giorno dell’ Assunta.  

La statua di Giovanni Paolo II davanti alla cattedrale di Sarajevo  / www.radiosarajevo.ba

Sarajevo, il Papa e il suo confessore francescano dell'Erzegovina

Sarajevo è una città con due nomi. Quello antico, cristiano legato alla sede vescovile Vrhbosna, e quello che gli è stato dato durante la dominazione ottomana, Saraj, “sede del governo”, che poi divenne Sarajevo per intendere tutta la città. Già in questi due nomi è segnato il destino di una città, che ha sofferto la fatica di essere multietnica e multi religiosa. Nel 1997 Giovanni Paolo II pellegrino nella città “simbolo della sofferenza di tutta l’ Europa in questo secolo” chiedeva proprio all’ Europa se fosse stata “testimone responsabile” della sofferenza di Sarajevo, ed esprimeva un auspicio: “Che Sarajevo diventi per tutta l’ Europa un modello di convivenza e di pacifica fra popoli di etnie e di religioni diverse.”