Roma , martedì, 4. marzo, 2025 14:00 (ACI Stampa).
C’è una nuova restrizione per le donne ogni giorno e sono costantemente preoccupata di cosa accadrà dopo: cos’altro vieteranno? Il prossimo divieto potrebbe riguardare i ristoranti guidati da donne. Potrebbero proibire del tutto alle donne di svolgere attività commerciali”.
Madina Hassani, fuggita dall’Afghanistan nel 2021 con il ritorno dei taleban al potere ed ora, dopo un periodo trascorso in Italia, in Germania, racconta la sua esperienza e quella dei suoi famigliari rimasti in un Paese dove ci sono divieti, per chi in generale ha lavorato con il governo precedente, di lavorare per le istituzioni, nelle organizzazioni non governative, negli ospedali e non solo, e dove vige la volontà di cancellare le donne dalla società, tanto da impedire loro di muoversi senza essere accompagnate da un uomo.
Le donne afghane però non si arrendono, sostenute anche da associazioni come ‘Nove – Caring Humans’, la stessa che ha consentito l’evacuazione di Madina Hassani (che con loro lavora) e che continua ad essere presente in Afghanistan con progetti di sviluppo e umanitari.
Partiamo da questa storia per farci raccontare, nel tempo della Festa della Donna, da Livia Maurizi, responsabile ‘Programmi Nove – Caring Humans’, la situazione della donna in Afghanistan: “Oggi le donne in Afghanistan vivono una delle più gravi oppressioni al mondo. Private del diritto all’istruzione, al lavoro e alla libertà di movimento, sono cancellate dalla vita pubblica. La crisi economica ha colpito più duramente le famiglie guidate da donne: l’84% non riesce a garantire un’alimentazione sufficiente ai propri figli.
La sanità è al collasso e l’accesso alle cure è sempre più ridotto. Le restrizioni imposte dai Talebani hanno eliminato ogni possibilità di denuncia delle violenze, aumentando i casi di abusi e matrimoni forzati. L’impatto di questa esclusione sarà devastante anche nel lungo termine, con una generazione di donne prive di istruzione e senza prospettive di autonomia economica”.