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Novendiali, Artime: "Siamo chiamati ad annunciare il Vangelo senza conformarci alla mentalità di questo secolo"

L’ottavo novendiale in suffragio di Papa Francesco è affidato ai rappresentanti della vita consacrata. A presiedere la liturgia è stato il Cardinale salesiano Angel Fernandez Artime

Il Cardinale Artime |  | Daniel Ibanez EWTN Il Cardinale Artime | | Daniel Ibanez EWTN

L’ottavo novendiale in suffragio di Papa Francesco è affidato ai rappresentanti della vita consacrata. A presiedere la liturgia è stato il Cardinale salesiano Angel Fernandez Artime, finora Pro-Prefetto del Dicastero per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica.

“Sant'Alfonso Maria de' Liguori – ha detto il porporato nell’omelia - insegna che pregare per i morti è la più grande opera di carità: pregare per i morti significa quindi amare coloro che sono morti ed è ciò che facciamo ora per Papa Francesco. Il Santo Padre Francesco si è sentito molto ben voluto dal popolo di Dio e sapeva che anche gli appartenenti alle diverse espressioni della vita consacrata lo amavano, pregavano per il suo ministero, per la persona del Papa, per la Chiesa e per il mondo”.

“Oggi come ieri – ha aggiunto il porporato - gli uomini e le donne della presente generazione hanno grande bisogno di incontrare il Signore e il suo liberante messaggio di salvezza”.

Il Cardinale Artime cita sia San Giovanni Paolo II, sia Benedetto XVI e i loro elogi alla importanza nella e per la Chiesa della vita consacrata, persone che si “spendono senza riserve nel nome di Cristo al servizio dei poveri, degli emarginati, degli ultimi. Tutti noi in quanto battezzati siamo chiamati a essere testimoni del Signore Gesù morto e risorto ma è altrettanto vero che noi consacrati e consacrate abbiamo ricevuto questa vocazione, questa chiamata al discepolato che ci chiede di testimoniare il primato di Dio con tutta la nostra vita e questa missione è particolarmente importante quando come oggi in molte parti del mondo si sperimenta l'assenza di Dio o si dimentica troppo facilmente la sua centralità. Allora possiamo assumere e fare nostro il programma di San Benedetto Abate sintetizzato nella massima: nulla anteporre all'amore di Cristo. Siamo chiamati ad annunciare il Vangelo senza conformarci alla mentalità di questo secolo, ma trasformandoci e rinnovando continuamente il nostro impegno”.

Infine, citando Papa Francesco, il Cardinale Artime ha concluso: “mi attendo che svegliate il mondo perché la nota che caratterizza la vita consacrata è la profezia. E ci chiedeva di essere testimoni del Signore. Maria Madre della Chiesa conceda a tutti noi la grazia di essere oggi discepoli missionari, testimoni di Suo Figlio in questa sua chiesa che sotto la guida dello Spirito Santo vive nella speranza, perché il Signore risorto è con noi fino alla fine dei tempi”.

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All’inizio della celebrazione, a sorpresa, ha preso la parola Suor Mary Barron, Presidente dell'Unione Internazionale delle superiori Generali. “A nome delle donne consacrate – ha detto - oggi ci riuniamo in gratitudine e rispetto come vita consacrata per onorare la vita e l'eredità di Papa Francesco, un pastore umile e compassionevole e con un amore senza confini. Il suo pontificato è stato una luce per tutti. Ha  riconosciuto il nostro contributo come costruttrici di comunione, come custodi del calore e della tenerezza materna della Chiesa, ci ha rese più forti nel vivere la nostra consacrazione con gioia, coltivando la passione per Cristo e per l'umanità e ad essere testimoni profetiche del regno d'amore di Dio qui sulla Terra e a camminare insieme come un'unica famiglia di fede ascoltando lo Spirito, ci ha rese partecipi attive del cammino sinodale, promuovendo il dialogo ed il discernimento nelle nostre comunità e nella chiesa intera, ha immaginato la vita consacrata come pietra angolare di questo cammino dove giovani e anziani, persone di culture diverse condividono  saggezza e visione, uniti nella missione del Vangelo”.

Dopo la religiosa ha preso la parola anche il camaldolese Mario Zanotti, segretario dell’Unione Superiori Generali. “Papa Francesco - ha affermato il religioso - ci ha lasciato una grande eredità di umanità cristiana. Proprio grazie a Lui non ci sentiamo vuoti, ma piuttosto ricchi di fede, di sapienza e di speranza. Era un Papa che ci si faceva vicino, ci ascoltava, e a volte ci scuoteva dalle nostre certezze e da alcune nostre consuetudini rivestite di religiosità. Si poneva nei nostri confronti come un fratello tra fratelli, oltre che come un padre premuroso, richiamandoci sempre alla centralità di Dio, di Gesù e dello Spirito e alla priorità di ogni essere umano”.