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A Brescia ‘mission is possible’

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“Infatti, la Chiesa è missionaria per natura; se non lo fosse, non sarebbe più la Chiesa di Cristo, ma un’associazione tra molte altre, che ben presto finirebbe con l’esaurire il proprio scopo e scomparire. Perciò, siamo invitati a porci alcune domande che toccano la nostra stessa identità cristiana e le nostre responsabilità di credenti, in un mondo confuso da tante illusioni, ferito da grandi frustrazioni e lacerato da numerose guerre fratricide che ingiustamente colpiscono specialmente gli innocenti”.

Così ha scritto papa Francesco nella lettera per la giornata mondiale missionaria, ‘La missione al cuore della fede cristiana’. Partendo da questa sollecitazione a Brescia, dal 12 al 15 ottobre, si svolgerà la prima edizione del Festival della Missione, nata dall’intuizione del giornalista Gerolamo Fazzini che, da sempre attento alla tematica della missionarietà, coltivava il sogno di poterla affrontare con uno strumento nuovo e originale come quello di un festival. La Cimi (Conferenza degli istituti missionari italiani), l’Ufficio nazionale Cei per la cooperazione missionaria fra le Chiese e il Centro missionario diocesano di Brescia hanno partecipato alla realizzazione.

Il Festival della Missione di Brescia sarà caratterizzato da un orizzonte aperto, con il tema chiave, declinato in una pluralità di linguaggi e di format: dalle conferenze agli incontri con autori, dai concerti alle mostre, dagli spettacoli di strada ai momenti di riflessione. La serata inaugurale del 12 ottobre sarà affidata a testimonianze missionarie che si terranno in una ventina di parrocchie di Brescia e hinterland e in alcuni monasteri di clausura.

Tre le tavole rotonde messe in programma per riflettere sul presente e il futuro della missione ad gentes, sul protagonismo delle donne nell’evangelizzazione e sull’attualità della figura di Matteo Ricci. Ma nello stesso giorno ci saranno anche eventi per i giovani pensati in collaborazione con l’Università Cattolica e le scuole, tra cui una rappresentazione teatrale sulla bresciana Irene Stefani e un incontro su Oscar Romero replicato nelle scuole. Sabato 14 ottobre avverrà la consegna del tradizionale Premio Cuore Amico a don Tarcisio Moreschi (fidei Donum della Diocesi di Brescia in Tanzania), a suor Giannantonia Comencini (missionaria comboniana in Eritrea) ed a Cristina Togni (Comunità missionarie laiche - del Pime, in Cambogia), seguito dal concerto di una delle più ‘famose’ christian rock band italiane, ‘The Sun’, che animerà la ‘Notte bianca della missione’. Ospiti del festival sono il card. Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, padre Federico Lombardi, già portavoce di papa Benedetto XVI e di papa Francesco, il card. Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila e presidente di Caritas Internationalis, suor Rosemary Nyirumbe, ugandese nominata ‘eroe dell’anno’ dalla Cnn, autrice di Cucire la speranza, Blessing Okoedion, nigeriana ex vittima della tratta, autrice de ‘Il coraggio della libertà’, padre Alejandro Solalinde, che in Messico lotta per i diritti dei migranti, autore di ‘I narcos mi vogliono morto’, il card. Ernest Simoni, unico sacerdote sopravvissuto alla persecuzione comunista in Albania e molti altri.

Per comprendere meglio le novità del festival abbiamo rivolto alcune domande al direttore artistico del festival della missione, Gerolamo Fazzini: “Il Festival nasce come un tentativo (certamente non l'unico possibile!) di sopperire all’inadeguata capacità del mondo missionario di ‘esserci’ nel panorama mediatico, nella società e nella cultura di oggi. I missionari, le missionarie e i loro collaboratori producono riviste di qualità, promuovono una molteplicità di interessanti iniziative culturali e vocazionali, e indubbiamente continuano, per così dire, a godere di ‘buona stampa’. Tuttavia il messaggio di cui sono portatori e che testimoniano con la vita, ossia l’annuncio del Vangelo ‘agli estremi confini’, non pare scalfire le coscienze, non si traduce in scelte coraggiose, non mette in discussione gli stili di vita. E, purtroppo, quello missionario non pare più un ideale capace di contagiare i giovani. In sintesi: oggi la missione ‘ad gentes’ è sentita come qualcosa di anacronistico. Inoltre, la frammentazione del mondo missionario in molti istituti e sigle spesso non permette che la testimonianza sia sufficientemente incisiva”.

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Come annunciare il Vangelo con linguaggi nuovi?

“Naturalmente non esiste una risposta unica a questa domanda, né c'è chi può vantarsi di conoscere la formula magica. Il Festival della Missione va però proprio in questa linea: usare linguaggi nuovi per proporre il messaggio di sempre, quello del Vangelo. Vuole essere anzitutto un’occasione con la quale il mondo missionario si propone insieme per quello che già è. E lo fa in piazza, nei luoghi della vita quotidiana di una città, rivolgendosi a tutti e – in particolare – ai giovani. Non per esibizionismo o trionfalismo, ma per spirito di servizio, alla Chiesa e alla società. In giro per il mondo ci sono bellissime e provocatorie esperienze di vita missionaria: sarebbe un peccato di omissione non provare a renderle eloquenti per l’uomo di oggi. Inoltre, i missionari vogliono condividere le ‘buone pratiche’, ovvero tutte quelle proposte culturali, iniziative, campagne di sensibilizzazione, libri (e non solo) realizzate negli anni e che spesso non si conoscono adeguatamente nemmeno dentro il mondo missionario!”

Nel messaggio per la giornata missionaria il papa sottolinea che i giovani sono la speranza della missione: come?

“Papa Francesco, che non a caso ha deciso di convocare per il 2018 un Sinodo sui giovani e per i giovani, ci ripete continuamente che qualunque ambito della vita della Chiesa, a partire da un’esperienza fondativa come quella missionaria, non ha futuro se perdiamo per strada i giovani. E io credo che la missione, se presentata in un modo avvincente e comprensibile, abbia tutte le caratteristiche per attrarre un giovane: pensiamo agli ideali di giustizia che animano tanti missionari, alla ricerca di essenzialità e libertà che guida le loro vite, all'apertura mentale richiesta dall’incontro con altre culture”.

Oggi la missione è ancora al centro della fede cristiana?

“Dal Concilio in poi, tutti i pontefici che si sono susseguiti sul soglio di Pietro hanno insistito molto su questo fatto: la missione non è una cosa per pochi eroi o per ‘truppe specializzate’, ma riguarda tutti i battezzati. In questo senso la missione è al centro della fede cristiana, o almeno diciamo che dovrebbe esserlo. Forse invece si è un po' persa la centralità della missione ad gentes, nella convinzione che ormai tutti i popoli e le culture abbiano conosciuto il messaggio evangelico, cosa vera solo in parte. Il Festival cerca di rimettere al centro anche questa dimensione, attraverso alcune tavole rotonde e incontri specificamente destinati a questo tema, e soprattutto dando la possibilità, a chi verrà a Brescia, di incontrare da vicino tanti uomini e donne che hanno lasciato tutto per annunciare il Vangelo fino agli estremi confini della Terra”.

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