“Per gettare le fondamenta di una giustizia il nostro primo compito è riscoprirci popolo, dobbiamo passare dal “non mi riguarda” al “mi preoccupo dell’altro”… Serve l’impegno per una rivoluzione relazionale che ci permetta di riscoprire l’appartenenza a un comune destino. Per questo è essenziale il ruolo politico e non solo esecutivo, dei corpi intermedi, che sono in grado di essere collante tra le persone e che diventano filtro e ammortizzatore tra i singoli cittadini e le istituzioni”.

E’ un concetto contenuto nel “manifesto” Acli legato al prossimo incontro nazionale dal tema “Giustizia e Pace si baceranno. Ridurre le disuguaglianze per animare la democrazia”, che si si svolgerà ad Arezzo tra il 17 e il 19 settembre.

“E’ così – spiegano dalle Acli - che affrontiamo la terza tappa di un percorso per rispondere alla nostra vocazione e riscoprire la nostra identità. È infatti la vocazione delle Acli la questione che abbiamo posto fin dall'Incontro del 2013: come abitare la storia che stiamo vivendo? Il tempo non è neutro o astratto, ma perché è calato in una storia ben precisa e delineata. Allora ci siamo interrogati sul tipo, sullo stile di presenza che ci viene richiesto, abbiamo intuito che non ci sono solo spazi sociali o virtuali da occupare, ma di processi da vivere per portare il nostro contributo al bene comune”.

L’anno scorso la seconda tappa del cammino, quando si riflettè sul tema “Il lavoro non è finito”.

Quest’anno invece, spiegano dalle Acli, “il titolo, tratto dal salmo 84, descrive l’avvento del mondo nuovo dove appunto giustizia e pace si baciano, e poco prima amore e verità s'incontrano. Emerge una festa del vivere pacifico che nasce dal superamento delle ingiustizie, del vivere nella concordia che si realizza quando la verità non è offuscata da ideologie o menzogne”.