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Ad Assisi, il "Cortile di Francesco", spazio dell'"umanità"

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“Era uno spazio aperto ove gli sguardi di persone molto diverse tra loro – sia pure a distanza – s’incrociavano, qualche frase veniva reciprocamente scambiata, i volti rivelavano che alla fine tutti erano simili tra loro. Era questo il significato del cosiddetto “Cortile dei Gentili” collocato nell’area dell’antico tempio di Gerusalemme”. Così il cardinale Gianfranco Ravasi, che questa mattina ha presentato la nuova edizione del “Cortile” che si svolgerà nei luoghi del “Poverello”.

“Ora, per la seconda volta – ha detto -, dopo l’esperienza grandiosa del 2012, approda ad Assisi, ove diventa spontaneamente il “Cortile di Francesco”, l’uomo che non ha temuto di dialogare col sultano d’Egitto, di abbracciare un lebbroso, di coinvolgere il creato in un canto corale”.

“Questo ‘Cortile’ simbolico, sede del dialogo tra credenti e non credenti, da qualche anno si è impiantato in tante città del mondo”, ha continuato il Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, che ha promosso l’iniziativa dal titolo: “Cortile di Francesco: Umanità, Dialogo tra credenti e non credenti”.

L’evento è stato presentato stamane nella Sala stampa vaticana dal cardinale Ravasi, insieme a padre Enzo Fortunato del Sacro Convento di Assisi e al fotografo Oliviero Toscani, tra gli ospiti del Cortile. Cinque giorni di incontri con personalità della società civile, della politica e delle arti, in ascolto e dialogo tra loro. Una cinquantina gli appuntamenti in programma, 90 i relatori di fama internazionale, tra questi il sociologo polacco Bauman, l’architetto spagnolo Calatrava, il filosofo Cacciari, il direttore del Museo del Bardo a Tunisi Ben Moussa, il missionario Alex Zanotelli.

Durante l’evento, ha detto il cardinale, “dominerà la parola umanità nel suo duplice valore. Da un lato, essa ci ricorda che noi tutti siamo figli di Adamo, quindi membri della stessa famiglia, legati da una comune fraternità tra noi e con la terra che ci ospita e ci nutre. D’altro lato, “umanità” in senso metaforico significa carità, misericordia, compassione, tenerezza, virtù che dobbiamo far brillare di nuovo per convivere in serenità, l’uno accanto all’altro”.

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Oliviero Toscani ha commentato la sua presenza: “Quello che farò ad Assisi è dire ai ragazzi che hanno una grande possibilità, una grande opportunità. Oggi tutti sanno fotografare, tutti sanno scrivere, ma essere testimoni di ciò che vorrebbero migliorare significa non solamente guardare, ma vedere. Non giudicare, ma riportare. Per essere così testimoni del loro tempo”.

“Parafrasando San Francesco – ha aggiunto - che amava dire "voglio lavorare e voglio che tutti lavorino", vorrei che tutti abbiano una grande possibilità: donare l'immagine di un mondo migliore. Se tutti noi come san Francesco decidessimo di diventare poveri diventeremmo tutti insieme più ricchi”.

Per padre Enzo Fortunato, c’è “un'umanità che ad Assisi si ritrova per diventare fraternità. Francesco d'Assisi l'aveva capito bene e lo "teorizza" nel Cantico delle Creature dove ogni cosa non ci è estranea, non è "aliena" ma ci appartiene”.

“Per vivere questo – ha detto ancora - ci aiuta un episodio dell'assisiate raccontato nello "Specchio di Perfezione", in cui un frate gli aveva chiesto quale fosse per lui il frate perfetto, l'uomo perfetto. Noi, come Francesco rispondiamo che l'uomo perfetto è quello capace di cogliere nell'altro aspetti positivi, le sue qualità. Un cammino non semplice perché si tratta di indossare occhiali che sanno leggere in profondità, che sanno andare oltre i pregiudizi e capire che le differenze più delle volte arricchiscono l'umanità, non la impoveriscono”.