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Agostino, il santo inquieto alla ricerca della felicità

Sant'Agostino d'Ippona | Sant'Agostino d'Ippona | ACI Stampa
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L'arca di sant' Agostino a Pavia, particolare  |  | www.gliscritti.it
L'arca di sant' Agostino a Pavia, particolare | | www.gliscritti.it

Oggi si celebra la memoria liturgica di Sant’Agostino, la cui influenza in ambito teologico e spirituale perduta attraverso i secoli, basti pensare al grande rilievo che l’Ipponate ha sul pensiero di Benedetto XVI che volle recarsi pellegrino alla tomba di Agostino a Pavia, nella Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro nel 2007.

Non è tuttavia secondaria l’influenza che il “doctor gratiae” ha avuto ed ha in ambito filosofico per il ruolo di mediatore ed interprete che ebbe nel Medioevo a proposito della cultura antica. A Agostino, per esempio, possono essere ricondotti alcuni concetti chiave come il moderno concetto di volontà, l’idea di filosofia della storia, la definizione di triangolo semiotico nella teoria dei segni, l’aver problematizzato in termini filosofici l’unita’ della sua complessa biografia… ma chi è per noi oggi Agostino? Perché ancora oggi le sue opere sono lette e approfondite al punto che ogni giorno, tutti i giorni, esce un libro sul suo pensiero o sulla sua vita o una riedizione delle sue opere? Cosa lo fa sentire così vicino alle donne e agli uomini di ogni epoca? Agostino voleva essere felice.

Questo è il segreto della sua inquietudine che lo ha spinto a non accontentarsi mai di una risposta parziale. Ecco perché ha abbracciato prima il manicheismo poi lo scetticismo accademico fino alla crisi definitiva aperta dall’ascolto delle prediche di Ambrogio. Agostino voleva essere felice ed era certo che ciò non era possibile senza conoscere la Sapienza, senza possedere la Verità, possederlain modo certo e definitivo, cosa possibile solo nell’incontro con Dio. Se vogliamo, il cammino di Agostino e’ il cammino di ogni cercatore di Verità che desidera dare risposta alle domande che albergano nel suo animo, al perché il male, a che cosa devo fare per essere felice, al rapporto fra la coscienza e Dio.

Un cammino che si placa nel riposo del cuore in Dio, un cammino in  cui pensiero ed esperienza di vita si integrano a vicenda al punto che il suo e’ stato definito dagli studiosi  un “pensiero evolutivo”. Un cammino anche fisico in quanto africano di nascita, romano di formazione, in Italia ha la conversione definitiva. Commenta il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato di Papa Francesco che oggi presiede a Pavia la concelebrazione sulla tomba del santo: “Agostino fu molto amato e ammirato già dai suoi contemporanei. San Girolamo, ad esempio, in una lettera gli scrisse: “Tutto il mondo ti ammira, tutta la Chiesa ti ama”. Le epoche a lui posteriori lo hanno sempre avuto come loro interlocutore, in particolare nell’Occidente latino.  San Giovanni Paolo II nella sua Lettera Augustinum Hipponensem per il XVI centenario della conversione, scrisse: (Di Agostino) un po’ tutti nella Chiesa e in Occidente ci sentiamo discepoli e figli ... il magistero di tanto dottore e pastore continui nella Chiesa e nel mondo a favore della cultura e della fede”. Quanto al nostro tempo, il libro di Agostino che più viene stampato (il secondo dopo quello della Bibbia) sono le sue Confessioni.

La nostra epoca, come è sotto gli occhi di tutti, si configura come una migrazione perenne, quasi ossessiva: vengono in Europa in particolare in Italia tanti dall’Africa come dall’Asia. In Italia la disoccupazione giovanile porta i giovani ad emigrare e, con loro, i genitori, che vanno a trovarli cioè li rincorrono. Agostino nelle Confessioni è l’icona del giovane migrante per una vita migliore (lui dall’Africa venne in Italia, a Roma, a Milano, e dopo cinque anni fece ritorno in patria alla sua Tagaste, ubicata ai confini dell’Impero romano).  Lo segue la madre, suo fratello, sua sorella, alcuni parenti, alcuni amici. Durante le tappe migratorie erano sempre in cerca di un qualche aiuto, di un qualche amico, e pregavano sempre, cercavano Dio, la loro consolazione. Le Confessioni di Agostino sono, infatti, il libro di preghiera di un migrante”.

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