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Bagnasco incontra l'Assemblea dei rabbini: presto "un tavolo permanente di dialogo"

Bagnasco | Il Presidente della Cei, Cardinale Angelo Bagnasco | Chiesacattolica.it Bagnasco | Il Presidente della Cei, Cardinale Angelo Bagnasco | Chiesacattolica.it

Presto ci sarà “l'istituzione di un ‘Tavolo permanente’ di dialogo ebraico-cristiano, per rendere la comunicazione tra le due parti più rapida ed efficace, poter studiare insieme progetti di collaborazione su diversi temi e, soprattutto, poter procedere più agilmente, all’occorrenza, a delle comuni prese di posizione attraverso i mezzi di comunicazione”.

La Cei annuncia un incontro tra il suo presidente, il cardinale Angelo Bagnasco, e una delegazione dell’Assemblea dei Rabbini d’Italia, formata dal Rav Giuseppe Momigliano, Presidente dell'Assemblea, dal Rav Avraham Alberto Funaro, Vicepresidente, e dal Rav Riccardo Di Segni, Rabbino capo di Roma.

E annuncia importanti novità sul piano del dialogo, tra cui quella di “continuare nella meditazione a due voci su alcuni passi della Scrittura, divenuta ormai consuetudine in occasione della ‘Giornata per l'approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei’.

La visita della delegazione alla sede della Conferenza episcopale è avvenuta ieri, nello stesso giorno in cui c’è stata la comunicazione che il Papa si recherà al tempio maggiore di Roma il prossimo 17 gennaio, data in cui si celebrerà la XX “Giornata per l'approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei”.

“Il clima dell’incontro – fanno sapere dall’Ufficio per le Comunicazioni Sociali della Cei - è stato molto cordiale e fraterno. Dopo uno scambio di impressioni sui recenti drammatici fatti di Parigi, il colloquio si è focalizzato proprio sulla prossima visita del Santo Padre alla Sinagoga, che potrebbe offrire un’ottima occasione per promuovere momenti di incontro e di confronto anche nelle Diocesi italiane dove sono presenti una sinagoga e una comunità ebraica”.

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“Dalle considerazioni del Cardinale e dei Rabbini – si legge ancora in una nota - è emersa la volontà di dare, come cristiani e come ebrei, un segnale forte di maggiore compattezza, in un contesto politico e sociale in cui prevale la tendenza alla disgregazione e alla divisione e in cui spesso il sentimento religioso è esposto alla tentazione del fondamentalismo”.