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Bassetti, l'eutanasia non è compassione ma una antropologia nichilista e senza speranza

Il presidente della CEI è intervenuto al XXVII Congresso nazionale AMCI, l' Associazione Medici Cattolici Italiani

il cardinale Bassetti  |  | Aci Group il cardinale Bassetti | | Aci Group

Non vi è espressione di compassione nell’aiutare a morire, ma il prevalere di una concezione antropologica e nichilista in cui non trovano più spazio né la speranza né le relazioni interpersonali”.

Lo ha ribadito il cardinale Bassetti nel suo intervento al XXVII Congresso nazionale AMCI (Associazione Medici Cattolici Italiani) in corso a Roma.

La “Pandemia” - ha detto il cardinale- “suscita molti interrogativi” e “ci invita a riflettere sulla morte e su tutte quelle domande che investono il morire: ovvero l’elaborazione del lutto oppure i confini tra vita, respiro, soffio vitale e morte. Oggi c’è un inquieto dibattuto pubblico sull’eutanasia. Come ho avuto recentemente modo di osservare con i confratelli Vescovi del Consiglio Permanente della CEI «suscita una grave inquietudine la prospettiva di un referendum per depenalizzare l’omicidio del consenziente». E soprattutto oggi, davanti ai medici, «è necessario ribadire che non vi è espressione di compassione nell’aiutare a morire, ma il prevalere di una concezione antropologica e nichilista in cui non trovano più spazio né la speranza né le relazioni interpersonali.

C’è una contraddizione stridente tra la mobilitazione solidale, che ha visto un Paese intero attivarsi contro un virus portatore di morte, e un’iniziativa che, a prescindere dalle intenzioni dei singoli firmatari della richiesta referendaria, propone una soluzione che rappresenta una sconfitta dell’umano. Chi soffre va accompagnato e aiutato a ritrovare ragioni di vita; occorre chiedere l’applicazione della legge sulle cure palliative e la terapia del dolore»”. 

Il cardinale invita i medici cattolici a “chinarsi” davanti ai malati: “Chinarsi è l’opposto di indifferenza, l’opposto della contemporanea “cultura dello scarto”, e nella “clinica medica” ha una sua specifica configurazione”. E ha aggiunto: "Ovviamente, non si può chinare la testa di fronte al male comandato da una legge ingiusta, e oggi sembra quanto mai necessario richiamare questi principii: occorre sempre difendere l’irrinunciabile valore e l’intrinseca dignità della vita umana dal suo inizio al suo naturale compimento”.

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Per questo “l’obiezione di coscienza ed il diritto alla libertà di coscienza da parte dei medici e dei professionisti sanitari è un diritto fondamentale che necessita di una testimonianza coerente tra i valori affermati e quelli vissuti in concreto nella professione”.

Infine Bassetti ha sottolineato: “Come medici non vivete da soli, isolati in un ambiente asettico, ma siete chiamati a vivere la fede in comunione con la Chiesa che prega per i suoi malati, e che ringrazia anche il Padre celeste per chi di loro si prende cura. Per questo motivo, voglio ribadire un concetto che è anche un grande incoraggiamento: nessun medico è mai del tutto solo!”.